Il Movimento Cinque Stelle chiamato ad una svolta radicale

Cosa accade a Roma? Più precisamente, cosa succede in casa M5S? La figuraccia della sindaca Raggi è così plateale che non ha bisogno di commenti. Ma il movimento cosa dice? Cosa dicono i suoi vertici? Cosa pensa e cosa vuole il corpo ampio degli attivisti? Per forza di cose, queste domande dovranno avere una prima risposta nelle prossime ore.

Mentre scriviamo è in corso un lungo conclave del direttorio pentastellato. Il minimo che ci si può attendere è che ne venga fuori il siluramento dell’assessora Muraro. Noi ci auguriamo però una svolta più profonda, un repulisti più deciso. Basta con i personaggi legati al passato, con i soggetti equivoci buoni per tutte le stagioni. Basta! Cari amici M5S, era questo il vostro programma: applicatelo!

Lo scriviamo con l’amicizia di sempre (leggi qui la lettera aperta di P101), di chi ritiene M5S la componente decisiva del fronte ampio che dovrà liberare il paese. Ma lo scriviamo con l’urgenza che richiede il pastrocchio romano. Un pasticcio dal quale sarà possibile uscire solo con un gesto di rottura chiaro ed inequivocabile, visto che le mezze misure farebbero male quanto il patetico immobilismo di questi giorni.

Detto questo è chiaro che le vicende romane rimandano a problemi più profondi. La cui soluzione non è più rinviabile.

Il primo nodo che balza agli occhi è quello della selezione dei gruppi dirigenti e dei candidati alle elezioni. Per come funziona M5S – e questo è un primo serissimo problema – le due cose coincidono. A maggior ragione la scelta internettara è demenziale. A Roma, per rimanere al caso concreto, occorreva un candidato politico forte, espressione al massimo livello del sentire comune degli attivisti e della base elettorale. Si è scelto invece con il solito sistema, e si sono visti i risultati…

Mi rendo conto come queste mie affermazioni possano cozzare con alcuni dogmi originari del movimento. Tra questi c’è anche l’idea balzana che la politica sia fondamentalmente amministrazione, riducendo così l’orizzonte del cambiamento all’onestà ed, appunto, alla buona amministrazione. Attenzione! Non sto dicendo che queste cose non debbano esserci! Devono esserci, eccome, ma al primo posto deve esserci la politica. Che è poi anche il modo migliore per garantirsi sia l’onestà che la buona amministrazione.

Viceversa spuntano come funghi i cosiddetti “tecnici”. Ed anche qui i risultati si sono visti. Ma davvero un qualsiasi consigliere M5S avrebbe fatto peggio dell’«esperta» Muraro? Non credo proprio. Ovviamente questo non significa rinunciare ad avvalersi dei tecnici; significa solo che costoro non debbono stare nei posti di comando. Punto.

Il problema è che anche in M5S – la cosa non deve stupire, ma neppure si deve tacere – è passata una certa idea pragmatica ed istituzionale della politica, laddove il pragmatismo porta ad affidarsi ai tecnocrati e l’istituzionalismo conduce al riconoscimento di poteri assoluti agli eletti ai vertici delle istituzioni ai vari livelli. E’ per questa idea sbagliata che la Raggi può avocare a sé certe decisioni, che invece spetterebbero al movimento, dunque al suo corpo militante ed alla sua base di consenso.

E qui carissimi amici del M5S lasciatevela dire tutta. Forse per voi è una bestemmia, ma la soluzione non è quella di auto-negarsi come partito, bensì proprio quella di costituirsi come forza politica organizzata a tutti i livelli. Insomma, dovete diventare un partito!

Diventare un partito. Che è poi la condizione per una vita democratica effettiva, per regole certe per tutti gli aderenti, per una selezione verificata e verificabile dei gruppi dirigenti. Ma è anche la condizione per uscire dalla bolla di internet, per costruire la forza che dovrà contrapporsi ad un avversario potente e feroce.

So che per molti di voi «partito» è una parolaccia. Così hanno voluto diventasse i poteri oligarchici che hanno lavorato a lungo per edificare l’attuale «democrazia» all’americana. Ma fate attenzione, che ci sono cose assai peggiori con le quali vi state confrontando: il riciclaggio di vecchi personaggi del sottobosco politico che pure vorreste combattere, la dubbia onestà di una buona parte di costoro, i loro stipendi da nababbi, gli avvisi di garanzia, i riti della politica politicante, e si potrebbe continuare.

Tutti questi problemucci non sono certo arrivati perché M5S è un partito, anzi. Alcuni sarebbero arrivati comunque – oltretutto, il nemico è potente e ricco di tanti di mezzi.  Altri, invece, il movimento se li è cercati con il lanternino di regole del tutto inadatte alla costruzione di una forza che voglia davvero candidarsi alla guida di un governo d’alternativa.

Ma mentre per i primi la risposta ha da essere innanzitutto nella mobilitazione popolare contro le forze oligarchiche che si oppongono al cambiamento; ai secondi si risponde solo con una lucida svolta politica.

Prenderne atto ed operare di conseguenza è ancora possibile. Nulla è perduto purché si agisca con la decisione necessaria. L’importante è che si comprenda che il «caso Roma» non è affatto un caso, né riguarda solo la capitale.

Ultim’ora: mentre pubblichiamo questo articolo giunge notizia di una forte presa di posizione del direttorio M5S. Bene, questa è una buona cosa. C’è solo da augurarsi che alla posizione sulla giunta Raggi si accompagni la riflessione più generale di cui abbiamo parlato qui.