dati ufficiali ci dicono che nel 2015 i migranti sbarcati in Italia sono stati circa 140mila. Quasi 70mila le richieste di asilo. Le statistiche non lasciano dubbi sulle dimensioni di massa del fenomeno migratorio: gli stranieri (regolarizzati) in Italia sono 5.014.437, pari al’8,2% della popolazione. Nel 1990 erano lo 0,8%, nel 2000 il 2,5% e solo nel 2006 hanno superato il 5%.

Davanti a questo costante flusso di migranti in entrata i grandi media di regime, ognuno lo può verificare, non risparmiano né inchiostro né parole per giustificare che “abbiamo il dovere dell’accoglienza”. Una campagna pervasiva, apparentemente volta a suscitare nei cittadini nobili sentimenti quali la carità, la solidarietà e l’empatia verso questi “disperati”.

In verità questo ostentato pietismo, malgrado coloro che in buona fede profondono le loro energie per l’accoglienza, è doppiamente immorale. Non solo perché camuffa con altruistiche e cristiane intenzioni l’obbiettivo recondito dei neoliberisti — che è quello di usare gli immigrati come forza di ricatto sui lavoratori residenti per abbassare i loro salari e comprimere i loro diritti, nonché per avere in basso una società spappolata e segnata dalla guerra tra poveri —, anche perché punta, facendo leva sul senso di colpa, a criminalizzare come “xenofobo” e “razzista” chiunque non abbocchi alla narrazione pietistica dominante. Questo spiega perché, invece di togliere il terreno sotto i piedi alla crescita dei movimenti xenofobi e razzisti, li si concima e li si nutre.

Ma qui c’è un altro fatto, che ha dello scandaloso.

A fronte di tanta cinica magnanimità verso gli immigrati, i media di regime nulla dicono del dramma dei cittadini italiani che emigrano, che fanno le valigie per cercare un lavoro all’estero. Ed il governo nulla fa per fermare l’esodo. Dall’inizio della grande crisi il flusso di emigranti è costante, in inesorabile aumento. Nel 2015 ben 107mila italiani (+6,2% rispetto al 2014) hanno lasciato il Paese. In grande maggioranza si tratta di giovani tra i 18 ed i 34 anni. QUIQUI dati statistici.

A questo scandalo se ne aggiunge un altro. Il totale silenzio sul fenomeno dell’emigrazione di italiani da parte di quelle che si considerano, a seconda dei casi, “sinistra antagonista”, “sinistra di classe”, “sinistra no border”. Si tratta delle stesse sinistre che un giorno sì e l’altro pure, in sintonia con la propaganda dominante manifestano per lo “abbattimento di tutti i muri”. Invece di denunciare la fuga e l’esodo dei giovani italiani, costretti per sopravvivere ad andare a lavorare per salari di fame all’estero, invece di costituire comitati contro l’emigrazione, queste sinistre (in combutta con ONG dai loschi affari, vedi “Mafia capitale”) si dimenano per formare comitati per l’accoglienza dei migranti.

Non c’è quindi da stupirsi se queste sinistre, in nome di un internazionalismo che di proletario non ha nulla — che è anzi figliastro del cosmopolitismo imperialista —, perdono consensi ed anzi diventano ogni giorno più impopolari.

C’è bisogno di una sinistra che abbia il coraggio di dire  che non di “abbattere i muri” e sfasciare gli stati c’è bisogno, che dica forte e chiaro che se i muri e gli stati sono necessari per difendere i diritti e le sicurezze sociali di chi sta sotto, fermando quindi il liberistico movimento di merci e capitali, è giusto che essi vadano ripristinati.

Diciamo queste cose ed ecco che liberisti e sinistrati ci scomunicano come “nazionalisti”, avanzando l’argomento secondo cui il ritorno alle sovranità nazionali ci porterebbero dritti verso nuove guerre come accadde nel ‘900.

Vi sbagliate signori! Dovreste studiare un po’ meglio la storia prima di lanciare anatemi. Furono il mercantilismo ed il libero-scambismo imperialista che causarono le grandi guerre, e sono stati le politiche monetariste e deflattive, la disoccupazione di massa e il pauperismo di massa a generare la guerra tra poveri, quindi i fascismi.