No Renzi day: il meglio sindacalismo di base

Ieri eravamo a Roma al No Renzi Day. Un corteo variopinto e combattivo di migliaia di lavoratrici e lavoratori, provenienti da diverse parti d’Italia.

Ha fatto seguito e coronato il coraggioso sciopero generale svoltosi il giorno prima grazie anzitutto allo sforzo dell’Unione Sindacale di Base (USB).

Uno sciopero il cui successo è ancora difficile da valutare, dato che occorre qualche giorno per verificare i dati dell’adesione zona per zona, settore per settore. Uno sciopero importante tuttavia, non fosse per il suo alto valore simbolico. Esso è stato infatti uno sciopero apertamente politico, incardinato attorno a due parole d’ordine: Via il Governo Renzi e No al referendum del 4 dicembre.

Il peso preponderante ed egemonico dell’USB si è visto anche in piazza ieri. Senza la presenza organizzata delle migliaia di sindacalisti di questo sindacato di base il corteo sarebbe stato ben poca cosa. La difesa delle Costituzione del 1948, l’opposizione al governo Renzi sono stati i due tratti salienti della manifestazione di ieri. Non poteva essere diversamente. E anche solo per questo è stata una manifestazione che fa premio a chi l’ha promossa, quindi anzitutto del Coordinamento EUROSTOP, di cui anche l’USB fa parte.

Dal momento che il No Renzi day di ieri è stato pensato e voluto dal Coordinamento EUROSTOP si potrebbe pensare che il corteo fosse attraversato e segnato dal rifiuto dell’Unione europea e della sua moneta unica, dalla rivendicazione delle necessità di riguadagnare sovranità popolare e nazionale.
Hainoi non è stato così.

Se si fa eccezione per lo spezzone che sfilava dietro allo striscione di EUROSTOP (vedi foto in alto), e per i due interventi svolti nella piazza conclusiva, quello di Sergio Cararo (a nome appunto di EUROSTOP) e quello di Fabio Frati di Programma 101 — più sotto la video registrazione —l’attacco all’Unione europea e alle sue oligarchie, ovvero a chi sta effettivamente alla squartamento delle Costituzione, è stato pressoché assente — salvo la presenza del piccolo e programmaticamente nobile contingente dei compagni di MOVeS e di alcuni amici no euro del Movimento Cinque Stelle.

Segno evidente che anche nella parte migliore di ciò che resta nella sinistra è ancora forte la presa del discorso europeista, un rifiuto, di pancia più ancora che razionale, di ogni patriottismo popolare, costituzionale, democratico.

Quindi? E’ stato forse inutile partecipare al No Renzi Day? E’ stata forse sbagliata la manifestazione? certo che no. Il fuoco si fa con la legna che si ha. La manifestazione di ieri era però la dimostrazione plastica che c’è ancora tanto lavoro da fare dentro la sinistra affinché ci si liberi di quell’internazionalismo astratto che in verità è funzionale al cosmpolitismo delle élite neoliberiste.

Il problema è che nel frattempo i processi di crisi sociale vanno avanti, assieme ai rischi di un’implosione dell’Unione. Il problema è che chi non corre al ritmo della crisi e non adegua la sua mentalità e le sue pratiche politiche, rischia di essere tagliato fuori dalle battaglie che si preparano. Il referendum del 4 dicembre essendo solo un momento di passaggio.

Se così stanno le cose sarebbe sbagliato fare dello sforzo per convertire la mentalità del corpaccione sfilacciato e spaesato della vecchia sinistra il compito centrale di questa fase. Ed infatti per noi non lo è. La manifestazione di ieri ci ha riconfermato che non è la sinistra, nemmeno la parte migliore che ha sfilato ieri, il luogo dove può prendere corpo un movimento politico all’altezza dei tempi.

QUI L’INTERVENTO DI FABIO FRATI, LICENZIATO ALITALIA, A NOME DI P101

da Programma 101