Il tasso di disonestà intellettuale dei pennivendoli di regime è notoriamente alto. Nel caso del referendum on line svoltosi tra gli iscritti al M5S, alcuni media hanno superato la soglia oltre la quale c’è la vera e propria indecenza.

Prendiamo un caso su tutti, il Corriere della Sera di ieri, 30 ottobre. Titolo dell’articolo a firma di Emanuele Buzzi: “L’ira della base M5S contro chi non ha votato”. A parte che di tutta questa furente base non c’è traccia; il succo dell’articolo è riassumibile in questo catenaccio: «Non è stato raggiunto il quorum del 75% dei votanti per poter cambiare lo statuto».

Voi cosa capite? Senza dubbio che il nuovo statuto-non-statuto non può entrare in vigore, e che il referendum ha quindi fatto flop.

Invece è tutto falso! La nuova versione del non-statuto (quale che sia il giudizio che se ne voglia dare) entra pienamente in vigore, per la semplice ragione che il quorum del 75% dei votanti non esiste, e non esiste perché, com’è notorio, non c’è in M5S la regola del quorum per validare una decisione qualsivoglia.

Ma allora, vi chiederete, il Corriere della Sera e d’appresso tutti i giornali ed i media di regime si sono inventati tutto di sana pianta? Sostanzialmente sì.

Il fatto è che la soglia del 75% per potere cambiare lo statuto è stato sì stabilito, ma sapete da chi? Dal Tribunale di Napoli dopo un ricorso attivato da alcuni espulsi dal M5S.

Ora, si può discettare se sia giusto o meno che un movimento politico sia dia la regola per cui non è necessario un quorum, tanto più per cambiare il proprio statuto, ma non spetta a nessuno sindacare sulle regole interne che un dato movimento si da. Tantomeno spetta ad un Tribunale di stato. Va dunque difeso il principio che ogni movimento politico, che si basa sull’adesione volontaria, sceglie la forma organizzativa e le norme che ritiene più confacente ai suoi principi, che lo Stato non ha il diritto di intromettersi negli affari interni di una associazione politica, a meno che non si tratti di violazioni del codice penale.

Chi scrive ha forti dubbi sulla stessa cosiddetta E-Democracy, o democrazia elettronica, che M5S considera una vero e proprio principio intangibile, ma è un fatto che quest’ultimo referendum, che ha visto partecipare 87.213 dei 135.023 iscritti (il 64%)  è stato il più partecipato rispetto alle consultazioni precedenti.*

Legittimo quindi il positivo bilancio che ne ha fatto Beppe Grillo.

* Furono 13mila coloro che votarono nel 2013 sull’espulsione di Marino Mastrangeli. Furono 17mila gli iscritti che votarono nel 2014 sulla nomina di Silvana Sciarra. 37mila quelli che, sempre nel 2014 votarono per il “direttorio”. 40mila coloro che parteciparono al voto per il nuovo simbolo.

da sollevAzione