A proposito di un rilevamento Demos

Mai fidarsi troppo dei sondaggi. Tantomeno quando lo scarto tra SI’ e NO (comunque dato avanti da tutti) è ormai da tempo inchiodato tra i 3 ed i 4 punti di vantaggio.

In realtà una distanza così modesta ci dice solo una cosa, ed anche piuttosto banale: che l’esito del referendum lo sapremo solo la sera del 4 dicembre. Oltretutto l’inedita concordanza di tutti i rilevamenti su questo dato fa sorgere qualche sospetto. Difatti i casi sono due: o tutti i sondaggisti son diventati dei fenomeni, e dunque in grado di fotografare al millesimo le attuali intenzioni di voto, o almeno una parte dei sondaggi sono farlocchi. Fate voi, ma io propendo per la seconda ipotesi.

Tuttavia, a volerli prendere sul serio, essi ci dicono – sempre all’unisono – un’altra cosa, e cioè che l’irresistibile rimonta del Bomba si è già arenata. E questo sembra certo, perché in caso contrario saremmo già sommersi dai numeri dell’agognato sorpasso. Insomma: una legge di bilancio elettoralistica, la sceneggiata con l’Europa ed il continuo bombardamento mediatico, più di tanto non possono fare. Chi scrive ne è convinto da tempo, ma siccome lo scarto è davvero piccolo sarà bene non sottovalutare nessuno di questi aspetti.

Se i sondaggi non ci dicono, e proprio non possono dirci, quale sarà l’esito del voto, diverso è il discorso su alcune tendenze di fondo del corpo elettorale. Queste sì più leggibili, anche se la loro risultante non può darci il responso ultimo delle urne referendarie.

Sto parlando del voto per classi d’età e per aree geografiche. Qui i rilevamenti ci offrono degli spunti decisamente interessanti. E’ questo il caso di quello effettuato dalla Demos e pubblicato da la Repubblica che potete consultare qui sopra.

Per quel che riguarda le classi d’età i dati sono impressionanti. Mentre tutte quelle fino ai 65 anni danno un vantaggio nettissimo per il NO, con uno scarto minimo di 5 punti tra i 55 e i 64 anni, ed uno massimo di 18 punti tra i 45 ed i 54 anni; dai 65 anni in su il risultato si rovescia, con uno scarto a favore del SI’ di ben 19 punti.

Tutta la retorica giovanilista e simil-futurista di Renzi (la velocità, l’innovazione, eccetera) evidentemente ha poco successo proprio tra i giovani, mentre il dato positivo (per il governo) tra gli ultra-sessantacinquenni riflette la peculiare condizione dei pensionati. Percettori di un reddito fisso, spessissimo al limite della sopravvivenza e di fatto bloccato, ed al tempo stesso privo di alternative per evidenti ragioni biologiche, i pensionati hanno orecchie sensibili al tema della “stabilità”, anche se tante volte è solo la stabilità  della miseria. Viceversa, le fasce più giovani vivono direttamente la realtà della disoccupazione, della precarietà, o quantomeno dell’insicurezza del proprio futuro.

Altrettanto significativi i dati suddivisi per aree geografiche. Dati che sostanzialmente confermano quanto già emerso in precedenti rilevamenti, anche se la suddivisione del territorio nazionale non è sempre omogenea.

Nella rilevazione Demos il NO avrebbe un vantaggio di 9 punti al sud (che in questo caso include anche il Lazio), di un punto al nord, mentre nella cosiddetta “zona rossa” (non si sa se ridere o piangere, ma si parla di Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche) il SI’ sarebbe in vantaggio di due punti. Altri sondaggi danno un vantaggio del NO di 18 punti nell’intero centro sud, mentre alcuni – scorporando il nord in due parti –  vedono il SI’ in vantaggio al nord ovest, ma indietro nel nord est.

Quel che sembra certo è dunque il dato del sud. Un dato ampiamente favorevole al NO che dimostra come la faglia della povertà e della disoccupazione – allargatasi a dismisura con la crisi – sia ben più determinante del giudizio di merito sulla controriforma costituzionale. E’ esattamente la stessa indicazione che ci viene dalla suddivisione del voto per classi d’età.

Insomma, la costituzione materiale conta assai di più di quella formale, anche perché quella entrata in vigore nel 1948 è stata assai poco applicata. Per noi non si tratta certo di novità, bensì di una conferma di quel che andiamo dicendo da tempo. Teniamone conto nelle prossime decisive settimane di campagna elettorale.