I giornali italiani (leggi QUI e QUI) riferiscono dell’intervista di Sigmar Gabriel (nella foto), pubblicata sabato da Der Spiegel.
Il signor Gabriel è un tipo piuttosto grigio. Ed in Italia, forse anche per questo, è sostanzialmente sconosciuto al grande pubblico. Eppure è il leader della socialdemocrazia tedesca (Spd), vice-cancelliere e ministro dell’Economia del governo Merkel. Insomma, benché meno noto del suo collega Schäuble, Gabriel è senza dubbio il numero due del governo di Berlino.
Il fatto di rappresentare la Spd nella coalizione che guida la Germania dal 2013 non gli ha impedito di condividere tutte le grandi scelte politiche del duo Merkel-Schäuble, incluso il criminale diktat imposto alla Grecia nel 2015.
Adesso, a 9 mesi dalle elezioni, Gabriel – che sarà quasi sicuramente il candidato alla cancelleria della Spd – prova a smarcarsi un po’. Probabilmente ha paura di fare la stessa fine del suo predecessore Frank-Walter Steinmeir. Costui, forte di un 34,2% alle elezioni del 2005, entrò (sempre come vice-cancelliere) nel primo governo di “Grande Coalizione” (Große Koalition) guidato da Angela Merkel. La cosa non gli portò bene. Quattro anni dopo (nel 2009) il suo partito, del quale era il candidato alla cancelleria, ottenne un misero 23,5% e venne messo alla porta. Passano quattro anni, la Spd risale di poco nei consensi (25,7%), ma la signora Merkel, rimasta senza l’apporto dei liberali restati fuori dal parlamento, ha bisogno un’altra volta dei socialdemocratici, che sono ovviamente ben felici di ripetere l’esperienza della Große Koalition.
In realtà, il signor Gabriel questa volta è ben consapevole di avere dalla sua una specie di assicurazione sulla vita. Anche se è pressoché certo che il suo partito andrà male alle elezioni d’autunno, egli sa che a causa dell’ascesa della destra di AfD (Alternative für Deutschland), i parlamentari della Spd saranno decisivi per la formazione del nuovo governo. Dunque Gabriel ha il posto assicurato.
Egli sa però che, anche per fronteggiare gli argomenti di Afd, la campagna della Cdu sarà incentrata sulla difesa degli interessi tedeschi. Cosa si inventa allora Gabriel? Non potendo inseguire l’alleata Merkel sulla corsa a chi è più austeritario, si propone come un critico delle politiche governative in materia europea (che egli stesso ha peraltro condiviso), ma sempre in nome degli interessi della Germania.
Veniamo adesso alla sua intervista. «L’insistenza della Germania di Angela Merkel sull’austerità nell’eurozona ha diviso l’Europa come non mai e una spaccatura della Ue non è più impensabile», questa è la base del suo ragionamento.
Bene, se lo afferma anche il vice-cancelliere di Berlino, quale migliore conferma di quanto diciamo da tempo sul processo di disgregazione europea in atto? Questa è la prima confessione di Gabriel, il quale esemplifica così il suo ragionamento: «Una volta ho chiesto a Merkel cosa è peggio per la Germania: concedere a Parigi mezzo punto percentuale in più di deficit o avere Le Pen all’Eliseo? Ancora mi deve una risposta».
La confessione più interessante è tuttavia un’altra. Tornando sul rischio spaccatura dell’UE, questa la sua frase rivelatrice: «So che questa discussione è estremamente impopolare…ma so anche in quale condizioni l’Unione europea si trova oggi. Non è più impensabile che si spacchi. Se ciò dovesse accadere, i nostri figli e nipoti ci malediranno, perché la Germania è il paese che trae i maggiori benefici, più di ogni altro membro della Ue, dall’esistenza dell’Unione. I maggiori benefici sia economici sia politici».
Avete capito? Altro che le idiozie boldrinesche e scalfariane sul “più Europa”! Gabriel nulla concede ai famosi “ideali” europei. Egli ci dice invece, papale papale, che il bene supremo è la sopravvivenza dell’Unione, ma solo perché la più grande beneficiaria della sua esistenza è la Germania.
Che dire? Bella questa confessione del nemico. Né vorrà parlare, nei giusti termini, la stampa italiana? Ovviamente no, ed ancora meno se ne parlerà nel teatrino della politica istituzionale. Ma bella e significativa ancor di più, la confessione, perché viene dal lato sinistro – quello meno austeritario ed in teoria meno nazionalista – della Große Koalition tedesca.
Ovviamente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Per chi invece non ha paura di ascoltare i suoni del mondo reale, le parole del signor Sigmar Gabriel ci sembrano proprio la pietra tombale sullo “spirito” (e sugli spiriti) di Ventotene.
A proposito, avranno qualcosa da dirci i severi critici a tempo pieno del “nazionalismo populista”, su quello anti-populista ed oligarchico del signor Gabriel? Siamo certi che no, Nulla diranno, confermando ancora una volta da quale parte stanno.