Sull’attuale situazione nelle Filippine pubblichiamo questo articolo di Jean-Pierre Page

I media francesi (ed italiani NdT) hanno per lungo tempo completamente ignorato l’esistenza delle Filippine, questo grande paese dell’Asia (più di cento milioni di abitanti). Negli ultimi tempi hanno scoperto l’esistenza del suo Presidente eletto, Duterte (nella foto), presentato come un assassino megalomane. E se questo non fosse che una caricatura ispirata dai dirigenti americani? Abbiamo chiesto un’opinione a Jean-Pierre Page, Presidente onorario del Collettivo Comunista Polex,  fine conoscitore di questa regione del mondo.

Per rispondere alla tua domanda: penso molto bene di quello che sta succedendo nelle Filippine. Evidentemente, e sebbene siano importanti, non si può ridurre questi eventi alla sola elezione di Duterte. Conosco bene le Filippine e anche Tamara. Ho lavorato molto con i sindacati, il KMU diretto dal Partito Comunista, e Tamara negli anni ’80 lavorava nell’isola di Mindanao con il KMP, l’organizzazione contadina anch’essa diretta dal Partito Comunista, così come con la guerriglia. Essa era molto legata a quello che ora è incaricato da Duterte della Riforma Agraria: Rafael Mariano che è un dirigente del Partito. Quanto a Sison che lei conosce altrettanto bene, è stato professore di Duterte all’università.

Quello che avviene è innanzitutto un riflesso del cambiamento dei rapporti di forza nella regione, il rigetto delle ingerenze americane, l’influenza crescente della Cina. Inoltre le Filippine sono sempre state segnate da una classe operaia molto combattiva sul piano sociale ed antimperialista attraverso il movimento contro le basi americane. L’importante resistenza anti-giapponese al tempo della Seconda Guerra Mondiale è stata diretta dai comunisti, e nonostante la repressione feroce degli Stati Uniti e la dittatura, soprattutto quella di Marcos, le idee e l’azione rivoluzionaria sono sempre state presenti nelle Filippine. La Chiesa, nonostante il movimento evangelico di cui alcuni elementi sono fortemente influenzati da “missionari americani di un tipo particolare”, non ha potuto restare estranea a queste realtà. Numerosi quadri del Partito, del KMU, del KMP, di molte organizzazioni sociali (poveri, inquilini, giovani, donne, immigrati filippini a Hong Kong e altrove..), compresi quelli della guerriglia sono anche cristiani attivi. C’è quindi, e da moltissimi anni, una rete sociale molto densa, molto combattiva, fortemente influenzata dal Partito Comunista che resta ancora ufficialmente clandestino. Il Pc ha diversi eletti in Parlamento ma sotto altre etichette. Il più importante istituto di ricerca economica “Ibon” e che è molto rispettato in Asia è diretto da un comunista, dal mio amico Antonio”Tony” Tujan, membro tra l’altro del consiglio scientifico della rivista “Pensiero Libero”.

Questa lunga introduzione per spiegare che quello che avviene non cade dal cielo, anche se la direzione del Partito si trova a Utrecht, in Olanda. Il Pc filippino è molto attivo e presente sul terreno delle lotte operaie e contadine. È stato ed è ancora fortemente influenzato dalle tesi maoiste, ma è anche un partito che sa essere molto pragmatico quando è necessario. Gli avvenimenti attuali offrono loro un’opportunità politica senza precedenti. Duterte ha bisogno di loro, tenuto conto della loro influenza tra la gente semplice dei grandi centri urbani o delle campagne. Hanno una buona rete internazionale, spesso molto estremista, ma tant’è. Bisogna accettare le persone come sono!

Se Duterte non sarà assassinato, la situazione dovrebbe permettere di dare avvio a dei veri cambiamenti. I cinesi l’hanno compreso immediatamente ed hanno appena ricevuto Duterte in pompa magna. Hanno firmato dei contratti per 12 Miliardi di Euro, più altri 8 di prestiti. La Cina costruirà ferrovie, porti, autostrade etc.. E questo nonostante le differenze che hanno sul controllo territoriale di certe isole dell’arcipelago del Mare Cinese. Ci si metterà di sicuro una croce sopra per il momento.

Per gli americani è una sconfitta. Hanno sottostimato Duterte e non hanno recepito altro che il suo  piglio sbrigativo nella lotta contro i cartelli della droga, le sue proposte poco diplomatiche soprattutto quando ha detto ad Obama di andarsene a fanculo (sic)! Gli americani non se lo aspettavano, e soprattutto non a questa velocità. Duterte ha annunciato ufficialmente a Pechino che “si sarebbe separato dagli Stati Uniti” e che non ci sarebbero più state manovre congiunte con gli Usa, ma con i cinesi e i russi. In queste condizioni l’avvenire delle basi americane, altamente strategiche, è minacciato. Infine le negoziazioni di pace con il Partito Comunista hanno preso il via, Sison ritornerà e Duterte si è dichiarato contento per questo; c’è già, non ufficialmente, una partecipazione comunista importante nel governo e nell’apparato di stato. Infine, sul piano geopolitico, Duterte moltiplicherà le iniziative verso i cinesi, i russi, i Brics.. e la sua critica agli Usa, alle loro ingerenze, senza alcun appello.

Di conseguenza sarei tentato di dire che tutto va nel verso giusto. Bisogna essere prudenti, lucidi. Gli americani non si lasceranno sfuggire le cose di mano ritirandosi, e lasciando spazio ai cinesi. Si tratta di un paese da 100 Milioni di abitanti, molto sensibile alla strategia del “Pivot to Asia” di Obama, considerato come prioritario da Washington. Va quindi seguito con attenzione.

Dalla sua elezione Duterte ha visto aumentare la sua influenza dal 50% al 70% di oggi. Che significa che ha un sostegno popolare incontestato. Difficile da dire fino a dove si spingerà. È prematuro dirlo ora. Come sempre, bisogna guardare le cose a fondo e non fermarsi alle apparenze.

da Marx 21
fonte: collectif-communiste-polex.org
Traduzione di Lorenzo Battisti