Ieri l’altro Matteo Salvini ha rilasciato un’interessante intervista a LA STAMPA.
Interessante anzitutto per quel che non dice: neanche una parola, ad esempio, contro la moneta unica e l’Unione europea. Un giochetto che conosciamo…
Che dice invece Salvini? Dice che lui sta con Trump (negli USA), con Geert Wilders (in Olanda), con la Le Pen (in Francia), con Alternative für Deutschland (in Germania), e con Putin in Russia.
Quindi, tanto per confermare quanto pelosa sia stata la sua difesa della Costituzione, ci ripropina la liberista flat tax, e l’anticostituzionale Mattarellum come legge elettorale ideale.
Ci dice poi che tutti i giorni è in contatto con molti esponenti di Forza Italia, Fitto in primis, coi quali immagina di coalizzarsi in vista delle elezioni. A questo scopo lancia ai malpancisti di Forza Italia un messaggio che vale la pena riportare per intero:
«Berlusconi ha cambiato l’Italia e ha segnato la storia degli ultimi 25 anni. In politica, ma anche nell’economia, nei media, nello sport. Spero che la Corte di Strasburgo faccia giustizia e gli ridia la dignità. Ma se crede di essere il leader del centrodestra per diritto divino, si sbaglia. Il leader, semmai, lo sceglieranno le primarie».
La Lega Nord, resta insomma, Berlusconi permettendo, ben salda nel campo del centro-destra. Questo non deve stupire. Non deve stupire per due ragioni.
La prima è che il dominio salviniano sulla Lega è tutt’altro che scontato. Tutto il variopinto ectopalsma dei notabili reazionari, nordisti a parole e filo-berlusconiani nei fatti, è ancora molto forte. Questi non digeriscono affatto la svolta italianista di Salvini e attendono il congresso per impallinarlo e ove non ci riuscissero sarebbero pronti a mollarlo — tanto più che, com’è noto, proprio Berlusconi è proprietario del simbolo della Lega Nord. Un’arma di ricatto non da poco.
Salvini dice di voler trasformare la Lega in un partito nazionale in stile lepenista. Dobbiamo credergli, ma vale la pena ricordare quel che recita, fino a prova contraria, l’Art. 1 dello Statuto della Lega Nord, alla voce “Finalità”:
«Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (di seguito indicato come “Lega Nord”, “Lega Nord – Padania” o “Movimento”), è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana».
Non si tratta di lana caprina, ma della stessa identità politica e spirituale della Lega. Lepenismo e leghismo nordista possono stare assieme come il diavolo e l’acqua santa. Prima o poi il nodo dovrà essere sciolto. Semmai verrà sciolto.
La seconda ragione attiene alla natura politica stessa del salvinismo, una natura questa sì davvero molto italiana, segnata geneticamente da una patologia passata alla storia col nome di “trasformismo”.* Cos’è il “trasformismo”? L’opportunismo politico al quadrato, il dire una cosa per farne un’altra, piegare la linea politica alle esigenze elettorali del momento.
Salvini sbraita spesso contro l’euro. Sono in diversi quelli che si fidano della sua promessa, che una volta salito al governo (da vedere con chi) porterà l’Italia fuori dalla gabbia della moneta unica —ovvero nel caso l’Unione monetaria non imploda da sola vittima della sua insostenibilità. Si ha l’impressione che si brandisca il vessillo della sovranità monetaria più per convenienza elettorale che per una convinzione vera. Inoltre l’uscita chiede un gruppo dirigente coraggioso, pronto ad andare allo scontro contro i potenti poteri oligarchici. Sarà difficile che l’eventuale accozzaglia di berluscones trombati in cerca di poltrone sia un’armata affidabile.
La sola cosa su cui Salvini non mollerà è la linea dura contro l’immigrazione, un Pozzo di san Patrizio di voti e che non è altrimenti definibile che come xenofoba. Di più, una linea apertamente liberista. Basta leggere le Linee Guida della Lega Nord sull’immigrazione per rendersene conto:
«Bisogna accettare che esiste una sola tipologia di immigrazione che è utile alla crescita ed allo sviluppo dell’Italia, e questa immigrazione è identificata dalle esigenze del mercato del lavoro del nostro Paese. Non a caso l’essere titolare di un contratto di lavoro è la condizione essenziale per poter richiedere ed ottenere un permesso di soggiorno. In questa prospettiva si parla di immigrazione di qualità: la qualità del lavoro che gli individui vanno a svolgere all’interno della società, lavoro che è e rimarrà in futuro la condizione fondamentale per poter anche solo parlare di integrazione».
Nb
* Trasformismo
Termine entrato nel linguaggio politico italiano tra la fine del 1882 e l’inizio del 1883 per definire, con chiara connotazione polemica, la politica inaugurata in quel periodo dall’allora presidente del Consiglio A. Depretis. Il vocabolo ebbe origine da un’espressione pronunciata dallo stesso Depretis in un discorso tenuto a Stradella l’8 ott. 1882, nell’imminenza delle prime elezioni politiche a suffragio «allargato». In risposta a coloro che criticavano gli accordi da lui stipulati in campagna elettorale con la destra di M. Minghetti e lo accusavano di aver così snaturato il programma della sinistra, Depretis si giustificava con una frase destinata a restare celebre: «Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?».
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