«L’arma più potente nelle mani del capitale per spezzare la resistenza operaia è stata tuttavia la globalizzazione. La globalizzazione, infatti, non è solo un fenomeno — o meglio un complesso di fenomeni — economico: è anche un lucido disegno politico che mira a distruggere i rapporti di forza del proletariato americano ed europeo attraverso l’arruolamento di sterminate masse di neosalariati nei Paesi in via di sviluppo».
Utopie Letali, Carlo Formenti. Jaka Book, 2013. p. 22

Così stanno le cose, in barba al pietismo apolitico di tipo cattolico, contro certo solidarismo ma anti-politico della sinistra che teorizza il meticciato universale e invoca l’immigrazione di massa —in sintonia, appunto, con la cupola capitalista e mondialista. Vedi il Corriere della Sera di oggi, che dedica una paginata alle dichiarazioni dei grandi paperoni della Silicon Valley (Google, Twitter, Facebook, Microsoft, Uber, Airbnb, Apple, Netflix, Tesla) tutti contro Trump e per non porre limiti di sorta all’immigrazione.

Così stanno le cose, ma ciò non toglie che il recente Ordine esecutivo di Trump firmato il 27 gennaio che vieta l’ingresso ai cittadini di sette paesi considerati “a rischio terrorismo”, sia una colossale e islamofoba cazzata.

Islamofoba, perché riguarda solo paesi musulmani — pittoresca perché  esclude, che so, Afghanistan, Arabia Saudita, Pakistan, Tunisia, Turchia, repubbliche centro asiatiche: ovvero i paesi che han dato più combattenti ad Al Qaida e soprattutto allo Stato islamico. Razzista perché esclude chi sia di religione cristiana — magari i prossimo shahid si vestiranno da preti.

Un decreto gravissimo quindi, che avrà pochi effetti reali in quanto a dissuasione dell’immigrazione “irregolare”, ma sintomatico di quale sia la visione del mondo di Donald Trump: un distillato chimico dell’ideologia WASP della superiorità bianca, un precipitato della tesi ultra-imperialista della “guerra di civiltà” e della supremazia USA nel mondo.

Abbiamo festeggiato la sconfitta della Hillary Clinton, perché rappresentante massima del capitalismo globalista, ma questo non può significare ora essere indulgenti verso il più radicale rappresentante della supremazia del capitalismo a stelle e strisce, ovvero dell’ideologia americanista.

Ricordiamocelo quando sentiamo parlare Salvini o la Meloni, che si fregiano di essere… trumpiani. “Sovranisti” strabici: sono sì contrari alla sudditanza verso la Germania, ma per tornare subalterni all’America

da sollevAzione