C’è qualcosa in giro di più ridicolo dei sinistrati? Sì, i sinistrati quando si mettono a scrivere appelli. La casistica è lunga ed articolata, ma quello recentemente lanciato sulla Grecia – «Uniti e solidali con la Grecia per cambiare l’Europa» – davvero non scherza.

Il bello di costoro, per chi li volesse prendere ancora sul serio, è che ci parlano di un modo fatato, di un sogno europeo così seducente quanto inesistente, che certo prima o poi risorgerà a suon di… appelli.

Questo il loro incipit: «La Grecia ha intrapreso la strada per uscire dalla crisi». Ah sì? Questa sì che è una notizia! E quando è iniziata questa strada? Forse nel luglio 2015 quando Tsipras, il traditore dell’OXI, decise di sottoscrivere il Terzo Memorandum?

Sul punto gli appellanti tacciono. Vergogna, pudore, banale reticenza, o più semplicemente tanta ma tanta disonestà intellettuale? Certo, molti dei firmatari sono degli tsiprioti della prim’ora. Ma non tutti, e per l’occasione hanno imbarcato anche Susanna Camusso, una nota per le battaglie contro l’austerità, pensate che contro la legge Fornero organizzò ben tre ore di sciopero: quasi un’insurrezione!  

Ma come salvare la Grecia e gli altri paesi mediterranei dell’UE dalle politiche austeritarie? Semplice: «Sessant’anni dopo la firma dei Trattati di Roma, l’Europa deve tornare alle sue radici democratiche, di pace, di solidarietà e di giustizia sociale».

Questi davvero ci hanno rotto gli zebedei. Ma pensano che chi li legge sia più grullo di loro? Dove sono mai esistite le «radici democratiche, di pace, di solidarietà e di giustizia sociale» di cui straparlano? Ma non glielo ha ancora detto nessuno che si tratta di balle? Che l’Unione Europea è nata proprio per svuotare la democrazia, attaccare ogni diritto sociale, scatenare la guerra verso il basso?

Chissà, alcuni dei firmatari scrivono libri e forse qualcosina avranno letto pure loro. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questa però si chiama presunzione, che il dizionario Treccani così bene descrive: «Argomentazione o congettura per cui da fatti noti o anche in parte immaginati si ricavano opinioni e induzioni più o meno sicure intorno a fatti ignorati». Che alla Treccani abbiano letto le idiozie di costoro?

Ma simili personaggi non li ferma nessuno: «L’Europa deve riprendere il processo di integrazione» e «non deve tornare nei suoi nazionalismi egoistici». Tornare? Perché c’è bisogno di «tornare»? Che forse oggi non c’è già il nazionalismo egoistico della Germania? Ah già, ma è quello dominante e dunque è meglio non disturbarlo, sennò si distrugge il sogno della mitica Europa!

E come rilanciarlo questo «sogno», se non «riscrivendo i Trattati ingiusti»? Certo, è semplice, si è trattato solo di un errore di scrittura, e se gli sono venuti «ingiusti» è solo perché lì per lì non se ne erano accorti. Ma si può sempre rimediare, in fondo basta leggere l’appello…

Loro infatti si prendono molto sul serio: «Chiediamo che già il Consiglio Europeo del 25 di marzo per il 60° anniversario dei Trattati istitutivi dell’UE sia l’occasione per rivendicare un’Europa diversa e migliore, quella dei suoi popoli e dei suoi principi democratici». Dicono che a Berlino la signora Merkel sia saltata sulla sedia: passi per la Brexit, Trump, la caduta di Renzi, la crisi dell’euro ed i rischi delle elezioni francesi, ma adesso ci si mette pure Marco Revelli! Scheiße! E’ venuta l’ora di chiudersi nel bunker e preparasi alla fine!