Le dimissioni di Rima Khalaf, responsabile dell’ESCWA:
«Non posso esimermi dal ribadire le conclusioni a cui giunge il rapporto: Israele ha istituito un regime di apartheid».
Rima Khalaf, responsabile dell’ESCWA, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale, ha annunciato le proprie dimissioni venerdì scorso, dopo le pressioni ricevute dal Segretario Generale dell’ONU António Guterres, affinché ritirasse un rapporto in cui condannava l’occupazione israeliana e accusava Israele di imporre un regime di apartheid nei confronti della popolazione palestinese.
Le dimissioni di Rima Khalaf costituiscono una prova dei ricatti e delle minacce che le Nazioni Unite subiscono da parte delle nazioni più potenti e influenti, i cui governi non hanno alcuna considerazione dei diritti umani.
La Khalaf ha dichiarato di aver ricevuto l’ordine di ritirare i due rapporti, non per il loro contenuto, bensì per le pressioni di natura politica esercitate da Paesi responsabili di palesi violazioni dei diritti umani nella regione.
Questo è il testo della lettera di Dimissioni del Responsabile dell’ESCWA:
Signor Segretario Generale,
Ho riflettuto attentamente sulla nota che lei mi ha inviato. Le garantisco che non ho mai messo in dubbio, neanche per un istante, il suo diritto di chiedermi di rimuovere il rapporto dal sito dell’ESCWA; anzi credo che noi, in quanto dipendenti del Suo ufficio all’interno delle Nazioni Unite, dobbiamo raccogliere le richieste del Segretario Generale. Conosco bene la sua posizione sui principi generali inerenti ai diritti umani e a quelli del popolo palestinese, in particolare. Capisco le sue perplessità in un momento difficile, in cui non abbiamo molta libertà di manovra.
In tutta onestà, mi aspettavo che Israele e i suoi alleati avrebbero esercitato pressioni immense, affinché lei prendesse le distanze dal rapporto intitolato “Il comportamento di Israele nei confronti del popolo Palestinese e la Questione dell’Apartheid” e che ne avrebbero chiesto il ritiro. Non mi sorprende che questi Stati membri, i cui governi non hanno alcun rispetto per le norme di diritto internazionale e per i diritti umani, decidano di ricorrere all’intimidazione, quando non riescono a difendere le loro politiche e le loro pratiche illegali. È del tutto naturale che i criminali minaccino e attacchino coloro che perorano la causa delle loro vittime, ma io non posso in alcun modo sottostare a questo genere di ricatti.
Non in quanto operatrice dell’ONU, ma come semplice essere umano, credo fermamente nei nobili principi umanitari che le Nazioni Unite sposano. Come lei, credo anche che sia inaccettabile discriminare una persona sulla base della religione, del colore della pelle, del sesso o della razza e che sia altrettanto inaccettabile farlo con la forza o le pressioni politiche.
Da due mesi, mi si chiede di ritirare i due rapporti pubblicati dall’ESCWA, non perché presentino inesattezze, o perché lei non sia d’accordo sui contenuti, ma per via delle pressioni politiche esercitate da Paesi responsabili di palesi violazioni dei diritti umani.
Ciò detto, non posso esimermi dal ribadire le conclusioni a cui giunge il rapporto dell’ESCWA: Israele ha istituito un regime di apartheid. Nel rapporto sono contenute prove inconfutabili, ed è mio preciso dovere non occultare crimini palesi. La dolorosa verità è che questo regime continua ancora oggi, nel 21° secolo. Non è accettabile secondo il diritto, e non è moralmente giustificabile.
Dopo aver attentamente riflettuto, sono giunta alla conclusione di non avere altra scelta. Non posso ritirare, nuovamente, un rapporto dell’ONU basato su un eccellente lavoro di documentazione e ricerca su gravi violazioni dei diritti umani.
È per questo motivo che rassegno le mie dimissioni dalle Nazioni Unite.