Giorni addietro Mattarella, in occasione delle celebrazioni del 60. Anniversario dei Trattati di Roma ha fatto dell’attacco all’idea della sovranità nazionale il centro geometrico della sua litania mondialista. Un politico che ti dice in faccia quali siano i suoi desiderata.

Matteo Renzi, da parte sua, mentre un giorno sì e l’altro pure frigna contro “l’Europa tecnocratica” ha ribadito, testuale, che “ritornare agli stati nazionali non è la soluzione”. Un politico che prende per il culo chi lo ascolta.

Mi frullano per la testa due domandine. Ci sono dei criteri per giudicare se un esponente politico sta dalla parte del popolo e non invece da quella degli oligarchi invisi al popolo? E se sì, qual è il parametro per misurare quelli che fanno sul serio da quelli che fanno per finta?

Io immagino che tra questi criteri ci sia questo, che un esponente del popolo, tanto più se ricopre incarichi istituzionali, usa questi ultimi per segnalare, ancor più in occasioni “solenni”, la sua alterità rispetto ai camerieri politici dei potenti. Penso altresì che sia possibile riconoscere quelli che fanno sul serio, dalla coerenza con cui fanno seguire i fatti alle parole, dal coraggio con cui tengono testa al potere (quello vero).

Ora, che la Virginia Raggi non sia Giovanna D’Arco lo si era capito, ma un tale penoso livello di piaggeria davanti ai 27 euro-ladroni no, confesso che non me lo aspettavo….

IL DISCORSO DELLA RAGGI
DAVANTI AI MOSTRI

Campidoglio, 25 marzo 2017

Signore e Signori, Capi delegazione dei 27 Paesi dell’Unione Europea e delle Istituzioni europee, sono onorata di darvi il benvenuto a nome della città di Roma.

Sessanta anni fa qui a Roma prese il via una avventura straordinaria. I padri fondatori della Comunità Europea – animati da uno spirito rivoluzionario non scontato –  misero da parte le distanze tra Stati che avevano portato alla guerra. E diedero vita ad un progetto visionario con l’obiettivo di garantire pace e benessere agli Europei.

Per la prima volta nella Storia ci si trovò di fronte ad una scelta condivisa e non imposta da un vincitore, nata da un intento comune e dalla capacità di ascoltare i cittadini. Anche ora c’è necessità di pace: un pensiero va a Londra e alle vittime dell’attentato terroristico di mercoledì. Hanno attaccato tutti gli europei, Roma è con voi.

“Solidarietà”, “interesse dei popoli” sono parole comuni a Adenauer, De Gasperi, Monnet, Spinelli. Questa è l’Europa, quella solidale dei popoli, che nel lontano 1957 si immaginava e che in parte abbiamo avuto in eredità tutti noi. Una eredità gioiosa e impegnativa da proseguire.

Questa Europa non poteva realizzarsi in un giorno. Dobbiamo realizzarla noi, dobbiamo realizzare una comunità solidale. Stare insieme richiede impegno, soprattutto dopo anni segnati da una violenta crisi finanziaria che ha messo a nudo errori. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerli e rilanciare la sfida: la finanza non è tutto. E nessuno deve rimanere indietro.

La nostra generazione è chiamata a portare avanti quel sogno di Europa, ritornando allo spirito di quegli anni che oggi non c’è più e va recuperato. E’ stato Schuman ad ammonire che “l’Europa” sarebbe sorta “da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Tra i cittadini europei la solidarietà è già presente; le Istituzioni invece dovrebbero iniziare ad ascoltarli di più.

Le città avvicinano cittadini e Istituzioni che qui si incontrano: ascoltiamo i loro interessi, problemi, speranze. Noi sindaci siamo definiti “primi cittadini”: per questo, anche nei luoghi delle decisioni, dobbiamo far sentire forte la voce di chi chiede più lavoro, più inclusione sociale, più sicurezza.

I cittadini devono essere messi al centro del potere decisionale. Le politiche non devono essere imposte dall’alto ma rappresentare la volontà popolare, introducendo strumenti di democrazia diretta e partecipata. Vanno tenute “in conto le attese dei cittadini”. L’Europa o è dei cittadini o non è Europa. Alcuni trattati, come il Regolamento di Dublino, vanno rivisti. Un’Unione soltanto economica non può durare.

Lavoriamoci tutti insieme, aprendo porte e cuore ai cittadini. Solo con la partecipazione di tutti l’Europa sarà legittimata. L’unione può essere maggiore della somma delle sue parti. Questo concetto è alla base della cultura europea, all’interno della quale le diversità trovano valorizzazione nel rispetto delle identità nazionali.

Al Parlamento di Strasburgo, nel 2014, Papa Francesco ha chiesto: “Che cosa ti è successo Europa?”. Tante sono le risposte. Ma il Pontefice ha sottolineato che “le difficoltà possono diventare promotrici potenti di unità”. E’ questa l’opportunità della nostra generazione.

Sono presenti forze di coesione e di disgregazione. E’ fisiologico che sia così. Importante, però, è dare risposte concrete a chi denuncia insofferenza. Così è nata l’Europa: dalle richieste dei cittadini che i nostri padri fondatori hanno avuto il merito di saper ascoltare.
Buon lavoro.

da sollevAzione