Alitalia: verrà il giorno…

Se il primo maggio è la ricorrenza con cui i lavoratori celebrano la conquista della loro dignità, allora questo primo maggio 2017 va dedicato ai dipendenti Alitalia.

Per essere precisi va dedicato a quella grande maggioranza di essi che ha votato NO all’accordo infame voluto da azienda e governo e siglato dai sindacati gialli, cosiddetti confederali — a proposito, che ci fanno la Camusso e Company a Portella della Ginestra? Essi non sono nemmeno lo sporco delle unghie di quei sindacalisti che vennero falcidiati il primo maggio del 1947 per mano della mafia e su ordine di mandanti che uno Stato complice volle restassero “ignoti”.

Su quelli che invece han votato SÌ stendiamo un velo pietoso. I leccapiedi dei carnefici non meritano il rispetto di nessuno, certamente non quello mio.

Pagina di Solidarietà coi lavoratori Alitalia, fatela conoscere!

Avessimo un governo di patrioti invece che di zimbelli liberisti, esso dovrebbe conferire ai dipendenti di Alitalia l’onorificenza di Cavalieri del lavoro, che tra i requisiti per ottenerla ne ha due che segnaliamo: l’aver tenuto una “specchiata condotta civile e sociale”; “il non aver svolto né in Italia, né all’estero attività economiche e commerciali lesive dell’economia nazionale”.

“Specchiata” infatti è stata la condotta civile e sociale di quelli che han votato NO per avere respinto un accordo che prevedeva la loro umiliazione. Essi anno infine respinto (almeno per il momento) l’ennesimo tentativo di spappolare la compagnia aerea italiana per svenderla a pezzi ai migliori offerenti (rigorosamente stranieri).

Di converso, se questi principi fossero applicati davvero, al pubblico ludibrio dovrebbero essere additati tutti gli ITALIOTI, a cominciare da quei dirigenti (da Cimoli in poi) che hanno, malgrado stipendi e buonuscite stellari, causato lo sfascio di Alitalia. Tra essi Romano Prodi che dopo aver spappolato l’IRI, nel 2006, in ossequio al disegno degli eurocrati, come Presidente del consiglio del governo de l’Ulivo, avviò la privatizzazione nel 2006. Stessa sorte dovrebbe toccare a Berlusconi e ai suoi “capitani coraggiosi” della CAI capeggiati da Colaninno e Montezemolo — che diedero la mazzata definitiva ad Alitalia malgrado fosse stato loro concesso di prendersi tutte le attività redditizie senza accollarsi i debiti. Idem con patate per Enrico Letta ed i soliti capi dei confederali che consegnarono la compagnia agli squali di Etihad (non senza prima aver licenziato altri 2.251 dipendenti), che escono ora dalla partita dopo averci guadagnato comprando a prezzi stracciati alcuni gioielli della compagnia. Stesso dicasi per le due banche creditrici (Unicredit e Banca Intesa) che piangono lacrime di coccodrillo ma che hanno incassato e incassano lauti interessi e commissioni sui contratti derivati.

L’elenco degli ITALIOTI, nemici dei lavoratori e traditori degli interessi nazionali, non finisce qui.

Esso include il codazzo di giornalisti che addossano le colpe dello sfascio ai “privilegi” dei lavoratori. I pennivendoli che in quanto a diritti inneggiano solo a quelli dei consumatori e degli utenti. La sfilza di opinionisti i quali, nonostante il fallimento conclamato delle privatizzazioni, inneggiano al mercato (a loro sacro) e fanno gli scongiuri alla nazionalizzazione. Gli economisti che sparano a casaccio cifre sui debiti di Alitalia ma che non dicono la cosa principale: che una compagnia aerea può reggere la concorrenza (a loro sacra) solo a patto di ingenti risorse solo lo Stato può reperire. I politici, di governo e d’opposizione, nazionali e locali, che negano la rilevanza strategica per il Paese di Alitalia e che in nome delle liberalizzazioni hanno consegnato i cieli e gli aeroporti italiani ad aziende straniere.

Politici, sindacalisti, manager, giornalisti, economisti: verrà il giorno in cui il popolo vi presenterà il conto per i vostri misfatti.

da sollevAzione