Che i leader Cinque Stelle avessero recentemente preso il vizietto di cambiare posizione a seconda delle loro convenienze e per raccattare voti purchessia, l’han capito quasi tutti.

Man mano che si avvicinano alla soglia del potere, il vizietto sta diventando una vera e propria pornografica perversione. Una mossa dietro l’altra per accreditarsi a chi comanda come “affidabili”, gesti simbolici uno dietro l’altro per tranquillizzare chi sta in alto che, in caso di governo M5S non c’è proprio niente da temere. Con le vertigini del successo evapora lo spirito di “rivolta contro la casta”, al suo posto la sete di potere e di gloria della casta di parvenu che siede in cima alla piramide a cinque stelle.

Un caso eclatante? Il pezzo pubblicato sul Blog delle stelle il 26 aprile. Un patetico panegirico a favore della finanza globale, che non sarebbe speculativa, predatoria e parassitaria per sua natura, bensì, udite! udite! “democratica”, per la precisione:
«Il mercato finanziario è democratico. La maggioranza degli investitori in giro per il mondo interpreta gli eventi e prezza le informazioni decidendone il valore e riducendo o aumentando le proprie esposizioni».

La cosa non è sfuggita a coloro a cui era indirizzata. Intervistato prontamente (il giorno dopo!) dal Corriere della Sera del 27 aprile Di Maio ha affermato:
«Noi non siamo nemici dei mercati finanziari. Anzi vogliamo portare investimenti e imprenditori in Italia con piani a lungo termine».

Non finisce mica qui.
Nella stessa intervista, il nostro, a proposito di legge elettorale, a domanda risponde:
D. Dopo le parole del capo dello Stato siete disposti a trattare con il Pd?
«R. Ringrazio il presidente per l’appello, che dimostra quanto il Pd e il governo siano in difficoltà su questo tema. Per noi si parte dal Legalicum (la legge elettorale frutto delle correzioni della Consulta ndr), ma in commissione si può discutere di eventuali modifiche che ci vengano sottoposte come abbassare la soglia per il premio di governabilità».

D. Quindi sarete favorevoli a modifiche sul premio?
«Questo fa parte del dibattito in commissione. Per noi il Legalicum non è inscalfibile».

Un iper-premio in seggi a chi arriva primo, ovvero governabilità prima di tutto. Lo stesso dogma che ha animato i delinquenti politici che in nome del bipolarismo hanno governato nella Seconda Repubblica e che Renzi voleva rafforzare con l’Italicum.

Ma in cosa consisterebbero in concreto queste “modifiche” al Legalicum?
Ci hanno pensato i giornalisti ben informati dalle gole profonde della cupola pentastellata.
«L’offerta dei cinque stelle consiste nel trattare su questo schema, incentrato sul “premio di lista” e non di coalizione. Si potrebbe, ad esempio, prevedere una soglia più bassa dell’attuale 40 per cento, realisticamente irraggiungibile dai partiti attuali, portandola al 35. Si potrebbe anche alzare la soglia di sbarramento al 5 per cento, una via di mezzo tra il 3 attuale della Camera e l’8 del Senato, per eliminare i piccoli partiti, come più volte auspicato dall’ex premier negli abboccamenti riservati. Via i capilista bloccati. Questi i tre punti che danno un perimetro al dialogo». [Huffington Post]

Abbassare la soglia del premio dal 40% dell’Italicum al 35% è una proposta di una gravità inaudita! Significa anzitutto farsi beffe del NO al referendum del 4 dicembre, significa calpestare il principio della rappresentanza democratica.

Contro questa super-porcata vale a maggior ragione la medesima obiezione che si è fatta al modello renziano: consegnare la maggioranza assoluta di seggi parlamentari ad un partito che superi la soglia del 35%, significa, è ovvio, consegnare il potere ad una esigua minoranza dei cittadini. L’anti-costituzionalità della super-porcata è evidente.

E’ passata una settimana e i leader a cinque stelle non hanno smentito le indiscrezioni della stampa, segno che non è una bufala.

Addirittura grottesco il tentativo di camuffare questa proposta-truffa. Sentite cosa ha affermato nella sua escursione negli USA sorriso-Durbans alias Di Maio:
«In settembre eleggeremo il nostro candidato premier e identificheremo i ministri che saranno presentati ai cittadini italiani prima delle elezioni politiche. Nel 2018 l’Italia potrebbe avere il primo governo fondato sulla democrazia diretta». [LA STAMPA del 4 maggio]

Ci vuole proprio una bella faccia tosta! grazie alla Piattaforma Rousseau (che insulto al grande rivoluzionario!) 150mila grillini faranno clic sulla proposta della mini-cupola pentastellata quindi — grazie ad una legge elettorale truffaldina, con il voto di meno del 20% degli italiani — la stessa mini-cupola avrebbe in mano il timone del Paese. La “democrazia diretta” è l’edulcorante con cui ci si vuole far ingerire la polpetta avvelenata della “dittatura della minoranza”.

Se esiste una base di attivisti cinque stelle e non un branco di pecore, debbono farsi sentire — altro che uno vale uno! — debbono anzi ribellarsi e chiedere conto di questa idea maldestra (per usare un eufemismo). Una mossa che al pari di quella tentata da Renzi fa strame della Costituzione e della democrazia, e che fa a pezzi una delle ragion d’essere del Movimento 5 Stelle.