Quando il cuore batte a destra c’è poco da fare, si sta nel campo della destra. E questo campo, nell’Italietta sotto protettorato euro-tedesco, è quello concimato e quindi contaminato da decenni di berlusconismo. E fino a quando si resta dentro quel campo, le chiacchiere “sovraniste” stanno a zero: il sovranismo è la foglia di fico per nascondere il vecchio ciarpame ideologico reazionario — vedi la cialtronesca opposizione allo Ius soli.

Lo stesso nazionalismo è come un rivestimento pornografico, un ritocco photoshopparo per rendere suadente e aggraziato il tradizionale servilismo delle destre storiche italiane verso questa o quella potenza straniera. Francia o Spagna, basta che se magna! che tradotto significa: tutto si fa purché le chiappe di élite politiche di scarto, restino incollate negli scranni del Parlamento.

Le recenti elezioni amministrative, visto che dappertutto le destre si sono presentate unite come un solo uomo, sono la conferma plastica e icastica che non esiste una destra “sovranista”.

L’odore di vittoria al secondo turno delle amministrative, detto altrimenti il lezzo di Palazzo Chigi, rafforza tra i destrorsi gli unitari, quelli che spingono per il sodalizio perpetuo.

Salvini prova a recalcitrare, ma ha il fiato corto, visto che è uscito dal recente congresso mezzo commissariato dai notabili alla Maroni e alla Zaia, che in barba alla “sovranità Italiana” hanno promosso i devastanti referendum in Lombardia e Veneto che vanno nella direzione opposta. Non ci credete? Sentite cosa dice Maroni:

«D. Anche se sembra dividervi tutto: lei, come Berlusconi, ha detto di non condividere il lepenismo di Salvini. Quale spirito crede che prevarrà nella Lega?

R. Credo che questa fase del lepenismo in realtà sia conclusa. E non tanto perché Marine Le Pen ha perso ma perché ha un progetto politico opposto rispetto al nostro. Il Front National vuole uscire dall’Europa e tornare allo stato nazionale francese, noi vogliamo invece l’Europa dei popoli e delle regioni, come insegnava Miglio. E poi la stessa Le Pen ha detto che il lepenismo è morto. E ne prendo atto con soddisfazione. Perché la Lega non è di destra è un’altra cosa…».
[LA STAMPA del 16 giugno]

E la Giorgia Meloni? E Fratelli d’Italia? Li siamo messi ancora peggio.
Proprio oggi la Meloni ha rilasciato un’illuminante intervista al Corriere della Sera nella quale, soddisfatta per il suo presunto 5% ottenuto alla amministrative, sostiene, apertis verbis, che lo schieramento di centro-destra deve assolutamente stare unito e sfidare unito il Pd di Renzi:
«Se il centrodestra si presenta unito con un progetto serio, senza ambiguità e occhieggiamenti ai rivali, allora vince.»

Con l’aggravante, in ossequio al totem della governabilità (“ce lo chiede l’Europa”), che vuole un “ritocchino” alla legge elettorale affinché non il 40% bensì il 37% diventi la soglia per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.

Contro certe destre anti-nazionali vien voglia di invocare il “vincolo esterno”.
E’ che davanti a questi straccioni politici i tedeschi alla Wolfgang Schäuble fanno la figura dei giganti…