La Città Santa simbolo dell’oppressione sionista

Ai sionisti l’occupazione non basta più. Adesso vogliono privare i palestinesi del diritto di accedere ad uno dei luoghi sacri dell’Islam, la Spianata delle moschee. La brutalità delle misure prese dagli occupanti – installazione di metal detector e divieto di ingresso per gli under 50 – ha ovviamente scatenato la protesta palestinese, a Gerusalemme ma non solo.

Manifestazioni si sono tenute ieri in diversi centri della Palestina, tra i quali Ramallah, Betlemme, Nablus, Tubas, Qalqilia, Tulkarem, Hebron, Gaza, oltre che a Gerusalemme. La repressione israeliana è stata, come sempre, violentissima: 3 giovani palestinesi uccisi ed oltre 200 feriti, questo il bilancio della giornata di ieri. Di seguito un breve resoconto ripreso da InfoPal.

Dimostrazioni e scontri a Gerusalemme Est: 3 Palestinesi uccisi e oltre 200 feriti dalle forze israeliane (InfoPal)

Betlemme-Ma’an, PIC e Quds Press. Venerdì pomeriggio, tre giovani Palestinesi sono stati colpiti e uccisi a Gerusalemme Est, durante una massiccia protesta contro le misure di “sicurezza” decise da Israele nel complesso di al-Aqsa.

Si tratta di Mohammad Sharraf, 17 anni, Mohammad Abu Ghanam, 20 anni, Mohammad Lafy.

Le forze israeliane hanno violentemente represso la manifestazione a Gerusalemme Est, e altre marce di solidarietà in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sotto assedio. La Mezzaluna Rossa palestinese ha reso noto che 170 palestinesi sono stati feriti a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, nella giornata di venerdì.

Un colono israeliano appostato sul tetto di un edificio, ha aperto il fuoco contro fedeli in preghiera a Ras al-Amud, colpendo Mohammed Mahmoud Sharaf al collo e uccidendolo all’istante. Abu Ghanam è stato colpito dai soldati israeliani durante una manifestazione a al-Tur, ed è morto per le ferite all’ospedale al-Makassed.

Il check-point di Qalandiya è stato testimone di scontri violenti, prima e dopo la preghiera del Venerdì. Oltre 3.000 palestinesi hanno eseguito la preghiera comunitaria nei pressi del checkpoint israeliano dopo che l’accesso alla moschea al-Aqsa è stato vietato da Israele, domenica scorsa. La polizia israeliana ha sparato proiettili letali, gas lacrimogeni e pallottole rivestite di gomma contro i palestinesi che protestavano  contro le nuove misure. Almeno dieci persone sono rimaste ferite negli scontri a Qalandiya.

Violenti scontri sono esplosi anche a Bab al-Asbat, nella Città Vecchia, nell’area di Bab al-Amud, di al-Majlis e Wadi al-Joz.

In un comunicato stampa divulgato nella mattina di venerdì, la polizia israeliana aveva dichiarato di aver potenziato il numero di truppe dentro e intorno a Gerusalemme, in particolare nella Città Vecchia e nella moschea al-Aqsa, dopo che i palestinesi hanno organizzato la “Giornata della rabbia” contro le misure di sicurezza israeliane presso il sito sacro islamico. La polizia ha aggiunto che a tutti i palestinesi al di sotto dei 50 anni è vietato l’accesso nella Città Vecchia e nella Moschea al-Aqsa.

A Hebron (al-Khalil), decine di migliaia di persone hanno manifestato per al-Aqsa, e altrettante nella Striscia di Gaza.