La Sicilia che vogliamo

LE ELEZIONI SICILIANE DEL 5 NOVEMBRE SONO ALLE PORTE.
Mentre i due poli di regime, centro-sinistra e centro-destra annaspano e inciuciano nel disperato tentativo di evitare la disfatta, i Cinque Stelle, malgrado gli evidenti limiti della loro proposta politica, sembrano i soli ad avere il vento in poppa, certi che in Sicilia otterranno una rivincita dopo la batosta ricevuta alle ultime amministrative di giugno. Fuori e contro questo teatrino mediatico prosegue l’impresa degli amici di “Sicilia Libera e Sovrana” raccolti nella lista NOI SICILIANI CON BUSALACCHI.

Mentre essi stanno girando in lungo e largo l’Isola per chiudere le liste nelle nove province, prosegue la discussione sul programma elettorale. Giorni addietro avevamo pubblicato alcune loro prime tesi politiche. Questa volta Beppe De Santis, uno dei promotori della lista entra nel concreto e propone dieci punti (alcuni da sviluppare) in vista di un governo popolare di svolta e di rottura.

Per difendere e salvare la Sicilia dalla partitocrazia neoliberista e dalla bancocrazia speculativa
Contributo alla piattaforma di “Noi Siciliani con Busalacchi – Sicilia Libera e Sovrana”

I – Il LAVORO PRIMA DI TUTTO fondamento del benessere, della dignità, della libertà.

Un PIANO STRAORDINARIO DEL LAVORO,
per 200.000 posti di lavoro a tempo indeterminato,
promosso e finanziato dal settore pubblico.

Nei seguenti sette ambiti prioritari:
-agricoltura, pesca e cibo;
-ambiente, a partire dalla prevenzione antincendio, dissesto idro-geologico, protezione civile, rigenerazione urbana, riuso edilizio, bioedilizia;
-cultura e turismo, artigianato tradizionale di qualità;
-manutenzione straordinaria e ripristino dell’intero sistema viario interno, rurale e montano;
-energie alternative;
-servizi sociali e sociosanitari, prioritariamente per anziani, portatori di handicap non autosufficienti e lungodegenti;
-rinnovamento e reintegrazione generazionale della Pubblica Amministrazione, con assunzioni di alcune centinaia di giovani altamente professionalizzati, attraverso una selezione rigorosa e trasparente.

II – PRODURRE E VENDERE SICILIANO

Innanzitutto, prodotti agricoli e agroalimentari.
La leva strategica è rappresentata dall’enogastronomia, dal mirabile CIBO SICILIANO, buono, pulito e giusto.

E’ lo “STILE DI VITA MEDITERRANEO”, o Dieta Mediterranea, riconosciuto dal mondo, tramite l’ONU-UNESCO, quale patrimonio culturale dell’Umanità. In sintonia con l’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco.

Ciascuno dei 390 Comuni siciliani diventi “Comunità dello Stile di vita mediterraneo”, coinvolgendo agricoltori, artigiani trasformatori, enogastronomi e ristorazione, commercianti, intellettuali e tecnici, scuola e Università, Parrocchie, Pro-loco, esperti di marketing e di web-marketing.

“Rifondare lo Stile di vita mediterraneo” sarà anche uno dei criteri – sotto il profilo dei contenuti formativi e di ricerca – per potenziare, riformare e riqualificare la Ricerca, l’Università, la Scuola, e, il Sistema Regionale della Formazione Professionale, prima devastato e poi criminalizzato dalla partitocrazia predatoria.

La produzione agroalimentare siciliana rappresenta soltanto l’8% dell’intero consumo agroalimentare dei 5 milioni di siciliani: una distorsione impressionante, uno scandalo.

Il primo obiettivo è la riconquista di una quota sostanziale del mercato agroalimentare interno, oltre che rafforzare la conquista dei mercati esterni.

Il presupposto essenziale consiste nel combattere e liquidare l’insieme dei Trattati Europei e Internazionali che hanno imposto la colonizzazione selvaggia dei nostri mercati da parte dell’olio tunisino, degli agrumi marocchini, del grano cancerogeno canadese e così via. A partire dalla difesa ad oltranza del grano siciliano storico.

III – INFRASTRUTTURE PRIMARIE DI BASE PER LO SVILUPPO E IL BENESSERE

Infrastrutture, trasporti, logistica, soprattutto, SISTEMA VIARIO INTERNO hanno bisogno di un intervento tempestivo e di emergenza, una vera e propria terapia d’urto.

In particolare, un intervento di manutenzione straordinaria e di ripristino del SISTEMA VIARIO INTERNO, che serve i 350 Comuni piccoli, interni, rurali e di montagna, è vitale, determinante per la qualità di base della vita delle popolazioni, premessa elementare di ogni sviluppo: per la mobilità primaria, per l’accesso ai servizi fondamentali di welfare (sanità e pronto intervento, protezione civile, punti nascita, scuola, servizi sociali), per la logistica agroalimentare di base, per il turismo diffuso.

Occorre spendere e bene da 300 a 500 milioni di euro, in un biennio, mobilitando – nell’attuazione – ciascuno dei 390 Comuni siciliani, con la propulsione e il controllo centrale, autoritativo e sostitutivo (se necessario), di una CABINA DI REGIA regionale, che risponda direttamente alla Presidenza della Regione. Alcune diecine di migliaia di edili potranno immediatamente lavorare, con il supporto di un paio di migliaia di geometri, ingegneri, architetti, geologi e urbanisti.

Contestualmente, va destrutturato il vero e proprio mostro rappresentato dal MONOPOLIO PRIVATO (Morace, Franza, Genovese, Matacena), che gestisce, in modo inefficiente, ricattatorio, speculativo e corruttivo, il traghettamento dello Stretto di Messina e alle Isole Minori, riconsegnando immediatamente la funzione alla mano pubblica.

IV – LE RISORSE PER METTERE IN SICUREZZA LA SICILIA DAL DEFINITIVO TRACOLLO

I soldi ci sono, si possono trovare, si possono correttamente generare.
Proponiamo sei misure contestuali di reperimento e spesa delle risorse.

1 – Usare presto e bene i circa 15 MLD della cosiddetta programmazione 2014-2020, destinati alla Sicilia: Programmi Operativi Regionali (PO FESR, PO FSE, PSR, Feamp-Pesca), quota siciliana di competenza dei 10-12 Programmi Operativi Nazionali (PON), quota siciliana del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC, già FAS, già Cassa per il Mezzogiorno), altri fondi nazionali ed europei.

2 – Riconquistare integralmente alla Sicilia i fondi dovuti ex Statuto Speciale (parte integrante della Costituzione italiana), abbondantemente, sfrontatamente rapinati negli anni. Obiettivo che deve essere fatto proprio dall’intero movimento sovranista costituzionale nazionale, sulla base del PATTO tra sovranisti italiani e sovranisti siciliani , sottoscritto nel luglio 2017.

3 – Istituzione della Banca Siciliana di Investimento (BSI), al servizio delle micro, piccole e medie imprese isolane, riunificando in un’unica entità le tre attuali agenzie finanziarie siciliane (CRIAS, IRCAC,IRFIS).

4 – Attivazione della MONETA COMPLEMENTARE siciliana, sulla base delle esperienze e delle proposizioni elaborate e legittimate a livello nazionale e internazionale, obiettivo che – tra l’altro – ha motivato la designazione di Antonino Galloni a Assessore all’economia della Sicilia.

5 – Conflitto frontale e strategico contro il finanzcapitalismo finanziario globale, contro le oligarchie neoliberiste globaliste, contro la bancocrazia speculativa, e, battaglia per l’uscita dall’Unione Europea e dall’Euro, per il ripristino delle sovranità nazionale, monetaria e democratico popolare. Tale conflitto, a favore degli INTERESSI DEL SISTEMA SICILIA, trova proprio nell’Isola un banco di prova cruciale , un campo di battaglia strategico, per la drammaticità estrema nella quale il neoliberismo dominante – da oltre trent’anni – ha cacciato la Sicilia, e, per la capacità conflittuale aspra, sia pure intermittente, che la Sicilia ha saputo storicamente esprimere, in alcuni tornati decisivi della Storia (Fasci siciliani, Movimenti autonomisti e di autodeterminazione, Movimenti contadini, Rottura milazzista del 1958, Movimenti antimafia degli anni ’90).

6 – Lotta – cum grano salis, con discernimento – agli sprechi e agli sperperi amministrativi e politici, recupero di risorse e loro allocazione produttiva e socialmente utile, naturalmente in una logica anti-neoliberista, perché non poche delle attuali lotte anti-spreco e anticasta, sia pure condotte – a volte – in buona fede, finiscono per scivolare sotto il tallone egemonico del neoliberismo globalista.

V – DIFESA STRATEGICA DELLA SANITÀ PUBBLICA E FUORI LA LOTTIZZAZIONE POLITICA    

VI – RIFIUTI: RACCOLTA DIFFERENZIATA GENERALIZZATA E SUPERAMENTO IMMEDIATO E INTEGRALE DEL SISTEMA PARAMAFIOSO DELLE DISCARICHE  

VII – ACQUA PUBBLICA

VIII – PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LAVORO PUBBLICO

Sette le azioni prioritarie

1- Devoluzione e Decentramento di risorse, poteri e competenze dalla Regione ai Comuni, fondamento della partecipazione, della democrazia, dell’identità e dello sviluppo locale sostenibile.

2 – Riaccorpamento della PA centrale regionale in 6-7 MACROAREE funzionali.

3 – Concentrazione in un unico organo centrale, alle dirette dipendenze della Presidenza della Regione, dell’intera gestione delle risorse e dei programmi della Programmazione 2014-2010.

4 – Ripristino della distinzione – e delle funzioni distinte e complementari – tra Ruoli amministrativi e Ruoli tecnici dell’organico regionale, e, ripristino, del Ruolo decentrato, onde evitare la mobilità al centro e la scopertura conseguente degli organici decentrati.

5 – Liquidazione immediata e definitiva dell’intera rete dei carrozzoni della “Partecipate regionali”.

6 – Ridare funzione sociale e onore al LAVORO PUBBLICO. Superando il mix e le patologiche oscillazioni tra autoreferenzialità, dipendenza servile nei confronti del potere politico, accondiscendenza, e, delegittimazione generalizzata, a volte, criminalizzazione generalizzata del lavoro pubblico.

Non esiste, non può esistere uno Stato democratico degno di questo nome, una Regione autorevole, legittimata e funzionale (efficiente ed efficace), in assenza di un lavoro pubblico autorevole, legittimato. Stimato, efficiente ed efficace, socialmente onorato.

Ricordiamo che uno dei punti di attacco, tra i più insidiosi, del pensiero unico neoliberista è la delegittimazione, l’impoverimento, lo sputtanamento generalizzato, la dissoluzione perfino, del LAVORO PUBBLICO.

Dunque: decentramento, accorpamento in Macro-aree, concentrazione della spesa, riordino ruoli, liquidazione dei carrozzoni, formazione vera permanente e generalizzata, incentivi e buoni contratti di lavoro, rinnovamento generazionale degli organici, ri-motivazione e valorizzazione di tutti i lavoratori pubblici nessuno escluso.

7 – La regione informatizzata e trasparente. La “OPEN REGIONE”. Ci sono, oggi, tutte le condizioni per realizzarla. Ci sono già tutti i progetti pronti, e le sperimentazioni fatte. Occorre soltanto ATTUARE. Finora, non lo si è fatta, la OPEN REGIONE, perché la piena trasparenza della Regione avrebbe fatto saltare una marea di affari, di clientele, di comitati di affari, come ha dimostrato, recentemente, lo scandalo dei traghetti per le Isole Minori, in mano al signor Morace, corrotto e corruttore.


IX – L’IMMIGRAZIONE VA REGOLATA E GOVERNATA

La retorica ipocrita e buonista favella di una “Sicilia eternamente accogliente e paziente”. Storicamente meticcia, a melting pot realizzato. Una delle tante immagini posticce e mistificatorie della povera Sicilia.

Certo, la Sicilia è soprattutto un approdo di transizione. Gli immigrati vi approdano, per andare altrove. Ma, non è solo così.

Le pianure – e le colline – agricole e agroalimentari, remote, vaste e assolate della Sicilia meridionale, centrale, centro-orientale, rigurgitano di migliaia e migliaia di disperati, di sfruttati, di oppressi, di “fantasmi”, non di rado sotto il tallone del più estremo e sadico caporalato, anche – ci mancherebbe – in salsa mafiosa.

Il piccolo inferno delle SERRE.
E tutti fanno finta di non vedere.

E così, in centinaia di migliaia, esistono – e sopravvivono – i fantasmi di cento e cento piccoli cantieri edili, fantasmi anch’essi: lavoro nero, lavoro oscuro, lavoro cupo, lavoro schiavistico.

E migliaia e migliaia – di fantasmi, e, semi-fantasmi – nella ristorazione e nel turismo.

Frattanto, accanto ad esperienze positive e corrette di gestione dell’Accoglienza – il business dell’immigrato ferve, nell’accogliente Sicilia. Come dimostra il super-scandalo del CARA-Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo- di Mineo, nelle mani dei delinquenti di “Area Popolare” del leggendario Angelino Alfano.

Il sottoproletariato d’immigrazione compete e brutalmente con il proletariato e sottoproletariato dolenti di Sicilia. Altro che balle. Frattanto, soltanto da Palermo, vanno via circa 1000 giovani, proletari, precari e lavoratori di varia età, ogni mese.

C’entra questo, con l’immigrazione sregolata? Certo, che c’entra.

Volete un segno, micidiale, tutto politico, di disagio? La mancata rielezione, a Sindaco di Lampedusa, della sempre osannata Giusi Nicolini. C’entra questo? C’entra.

Quindi, l’immigrazione va regolata e governata. Anche in Sicilia, per la Sicilia e dalla Sicilia. I confini di uno Stato sovrano sono uno scherzo soltanto per gli idioti e gli affaristi.

Distinguendo Rifugiati e Immigrazione Economica.

Stabilendo quote compatibili, funzionali, programmate e governate. Per la Sicilia e per l’Italia.

X – LA SICILIA DEVE ESSERE TERRA DI PACE

Il 1° luglio scorso, una ampia delegazione di “Noi Siciliani con Busalacchi-Sicilia Libera e Sovrana” ha partecipato ufficialmente all’annuale manifestazione “NO MUOS”, svoltasi a Niscemi.

I siciliani sono orgogliosi della loro storia e della loro identità. Fino alla stizza.
Orgogliosi della centralità mediterranea dell’Isola, se non altro per oggettività geografica.

I siciliani si vantano per il fatto di essere-poter-essere-ponte di pace nel Mediterraneo.
Ma, allora, occorre coerenza.
E fare i conti con la realtà.

E la realtà è che la Sicilia – oltre i fumi della retorica e dei desideri – è un’Isola tra le più armate della Terra. Armata di basi americane, pericolose, in senso offensivo.

Pericolosissime nella prospettiva difensiva. In caso di guerra guerreggiata, la Sicilia sarebbe uno dei primi bersagli mediterranei da parte degli offensori.

Proprio perché, oltre le basi, c’è il MUOS (Mobile User Objective System),un sistema di comunicazioni satellitare (SATCOM) ad alta frequenza, gestito direttamente dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Un nodo centrale del sistema geostrategico globale degli USA.

Non si scherza con le basi , atomiche, e con i MUOS.

Il MUOS deve essere rimosso, a partire da una ragione universale e indiscutibile: gli acclarati effetti nefasti sulla salute della cittadinanza tutta, delle donne in maternità, dei bambini. Il Movimento “No MUOS”, per oltre un decennio non ha mollato. Noi siamo parte di questo Movimento.

Ma, la questione è più di fondo: occorre riprendere tout court la profetica battaglia di Pio La Torre, contro le basi americane in Sicilia. Uno dei possibili motivi veri, indicibili, del suo assassinio.

Vediamo. La Sicilia, il Mezzogiorno e l’Italia possono – e debbono – avere un autorevole ruolo geoeconomico e geopolitico, nel prossimo e medio futuro, soltanto se si riclassificano esplicitamente come SOGGETTO GEOPOLITICO E GEOECONOMICO DEL MARE (in particolare nella prospettiva, per noi necessaria, di riconquistare la piena sovranità nazionale costituzionale, fuoriuscendo dalla Unione Europea e dall’Euro), e , quindi, del Mediterraneo (Cfr. l’ultimo numero della Rivista di geopolitica, “LIMES, il n. 6/2017, intitolato “Mediterranei”). Le prospettive di sviluppo sostenibile e di benessere presuppongono la PACE nel Mediterraneo, pace solida e duratura. Un mare di pace. Una Sicilia di pace. Non si scappa.

Mediterraneo di pace significa Sicilia di sviluppo e benessere.

Mediterraneo di guerra significa Sicilia super-colonia di sottosviluppo, di malessere, con la stessa democrazia ordinaria pesantemente ipotecata.

Non si può essere per la piena Autonomia, e, per l’autodeterminazione, a metà servizio.

Peraltro, la vecchia NATO, quella della Guerra Fredda, non ha più ragione di essere, dato che la Guerra Fredda è liquidata da decenni.

La strategia – e la prassi – della “Sicilia Terra di Pace” non può che inserirsi in questi scenari mutanti, di innovazione, anche geostrategica.