AFFERMAZIONI DI UNA GRAVITA’ INAUDITA

DI MAIO: «Non siamo contro l’Unione europea, vogliamo restare nell’Unione europea».
Questo ha detto ieri il nostro a Cernobbio, il tempio del grande capitalismo italiano.

Così scrive il Corriere delle Sera nella sua edizione odierna (04 settembre 2107).

«Un incontro che segna forse l’inizio di una nuova fase: quella del post populismo. Almeno per Lega Nord e 5 Stelle. L’occasione è il confronto tra le opposizioni al Forum Ambrosetti a Cernobbio: Luigi Di Maio, Giovanni Toti e Matteo Salvini hanno indicato la loro visione per il futuro dell’Italia. Toni più moderati, vocazione governativa e un’attacco all’Europa e all’euro parzialmente accantonato per il pentastellato e il leghista, ieri al centro dei riflettori».

QUI tutto il discorso pronunciato dal Di Maio.

Non siamo stupiti di queste affermazioni. E’ da un bel pezzo che il nostro fa il giro delle sette chiese per tranquillizzare i padroni del vapore che ove fosse lui a capeggiare il governo, non torcerebbe loro un capello.

Anzi, Di Maio ha fatto loro capire che un governo M5S adotterebbe politiche favorevoli alle grandi aziende. Lorsignori hanno gradito, soprattutto quanto il nostro ha detto che occorre tagliare la spesa pubblica per ridurre il debito pubblico. Marchio di fabbrica dei liberisti. Nemmeno una parola sulla drammatiche condizioni sociali di milioni e milioni di italiani.

Non solo, che lui come primo ministro non farebbe nessun gesto per aiutare il Paese ad uscire dalla gabbia della Ue e dell’euro.

In pratica egli, al pari di chi vorrebbe rimpiazzare, accetterebbe il “pilota automatico” della Bce e il “vincolo esterno” che l’euro-Germania impone agli altri Paesi, all’Italia anzitutto.

Ma la cosa che ci ha fatto letteralmente cadere dalla sedia è quando ad un certo punto Di Maio ha tentato di spiegare come mai la Spagna abbia conosciuto l’aumento di PIL più consistente tra i paesi Ue.

Ebbene il nostro ha indicato (facendone l’encomio) delle misure adottate dal governo di Rajoy a favore delle imprese.

tabella n.1

Le cose sono due o Di Maio non sa di cosa parla, e quindi farebbe meglio a informarsi e studiare, non diciamo l’economia, ma alcuni semplici dati macroeconomici, oppure è uno già iscritto a libro paga della Confindustria o di qualche loggia massonica liberista.

Tutti sanno da cosa sia dipesa la “crescita” spagnole degli ultimi anni: tagli brutali ai salari (vedi tabella n.1 qui accanto) austerità durissima, tagli draconiani allo stato sociale e misure tese ad aumentare la disoccupazione (vedi Tabella n.2).

tabella n. 2

Affermazioni di una gravità inaudita. I padroni del vapore che lo ascoltavano saranno andati in brodo di giuggiole. Avranno pensato: “Possiamo dormire sonni tranquilli. Anzi, siamo in una botte di ferro. Mal che vada, nell’ipotesi che il Pd perda le elezioni, e le destre non vincano, i 5 Stelle non attueranno nessuna politica che contrasti coi nostri interessi”.

Morale della favola: i 5 Stelle, ottenuto un consenso di massa per avere saputo raccogliere l’ondata di malcontento e indignazione popolare, in breve tempo sono passati nel campo del nemico, si sono messi al servizio dei dominanti, e alcuni loro leader, divorati dall’ambizione personale, sgomitano per salire al potere.

Non la passeranno liscia.

Anche per questo occorre fare in fretta, costruendo un nuovo polo politico popolare e antisistemico.

Che è appunto ciò per cui è al lavoro la Confederazione per la Liberazione Nazionale.

da sollevAzione