Il primo settembre si è svolto a Chianciano Terme il Forum Internazionale organizzato dalla CLN, per ascoltare vari esponenti di punta di movimenti che nei loro paesi si oppongono alle politiche neoliberiste delle élite dominanti. Qui sotto la relazione di Dimitris Mitropoulos, della direzione di Unità Popolare.

La prima questione che dobbiamo affrontare è quali sono gli elementi che descrivono gli sviluppi in Grecia.

Primo

Per molti decenni a venire la Grecia sarà nella condizione di colonia da debito dell’Unione Europea. Il recente accordo tra Governo greco e Troika non ha prodotto alcuna decisione sul debito greco, mentre ha stabilito l’obiettivo di un avanzo primario tra 2,5% e 3,5% fino al 2060,  allo scopo di risparmiare le necessarie risorse per ripagare il debito, creato principalmente dalle banche e ingrandito per la loro stessa sopravvivenza.

Questo comporta un’austerità senza fine, anche se meno severa di quella che abbiamo subito durante gli ultimi sette anni. In ogni caso è un’austerità costruita sulle rovine di un’economia che ha perso il 25% del proprio PIL.

La principale vittima dell’austerità è lo Stato sociale: scuole, ospedali, sicurezza. Una riprova l’abbiamo avuta durante quest’estate caratterizzata da incendi boschivi. Tre aerei per un’ottantina di incendi in tutto il territorio. Il resto della flotta antincendio non ha potuto volare per mancanza di manutenzione. È chiaro che come risultato dell’austerità la Grecia tende a diventare gradualmente uno Stato fallito. Allo stesso tempo, l’attuale colonizzazione da debito significa la riduzione della sovranità nazionale e popolare.

La Grecia resterà sotto supervisione per almeno quarant’anni, una supervisione che sarà più dura di quella prevista dal patto di stabilità per gli altri Stati membri dell’eurozona, in quanto le condizioni fiscali saranno più vincolanti per garantire gli avanzi primari e  un debito sostenibile. I mercati saranno pronti a punire le più lievi deroghe al piano di rimborso del debito con l’aumento dei tassi di interesse. La minaccia di un nuovo blocco da parte dei mercati e nuovi memoranda fungerà da meccanismo automatico permanente di supervisione e disciplina. Tuttavia Tsipras avrà l’opportunità di raccontare una nuova storia di successo, uguale a quella che Samaras aveva presentato nel 2015: una leggera crescita economica per la prima volta dopo 8 anni di recessione, e un accordo per la ridefinizione del rimborso del debito – da stabilirsi dopo le elezioni tedesche –  specie per gli anni 2021/2024, quando i titoli in scadenza saranno superiori alla capacità finanziaria di rimborsarli anche se realizzassimo un surplus annuale del 5 o 6%.

In questo modo Tsipras cercherà di preservare la propria figura in vista delle le prossime elezioni, tra un anno o un anno e mezzo. Ma il punto chiave resta che il governo ha di fatto accettato di prolungare l’imposizione di questo regime neo-coloniale fino al 2060.

Secondo

Attualmente, la caratteristica di base della realtà greca è una peculiare depressione socio-nazionale, che è il risultato della disfatta del movimento anti-memorandum 2015. La povertà in espansione, il vicolo cieco in cui  si trovano molte famiglie come risultato degli alti livelli di disoccupazione e degli aumenti di tassazione, comportano una generale mancanza di aspettative positive per il futuro.

Il popolo greco si sente frustrato dall’Unione Europea ma non crede che ci siano soluzioni. Molti sondaggi hanno evidenziato un atteggiamento positivo verso proposte politiche che portino il paese fuori dall’Eurozona, ma allo stesso tempo mostrano un atteggiamento di sfiducia nella possibilità che esista una forza politica capace di farlo senza gettare il paese nel caos.

L’annessione di Tsipras del 2015 non ha portato solo un nuovo memorandum di austerity. La sua principale conseguenza è stata la sconfitta dello spirito di un piccolo popolo che aveva avuto il coraggio di dire no ai mercati e al mostro antidemocratico dell’Unione europea. Essa ha fatto credere al popolo che non ci sono soluzioni fuori dall’eurozona, né che esista altra via se non quella dell’austerità e dell’umiliante supervisione della troika. In questo contesto ognuno cerca di adattarsi individualmente alla situazione come meglio può.

Inoltre essa ha causato l’umiliazione della sinistra. Venticinque anni dopo la caduta dell’Unione sovietica, negli anni fra il 2010-2015, la vicenda greca poteva rappresentare l’opportunità per la sinistra europea di recuperare la perduta credibilità per combattere l’imperialismo e riacquistare la dignità nazionale e la sovranità popolare contro i progetti di integrazione imperialistica che l’Unione europea persegue.

Questo è il crimine più grande di Tsipras, non le politiche neoliberiste che ha implementato. Nel 2015  il popolo greco era in rivolta, pronto al conflitto e allo scontro. Oggi quello stesso popolo è umiliato e deluso.

Terzo

Il terzo elemento è un sistema politico ormai assurdo e decadente. Syriza e Neo Demokratia si confrontano come se fossero sul ring, solo per creare una falsa polarizzazione su argomenti trascurabili: dove ciascun leader ha passato le vacanze, se gli studenti delle scuole superiori dovrebbero pregare prima dell’inizio delle lezioni oppure no.

Ma allo stesso tempo i due partiti sono largamente d’accordo su privatizzazioni, demolizione dei diritti del lavoro, tagli al sistema pensionistico, politica estera pro-NATO e pro-Israele. La destra, approffitando della sostanziale disponibilità di Syriza, non ha mai abbandonato l’opportunità di accelerare la contro-rivoluzione neo-liberista fino a limiti radicali. Essa si avvale di  una retorica anticomunista e adotta posizioni estremiste, come la privatizzazione delle foreste e l’abolizione di tutte le restrizioni anti- neoliberiste per le imprese che vogliono investire in Grecia.

Il risultato è un sistema politico che aliena dalla politica la gente, in particolare i giovani. Questa è la ragione per cui tutte queste lotte nel parlamento e nei media non hanno nulla a che fare con la soluzione ai diversi gravi problemi, come la disoccupazione, insopportabile tassazione, i bassi salari, la distruzione del sistema sanitario. Il parlamento  semplicemente vota ciò che i creditori esigono.

Date queste premesse, quali sono i compiti della sinistra e delle forze resistenti?

Siamo in un’epoca diversa, stiamo affrontando la fine di un’era. Durante gli anni dal 2010 al 2015  la lotta contro i memoranda ha unito il popolo ed amplificato il conflitto con l’Eurozona e le oligarchie. Oggi non è più così, la realtà è quella abbiamo descritto. C’è urgenza di nuove iniziative e di un grande sforzo di ricostruzione del movimento popolare greco.

Prima di tutto abbiamo bisogno di un nuovo processo di unità all’interno dello spazio anti-neoliberista, fra la sinistra e un più largo campo democratico, dove si riconosca che l’anti-liberismo – senza un progetto di uscita dall’Unione europea e dall’Eurozona, senza la rivendicazione della sovranità nazionale e popolare – non può esistere. Noi di LAE (Unità Popolare) intendiamo perseguire tale progetto insieme ad altre forze politiche.

In secondo luogo, occorre un piano di mobilitazione sociale. Nessuno sviluppo politico è possibile senza movimenti di resistenza. Nel 2017 il governo ha già proceduto a vendere il porto di Salonicco. Altre privatizzazioni sono in corso. Sono in corso aste di case popolari  allestite dalle banche. Imprese e fabbriche vengono cedute a multinazionali. Il Fondo delle privatizzazioni detenuto dalla Troika avrà la supervisione dei beni pubblici greci per 99 anni! L’intero paese è in vendita. È questa la situazione su cui deve fare perno il movimento di resistenza.

In terzo luogo, abbiamo bisogno di un programma popolare di rivendicazione e cambiamento.
I tre elementi base del nostro programma (cessazione del pagamento del debito, uscita dall’Eurozona, nazionalizzazione delle banche) rimangono il nostro obiettivo, ma il popolo non pone oggi la questione dell’uscita, quindi non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di un immediato programma di rivendicazioni popolari per quanto riguarda i salari, le pensioni, i diritti del lavoro; un programma di rinvigorimento dello Stato sociale, un programma per il recupero della nostra sovranità da Bruxelles e Berlino.

In quarto luogo, tutto quanto precede sarà vanificato  se dimentichiamo che il problema di fondo della sinistra dopo 2015 è la mancanza di credibilità. Il popolo Greco oggi non si fida di nessuno: la gente – dopo il tradimento di Syriza – è sospettosa nei confronti di tutte le forze politiche. La gente è persuasa che la sinistra, al di là della retorica, in pratica agisce esattamente come i neoliberisti.
Di conseguenza, l’unità intorno ad uno specifico programma non è sufficiente. Senza un programma scadiamo nell’opportunismo e senza unità non possiamo essere efficaci: dobbiamo sempre avere presente questi due elementi. Allo stesso tempo dobbiamo capire che il problema principale per la sinistra greca è la mancanza di credibilità e che questa non può essere facilmente recuperata da un popolo deluso.

Il partito comunista non si preoccupa di questi problemi: si sente soddisfatto di avere una percentuale di consensi che la sua base storicamente gli garantisce, intorno al 5-6%. In realtà si astiene dalla lotta politica. Rifiuta ogni cooperazione, pone il socialismo come precondizione e sottovaluta l’importanza della lotta per l’indipendenza nazionale.

La maggioranza di Antarsya ha già chiarito che non c’è spazio politico di cooperazione. Anni fa la scusa era che noi come LAE non eravamo schierati contro l’Unione europea in maniera sufficientemente chiara. Dopo la nostra assemblea nazionale, quando chiarimmo la nostra posizione in favore dell’uscita dall’Unione europea, la scusa è stata che noi non combattiamo il capitalismo e siamo riformisti.

La realtà della sinistra greca rende il nostro lavoro più difficile e peggiora l’immagine non affidabile della sinistra. Ma il problema non è solo l’unità. In realtà questo è solo un aspetto del problema. L’altro aspetto è il modo con cui facciamo politica. Vediamo bene come  Podemos o France Insoumise, al di là delle differenze, hanno coperto lo spazio politico e creato una dinamica politica. Esisteva un potenziale, ma non è stato sfruttato dalle forze della sinistra rivoluzionaria. Perché?

Permettetemi di fare tre osservazioni che consideriamo cruciali per la Grecia, nel nostro tentativo di rispondere alla domanda “cosa viene dopo Syriza?”.

Primo, nessuna forza politica  può pensare di intervenire politicamente, da una prospettiva di sinistra e progressiva, senza porre la questione centrale dell’Unione europea. Ciò significa affrontare la questione del deterioramento della sovranità nazionale popolare. La sinistra europea finge di essere sorda su questo punto.

Oggi abbiamo bisogno disperatamente di un’alleanza contro l’Unione europea accompagnata da un piano per la rivendicazione della nostra sovranità monetaria.

Secondo, non sono solo i lavoratori a essere penalizzati dal processo della globalizzazione neoliberista e dalla Unione europea. Con la crisi, anche la classe media è stata colpita, e allo stesso tempo interi Stati membri sono stati degradati dal capitale tedesco e dai mercati. Esiste uno spazio per costruire una larga alleanza fra “i perdenti della globalizzazione”.

Non stiamo parlando di un’alleanza di sinistra o anti-capitalista con l’obiettivo di stabilire direttamente il socialismo, ma di un’alleanza di forze democratiche finalizzata alla lotta contro l’imperialismo odierno, che abbia come nocciolo della rivendicazione la sovranità all’interno dello Stato nazione,  perduta dentro centri di potere e organizzazioni internazionali incontrollabili.

Ciò è tanto più importante per gli Stati del sud. La relazione tra recupero della sovranità e lotta contro il capitalismo è ovvia. Sono evidenti i casi della Grecia e del Venezuela: il capitalismo combatte la sovranità.

Terzo, i vecchi discorsi e modalità politiche oggi non sono più funzionali. Abbiamo bisogno di nuovi volti, leadership affidabili, nuove figure,  un linguaggio più accessibile per entrare in contatto con i cosiddetti perdenti della globalizzazione. Se la sinistra continua a comportarsi come sempre, ci saranno altre forze che copriranno gli spazi politici.

Questa è la discussione che andrebbe aperta in Grecia oggi per cominciare a creare un nuovo soggetto politico di liberazione, che non sia il mero riciclaggio delle consunte leadership e personalità della vecchia Syriza.

Le analogie storiche non sempre sono corrette. Ma poiché quest’anno celebriamo i 100 anni della rivoluzione di ottobre, ricordiamoci che la disfatta del 1905 fu seguita da un lungo periodo di delusione e il ritiro del movimento popolare. Possiamo aspettare 12 anni, ma sarà molto meglio se cominciamo a lavorare da adesso per organizzare il soggetto politico di cui abbiamo bisogno per liberare il nostro paese dalla condizione di colonia da debito. Come Unità Popolare lavoreremo per questo obiettivo.