Il significato della sberla tedesca.
E per fortuna che era svanito il fantasma del “populismo”. L’avevamo detto che quella di Macron era una vittoria di Pirro.
Le elezioni sono uno specchio, per quanto deformante, della realtà sociale. Il terremoto elettorale che ha stravolto il paesaggio politico tedesco con lo sfondamento di AfD e il crollo dei due partiti sistemici ci dice che nel sottosuolo tedesco il sommovimento in corso è ancor più grande.
Mi vengono in mente quegli azzeccagarbugli che vanno cianciando che grazie al “pilota automatico” e alla forza motrice tedesca l’Unione europea procede verso il proprio rafforzamento, gli Stati Uniti d’Europa. La scossa che è venuta dalla urne e che ha azzoppato la Merkel, fa invece tremare dalle fondamenta l’Unione europea e le sue tracotanti élite euriste. E’ cosa buona? Si, lo è, sicché noi non vomitiamo affatto — “l’avanzata dell’AfD è una cosa che mi fa vomitare”, ha affermato il verde e sorosiano, ed ex Ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer.
L’autorevole Frankfurter Allgemeine, oltre a fornire una mappatura del voto, rende note le prime analisi sui flussi elettorali. Esse confermano che i voti ad AfD sono venuti da ogni parte dello schieramento politico — anche da sinistra, dalla Spd come pure dalla Linke. Se si guarda la composizione sociale, essi sono venuti anzitutto dal proletariato e dai settori sociali che hanno subito la “crescita”, che di questa “crescita” non hanno raccolto che briciole, che han finito per trovarsi ai margini della società. Un clamoroso voto di protesta quindi. Non a caso AfD ha ottenuto un successo strepitoso nei Länder poveri della Germania dell’Est.
Le élite euriste, prese dal panico, lanciano l’allarme con immancabile l’anatema: “la democrazia più solida d’Europa è in pericolo, l’Europa è minacciata, avanza il nazismo”.
Non è un nostro problema che l’instabilità tedesca faccia traballare l’Unione. Nostro grande, grandissimo problema è semmai che rabbia e indignazione di chi sta sotto, in Germania e nei suoi satelliti, prenda forma nazionaliste e reazionarie. Che AfD sia un movimento nazista è una pacchiana esagerazione, la storia tuttavia insegna: il nazionalismo tedesco contiene geneticamente in grembo il mostro di uno sciovinismo imperialista e aggressivo.
Occorre fermarlo? Certo che sì! Ma non si ferma in combutta con le forze sistemiche, nemmeno con quelle di sinistra, dalle quali invece occorre prendere le massime distanze. Si costruisce un argine al revanchismo nazionalista se e solo se si avanza, dentro l’inesorabile tendenza geopolitica alla ri-nazionalizzazione, una prospettiva di patriottismo democratico, di un sovranismo costituzionale.
Occorre fare in fretta a costruire un polo politico indipendente della sinistra patriottica, neo-internazionalista, che sappia incalanare la rabbia e dargli una prospettiva strategica democratica. I tempi stringono. Come insegnano gli avvenimenti non solo italiani ma europei, il solo terreno sul quale, per il momento, è possibile raccogliere e convogliare proteste e rabbia sociale di chi sta in basso, sono le elezioni. Ce lo ha dimostrato anche il referendum del 4 dicembre dell’anno scorso.
In Italia si voterà la prossima primavera. Vogliamo provare a giocare la partita?
da sollevAzione