Eccoli qui i sinistrati, in un bel quadretto di famiglia.
La foto è stata scattata il 23 settembre scorso a Reggio Emilia, nell’ambito del festival di Sinistra Italiana. In ordine partendo da sinistra: Pippo Civati (Possibile), Pierluigi Bersani (Articolo 1 MDP), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Tomaso Montanari (Brancaccio), Maurizio  Acerbo (Prc).

Chi voglia godersi lo spettacolo, ovvero il sempiterno rito liturgico dell’unita delle sinistre, può pupparsi la video registrazione più sotto. Che ne viene fuori?

Leggiamo il sunto sul sito di Sinistra Italiana:
«Il momento clou della Festa di Sinistra Italiana arriva a Reggio Emilia sabato sera quando le diverse anime della sinistra si siedono sul palco per discutere di un tema importante: Ora o mai più: la sinistra che cambia, la sinistra che innova. Con Bersani, Tomaso Montanari, Maurizio Acerbo e Pippo Civati, il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha chiesto un gesto di coerenza alla sinistra, un gesto che dia luogo a un patto politico ed elettorale delle forze che condividono idee e valori che si richiamano alla sinistra».

Il quotidiano la Repubblica è più esplicito:
«Modello “Linke” alla sinistra del Pd: “Al lavoro per una lista unitaria alle Politiche. Via libera a un raggruppamento elettorale che tiene insieme Mdp, Campo progressista, Sinistra Italiana e Possibile. Assemblea nazionale a novembre, dopo il voto in Sicilia».

La Sicilia, della qual cosa noi eravamo sicuri da tempo, si dimostra quindi essere il banco di prova di sperimentazione. Nell’isola infatti, in vista delle elezioni regionali del 5 novembre, i sinistrati sono effettivamente riusciti a mettersi assieme non-appassionatamente, dietro a Claudio Fava, in una lista che potrebbe chiamarsi “Cento passi per la Sicilia” — porno-restyling che ha suscitato la giusta ira di Giovanni Impastato, fratello di Peppino.

Il vero grande demiurgo dell’accozzaglia, Massimo D’Alema, questo vuole: evitare come la peste che vengano fuori due liste a sinistra del PD. Lo dice chiaro nell’intervista rilasciata al CORRIERE DELLA SERA. Intervista alla quale il Corrierone ha dato il titolo perentorio “Mai col PD”.

D’Alema si è affrettato subito dopo a precisare:
«Io non ho detto “mai con il Pd”, come d’altra parte risulta anche dal testo dell’intervista, come sempre ben scritta dal collega Cazzullo, che ringrazio. Mi sono limitato a dire che non ci sono, oggi, le condizioni politiche e programmatiche per presentarci insieme alle elezioni… Tuttavia non credo affatto che si debba rinunciare in prospettiva ad un dialogo con il Pd per dar vita, in futuro, a un centrosinistra radicalmente innovativo. Questo comporta, come ha detto più volte Giuliano Pisapia, una chiara discontinuità di contenuti e leadership».

Mai con Renzi quindi, ma sempre col PD, di cui la “nuova ditta” è una momentanea succursale. La qual cosa non è tuttavia considerata garanzia sufficiente di centro-sinistrismo (vedi LA STAMPA di oggi) dall’ectoplasma pisapiano. Ectoplasma che manda a dire a D’Alema: primo, che Pisapia non andrà alla assemblea da lui convocata per il 19 novembre e, secondo:
«Se passa il Rosatellum le strade con MDP, o almeno parte di loro, si separano e noi faremo una coalizione [con Renzi, s’intende]. Se resta la legge attuale saremo probabilmente costretti a fare una lista insieme. Ma non durerà comunque, siamo troppo distanti, anche culturalmente».

Un’intervista, quella di D’Alema che ha scontentato anche Tomaso Montanari, promotore dell’assemblea dei cani sciolti del Brancaccio che ha precisato a sua volta:
«Oggi MDP è impegnato in una seria riflessione, che rispetto profondamente, e di cui aspetto l’esito: se rimarrà attuale il progetto di sostanziale convergenza con il Pd siglato dalla leadership di Giuliano Pisapia, allora sarà evidentemente impossibile camminare insieme. In caso contrario, la lista unitaria potrà diventare reale».

Che quindi alle prossime elezioni ci sia una sola lista dei sinistrati è da vedere. Dipende, come abbiamo visto, dalla legge elettorale, e comunque non sarà facile tenere dentro tutto l’arcobaleno 2.0, da Pisapia ai Brancacci fino a Rifondazione comunista. Di sicuro è quel che vogliono D’Alema e Bersani, che le tenteranno tutte per evitare due liste concorrenti a sinistra del PD. Serve allo scopo di ridurre a più miti consigli sia l’ex sindaco di Milano che i Brancacci.

Dovessi scommettere, direi che al 70% l’accozzaglia si farà, di sicuro se resta il Consultellum e se la lista di Fava in Sicilia supererà di slancio lo sbarramento del 5%, magari sfiorando l’agognato 10%. La cosa altamente probabile è quindi che avremo il listone e poi, il giorno dopo le elezioni, ognuno per fatti suoi, in base alla massima primum vivere, anzi galleggiare. Gli uni a fare da stampella al futuro governo, gli altri a fare l’opposizione di sua maestà.

Sorvoliamo per carità di patria su Civati. Non sarà certo Sinistra Italiana a mettersi di traverso. Quelle sulla “discontinuità” col centro-sinistra sono solo specchietti per le allodole. Che ha proposto infatti Fratoianni a Reggio Emilia?
“… un patto politico ed elettorale delle forze che condividono idee e valori che si richiamano alla sinistra”.

Ecco, di nuovo l’inganno dei “valori”, la foglia di fico moralista e pietista dietro cui la sinistra transgenica prova a nascondere assieme alla propria impudicizia ogni sorta di peccato mortale politico. Che MDP sia oggi nella maggioranza di Gentiloni, che proponga una legge elettorale infame come il Mattarellum, che sia la frazione più europeista e più anti-sovranista, cosa volete che conti per Fratoianni…

Rifondazione Comunista? Temo che farà come in Sicilia. dato lo scarso peso politico e pur di far parte dell’accozzaglia, piscerà disinvoltamente sopra alle tesi del recente congresso e andrà da D’Alema e Bersani col cappello in mano per avere la garanzia (legge elettorale permettendo) di rientrare in Parlamento, ciò nella speranza di sopravvivere. Ho il sospetto che Ferrero e Acerbo — Acerbo, che nella tavola rotonda di Reggio Emilia ha giocato il ruolo di Pierino tirando in ballo a totale sproposito France Insoumise — facciano i conti senza l’oste. Rifondazione potrebbe pagare caro il prezzo dell’inciucio, intendo una nuova scissione. Il che sarebbe il de profundis del PRC.

E ora, per i San Tommaso, ascoltate qui quel che ci dice la mesta compagnia (Pisapia convitato di pietra):