
In questi ultimi tempi ci siamo occupati più volte della questione curda: dal ruolo curdo in Siria, alle possibili conseguenze del referendum nel Kurdistan iracheno. Evidente come l’imperialismo ed il sionismo stiano strumentalizzando la causa curda per i propri fini. Si tratta di una questione assai intricata che merita di essere approfondita. Utile in questo senso – anche se a nostro giudizio troppo schiacciato a difesa del regime siriano in alcuni passaggi – lo scritto della giornalista Sarah Abed, di cui pubblichiamo di seguito la prima di tre parti.
I Curdi, un’arma di destabilizzazione di massa di Washington in Medio Oriente (1/3)
di Sarah Abed
Come il popolo palestinese, i Curdi vogliono la loro autonomia. Tuttavia, dopo la disgregazione dell’impero ottomano, alcuni dei loro leader hanno preferito allearsi con le potenze imperialiste piuttosto che con gli stati vicini.
Essi hanno tradito, così come i loro vicini, anche il loro popolo mettendosi al servizio delle potenze imperialiste per destabilizzare il Medioriente. Hanno tentato di creare successivamente Stati fantoccio in Iran, Iraq e Siria, vale a dire in quei paesi in cui erano stati precedentemente accolti e protetti. Sarah Abed ci racconta la loro storia.
La storia del popolo curdo ha da tempo suscitato mistero e perplessità; solamente da poco si iniziano a trovare gli articoli che affrontano questo argomento nei media mainstream. Dall’invasione statunitense dell’Iraq e dall’attuale conflitto in Siria, la narrazione curda è stata «romanzata» dai media mainstream e dai politici americani per sanzionare le loro politiche interventiste. Dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, questi ultimi ed Israele hanno sostenuto un Kurdistan semi autonomo: Israele pagando loro la cifra di 3,84 miliardi di dollari in cambio di petrolio, cosa che è nell’interesse, sia geopolitico che economico, di entrambe le parti [1].
Nel 2015, il Financial Times ha riferito che circa il 77% della fornitura di petrolio di Israele, negli ultimi mesi, è arrivato dal Kurdistan iracheno, ovvero 19 milioni di barili tra i primi di maggio e l’11 agosto. Durante questo periodo, più di un terzo delle esportazioni nord irachene è passato in mare attraverso il porto turco di Ceyhan verso Israele, con transazioni pari a quasi 1 miliardo di dollari. Questo articolo si basava, cito, “su informazioni riguardanti le transazioni commerciali, il traffico marittimo, compreso quello delle petroliere, mediante satelliti”.
Queste vendite simboleggiano la volontà di emancipazione dell’Iraq settentrionale E la rottura dei legami tra Erbil e Bagdad, cosa che rafforza le paure relative alla volontà di indipendenza totale dei Curdi nei confronti dell’Iraq.
Nel 1966, il ministro della difesa iracheno, Abd al-Aziz al-Uqayli, ha criticato ai curdi iracheni la loro ambizione di fondare “un secondo Israele” in Medio Oriente. Ha anche sostenuto che “le potenze sia occidentali che orientali appoggiano i ribelli nel loro piano di creazione di un nuovo Stato di Israele al nord del territorio iracheno, proprio come avevano fatto nel 1948” [2]. È interessante notare che ancora una volta la storia si ripete attraverso l’esistenza di questa relazione, chi si basa esclusivamente sul reciproco timore delle rappresaglie.
Per la maggior parte del conflitto in Siria, diverse milizie curde sono diventate le migliori alleate delle forze armate della coalizione sotto comando Usa all’interno del territorio; ricevendo aiuti dai suoi membri, con conseguente ottenimento di carichi giganteschi di armi e formazione delle loro truppe [3]. Queste milizie curde sono anche la maggioranza in seno alle Forze Democratiche Siriane (S.D.F.), un organismo pro americano, prominente leader della coalizione, avendo partecipato all’offensiva contro Daesh per liberare Raqqa. Le armi che gli Stati Uniti hanno fornito ai combattenti curdi e arabi della coalizione anti-islamica includono: mitragliatrici, mortai, missili anticarro, veicoli corazzati e attrezzature high-tech.
A maggio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha approvato l’iniziativa di dotare i combattenti curdi in Siria con armi pesanti, tra cui mortai e mitragliatrici [4]. Nel corso del mese successivo sono transitati 348 camion che trasportavano attrezzature militari, secondo l’agenzia di stampa turca Anadolu. Secondo le informazioni provenienti da altre agenzie di stampa, l’elenco delle armi che devono essere consegnate dal Pentagono al suddetto gruppo comprende 12.000 Kalashnikov, 6000 mitragliatrici, 3000 bombe a granata e circa 1000 missili anticarro di origine russa e statunitense.
Il carico americano comprende 130 autocarri, di cui 60 veicoli sono passati il 5 giugno e 20 veicoli il 12, secondo lo Sputnik News [5].
Il 17 giugno lo Sputnik News riferisce che gli Stati Uniti continuano a fornire al Partito dell’Unione Democratica (PYD) in Siria le munizioni per combattere Daesh, consegnando materiale trasportato da 50 camion nel corso di quella sola giornata, secondo i media turchi. All’inizio dello stesso giorno, questi camion sono arrivati nella città di Al-Hasakah, nel nord-ovest della Siria.
I legami storici e attuali tra Israele e i curdi sono un bene per entrambe le parti. In passato, Israele ha ottenuto informazioni e assistenza per diverse migliaia di ebrei che fuggivano dall’Iraq Ba’athista. I curdi hanno ricevuto protezione e aiuti umanitari, e hanno potuto stabilire legami con il mondo esterno soprattutto con gli Stati Uniti. La prima volta che Gerusalemme ha riconosciuto la sua assistenza ai curdi è stato il 29 settembre 1980, allora il Primo Ministro Menahem Begin ha rivelato che Israele ha aiutato i curdi “durante la loro rivolta contro lo Stato iracheno tra il 1965 e il 1975” e che gli Stati Uniti erano al corrente della cosa. Begin ha aggiunto che Israele ha inviato istruttori e armi, ma non combattenti.
I Curdi rimangono il popolo nomade numericamente più importante a non aver mai avuto uno stato assegnato sin dall’origine dei tempi. Questa situazione ha permesso alle potenze occidentali di dividere, destabilizzare e conquistare l’Iraq e la Siria.
La coalizione dei criminali di guerra guidati dagli Stati Uniti utilizza i cittadini curdi siriani per distruggere la pacifica e democratica Repubblica siriana, guidata dal suo presidente democraticamente eletto, Bashar al-Assad [6]. Washington sta cercando di creare un clima settario e divisioni etniche in un paese che, prima del conflitto avviato dall’Occidente, non ne aveva.
Tuttavia, gli studiosi della questione curda respingono questa visione dei fatti perché contravviene alla loro visione della storia che attribuisce ad un certo punto, al popolo curdo, uno Stato in proprio. Essi stimano la popolazione curda di 30 milioni, conformemente alla maggior parte delle fonti demografiche. Rifiutano anche l’idea di poter essere strumentalizzati [7].
Quando l’amministrazione autonoma viene interrogata circa il limite da dare agli Stati Uniti e alle altre superpotenze, il co-presidente del Partito dell’unione Democratica (PUD), Salih Muslim, risponde: «il nostro migliore bene è la nostra mentalità. La sua efficacia dipende dalla nostra capacità di educare e gestire la nostra comunità. Se difendiamo i nostri principi e le nostre ideologie allora nessun potere può asservirci» [8].
Non ci sono probabilmente altri popoli, ai nostri giorni, altrettanto soggetti a “narrazione” in seno al mondo occidentale. Sistematicamente dipinti come «combattenti per la libertà» che lottano fino alla fine dei tempi per una terra che viene loro negata, i Curdi, in maniera ricorrente, sono stati utilizzati come capri espiatori dagli altri paesi.
Al momento, essi sono inconsapevolmente utilizzati dalla Nato e da Israele per consentire loro di soddisfare le loro ambizioni coloniali volte a tagliare grandi paesi frammentandoli a scopi geostrategici.
Questo è il metodo ricorrente utilizzato dalle nazioni imperialiste per colonizzare paesi più piccoli e meno potenti. I curdi, attraverso la storia, sono stati strumentalizzati dalle potenze coloniali con la strategia del “divide et impera” e continuano a svolgere questo ruolo nel momento attuale.
Opportunisti di estrema sinistra o rivoluzionari autentici?
In un articolo del 2007, Daniel Schorr, un esperto analista della radio statunitense NPR, ha affermato che i curdi sono da molto tempo strumentalizzati nella lotte intestine per la supremazia regionale [9]. Oggi, essi si trovano in mezzo ad una guerra di influenza per il dominio nel Medio Oriente tra gli Stati Uniti e l’Iran.
Nel 1973, il presidente Richard Nixon e il suo segretario di Stato Henry Kissinger, con l’aiuto della C.I.A., provocarono una rivolta dei Curdi dell’Iraq settentrionale contro il presidente Saddam Hussein.
Gli Stati Uniti hanno fatto marcia indietro quando Saddam e lo Shah dell’Iran hanno potuto risolvere le loro differenze, abbandonando così i curdi al loro triste destino. Molto sorprendente è l’amnesia di cui danno prova questi ultimi scegliendo di continuare a collaborare con Washington a loro danno.
Nella guerra del Golfo, seguita all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq nel 1990, George Bush padre ha invitato i Curdi, così come la comunità sciita del sud del paese, a ribellarsi contro Saddam. L’esercito vittorioso degli Stati Uniti ha autorizzato Saddam a mantenere i suoi elicotteri di protezione utilizzati in massa per reprimere le rivolte curde e sciite.
L’opinione pubblica statunitense ha infine costretto l’amministrazione ad istituire delle no fly zone nel Nord e nel Sud del paese per proteggere entrambe le popolazioni.
I Curdi hanno dovuto pagare il prezzo della loro fedeltà agli Stati Uniti e non è senza un certo narcisismo che l’amministrazione Bush si è permessa di dettare ai Curdi, presumibilmente autonomi, la natura delle relazioni da mantenere con i loro vicini così come con l’Iran, grande rivale degli Stati Uniti [10]. Ma alla fine, i Curdi sembrano nuovamente essere schiacciati in un conflitto per la supremazia regionale tra gli Stati Uniti e l’Iran.
Andrew Exum, ex dirigente militare statunitense e consigliere del Pentagono sui temi del Medioriente, ha dichiarato: «… questa decisione – di armare un gruppo strettamente legato ad un’organizzazione terroristica straniera che, inoltre, ha finanziato per diversi decenni le insurrezioni contro lo Stato turco – avrà senza dubbio ripercussioni sulle relazioni degli Stati Uniti con la Turchia nei decenni a venire» [11]. Il governo turco ha sottolineato il fatto che la milizia curda è intimamente legata al partito laburista curdo, un gruppo separatista comunemente conosciuto come PKK. Questo gruppo è, agli occhi della Turchia, degli Stati Uniti e dell’Europa, un’organizzazione terroristica.
Una stima approssimativa sulla CIA Factbook (pubblicazione annuale della CIA che riporta i dati statistici fondamentali e una sintesi di informazioni riguardanti tutti i paesi del mondo. NdR), stima la popolazione curda in Turchia in 14,5 milioni: 6 milioni in Iran, circa 5-6 milioni in Iraq e meno di 2 milioni in Siria, per un totale di circa 28 milioni di curdi all’interno del territorio che chiamano “Kurdistan” e le regioni limitrofe.
Tuttavia, altre fonti affermano che in Siria sono rimasti solo 1,2 milioni di curdi, risultato di questa guerra abilmente orchestrata e imposta dalla Nato e dai suoi alleati del Golfo. Circa lo stesso numero è emigrato in Germania negli ultimi sei anni.
È importante distinguere, da un lato, i curdi che si sono integrati nei loro paesi d’accoglienza, ostili alla creazione di un “Kurdistan” e, dall’altro lato, quelli implacabili che non esitano ad aiutare l’Occidente e Israele per destabilizzare la regione. Una parte dei curdi siriani, in particolar modo quelli che abitano in zone che non sono controllate dai curdi, come Damasco, è fedele al governo siriano e ha votato per Assad nel 2014.
Queste elezioni, libere e democratiche, hanno visto Assad prevalere con l’88,7% dei voti davanti agli altri due candidati [12]. All’inizio della guerra in Siria, c’erano nell’esercito siriano combattenti curdi che ricevevano armi e stipendi, come i siriani di altri gruppi etnici. Oggi ne restano solo una manciata nella Siria meridionale.
D’altra parte, al Nord, molti curdi hanno lasciato i ranghi delle forze democratiche siriane (FDS), sotto il comando degli Stati Uniti, anche se beneficiavano di armi, di un salario e degli addestramenti. I Siriani considerano i Curdi fedeli al loro paese come i loro fratelli e le loro sorelle siriane, non hanno quindi nulla a che vedere con i programmi curdi sopra descritti.
La coalizione dei gruppi mercenari siriani, meglio nota come Forze Democratiche Siriane (FDS) è armata, addestrata e sostenuta dagli Stati Uniti. Questo gruppo è attualmente impegnato nella battaglia per liberare Raqqa, ultima roccaforte di Daesh.
Indipendenza e disunione
Una cosa importante da ricordare è che il termine “Curdo” si riferisce a persone che parlano lingue, pur avendo un’origine comune, molto diverse. Le due principali sono: il Sorani in Iraq e Iran; il kurmanji in Siria, in Turchia e nelle regioni limitrofe tra Iraq e Iran. Il Sorani usa caratteri arabi, mentre il kurmanji utilizza caratteri latini, ciò dimostra quanto siano diversi.
Il governo regionale del Kurdistan iracheno è principalmente composto da individui che parlano il Sorani, mentre quelli del PKK, del PYD e degli altri gruppi nazionalisti in Turchia e in Siria parlano il Kurmanji. Anche se esiste ovviamente una corrispondenza tra la cartografia delle lingue curde e quella dell’espressione dei diversi partiti politici curdi, i confini non sono così chiari.
D’altra parte, la Turchia non si oppone con la stessa intensità alle rivendicazioni dei curdi iracheni come a quelle dei loro omologhi turchi o siriani. Promuovere l’autonomia dei curdi in Irak non dovrebbe compromettere la qualità delle relazioni turco-americane contrariamente al fatto di incoraggiare il nazionalismo dei Curdi siriani e turchi.
La ricerca dell’indipendenza è inerente all’identità curda. Tuttavia, non tutti i curdi aspirano ad un Kurdistan unificato che riunisca le popolazioni curde ripartite in quattro Stati sovrani differenti. La maggior parte dei movimenti e dei partiti politici curdi prendono molto seriamente le aspirazioni dei propri compatrioti all’interno dei loro rispettivi paesi. In ciascuno di questi paesi, ci sono curdi che si assimilano le cui aspirazioni si limitano all’ottenimento di più libertà culturali e riconoscimento politico.
I Curdi, sparsi ai quattro angoli del Medioriente, non hanno mai abbandonato l’aspirazione all’immagine di molti gruppi. Anche se alcuni Curdi hanno fondato organizzazioni e partiti politici al fine di favorire e promuovere i loro diritti e le loro libertà, altri, come il PKK turco hanno utilizzato strategie di guerriglia e attacchi terroristici rivolti ai civili e persino ai loro connazionali.
L’ampia varietà dei partiti politici curdi è rivelatrice di un conflitto in seno al mondo curdo, che spesso corrisponde con le divisioni tribali, linguistiche e nazionali, alle quali si aggiungono le divergenze e le rivalità politiche. Le tensioni tra i due principali partiti politici curdi in Iraq, il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) e l’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK), hanno portato ad una guerra civile che è costata la vita a più di 2000 curdi nella metà degli anni ’90.
Queste divisioni si estendono al di là delle frontiere, comparti di e organizzazioni che si ramificano o vedono la nascita di partiti affiliati nei paesi limitrofi. Allo stato attuale, i disaccordi tra i Curdi siriani e iracheni concernenti i rapporti da tenere con la Turchia per promuovere le prospettive di autonomia del popolo curdo hanno creato tensioni che oppongono da una parte, il PKD iracheno e il suo omologo siriano, il PDK-S, e dall’altra parte il PKK e la sua estensione siriana, il PUD. Tuttavia, i gruppi curdi rivali hanno collaborato quando la situazione lo esigeva.
I gruppi Curdi, in alcune occasioni, hanno negoziato non solo con il proprio governo ma anche con gli stati vicini, a volte a discapito dei rapporti con i loro fratelli. Le relazioni complesse, sia tra i differenti gruppi curdi che tra i curdi e i governi regionali, sono instabili; le alleanze si sono formate e dissolte quando si sono verificati cambiamenti politici.
Gli esperti ritengono che la mancanza di unità tra i Curdi sia la causa principale della loro incapacità di fondare il proprio Stato.
Velleità di indipendenza illegittime e ingiustificate dei Curdi
Gli Occidentali sostengono che i Curdi sono tra i combattenti più degni e rispettabili che combattono Daesh in Medioriente. Ma se il loro obiettivo è quello di sconfiggere Daesh, come affermano, perché vanno a commettere un genocidio contro il popolo siriano? [13]. Tenendo conto di ciò, diventa difficile aderire alla tesi occidentale secondo la quale i gruppi terroristi curdi si sono posti l’obiettivo di aiutare la Siria. La realtà sul terreno svuota di significato tutte le belle parole in cui gli Occidentali si prodigano per fare bella figura mentre sostengono queste organizzazioni terroristiche. Questa falsa interpretazione dei fatti è finalizzata ad armare i Curdi della Siria con l’obiettivo di generare instabilità e divisione nel paese.
È sorprendente che i Curdi mostrino tanta ostilità verso la Siria, un paese che li ha accolti a braccia aperte. Ad esempio, nel 2012 in Siria sono state fatte delle riforme che favorivano gli interessi curdi. «Il presidente Assad ha promulgato un decreto che concede la cittadinanza araba siriana ai residenti stranieri del governatorato di Hassake» secondo l’agenzia di stampa Sana. Questo decreto, di cui hanno beneficiato 300.000 Curdi, è uscito una settimana dopo che Assad ha dato vita ad una commissione per «risolvere il problema del censimento organizzato nel 1962 nel governatorato di Hassake».
Nel gennaio del 2015 l’agenzia di stampa Sana ha riportato le parole del vecchio Primo Ministro il dottor Wael al-Halqi: «I curdi sono parte integrante della società siriana e Kobané è una città cara al cuore di tutti siriani» [14]. Questa dichiarazione di al-Halqi è stata fatta durante il suo incontro con una delegazione che includeva i notabili curdi. Egli ha incoraggiato tutti a bandire la violenza e promuovere l’amicizia, ricordando che una soluzione alla crisi siriana può esserci solo «attraverso il dialogo e la riconciliazione nazionale», sottolineando che questo dialogo dovrà essere «tra compatrioti, lontani dalle ingiunzioni straniere».
Nel 2014, il Raggruppamento Civile e Democratico dei curdi siriani ha dichiarato che la tenacia dimostrata dagli abitanti di Kobané contro i terroristi riflette la loro appartenenza alla Siria [15]. Il segretario del Consiglio Supremo del Raggruppamento ha dichiarato che questa tenacia ha forzato l’ammirazione e che i tentativi di compromettere l’integrità del territorio curdo, sono l’espressione di un complotto volto a diffondere caos e divisione e indebolire l’«Asse della Resistenza».
Questi sono solo alcuni esempi della volontà del governo siriano di unificare le popolazioni che vivono all’interno dei loro confini. Nonostante tutte queste azioni di buona volontà, la FDS (Forze Democratiche Siriane) ha scelto di allearsi con i nemici della Siria piuttosto che collaborare con l’esercito siriano.
Un recente accordo, avviato e negoziato dagli Stati Uniti tra una fazione dell’Esercito Siriano Libero e il FDS sotto comando curdo, stabilisce le condizioni che hanno permesso alla Brigata Mut’asim (Esercito Siriano Libero) di investire 11 villaggi della Siria settentrionale, sotto il controllo del rivale FDS, in totale tranquillità. Il contenuto di questo accordo senza precedenti è stato annunciato il 10 maggio 2017, dichiarando che la Coalizione sotto comando statunitense ha delegato ad Al-Mu’tasim la responsabilità dell’amministrazione dei villaggi designati.
Al-Mu’tasim è noto per essere un potente alleato degli Stati Uniti, ragione per cui è stato scelto per assumersi questa responsabilità: ulteriore prova dell’alleanza tra gli Stati Uniti, le Forze Democratiche Siriane e l’Esercito Siriano Libero. Questa cooperazione rappresenta un tentativo di ostacolare il progresso dell’Esercito arabo siriano e dei suoi alleati.
NOTE:
[1] “Israel Is Challenging America to Support Kurdish Independence”, Dov Friedman & Gabriel Mitchell, New Republic, July 3, 2014
[2] “Surprising Ties between Israel and the Kurds”, Ofra Bengio, Middle East Quarterly, Summer 2014 (Middle East Forum).
[3] “U.S., allies rush heavy weapons to Kurds to fight militants in Iraq”, David S. Cloud & Brian Bennett, Los Angeles Times, August 11, 2014. “Trump to Arm Syrian Kurds, Even as Turkey Strongly Objects”, Michael R. Gordon & Eric Schmitt, The New York Times, May 9, 2017.
[4] “Trump Approves Plan to Arm Syrian Kurds”, Courtney Kube, NBC News, May 9, 2017.
[5] “Syria’s Kurdish Militias Get 50 Trucks With US Armored Vehicles, Munition”, Sputnik, June 17, 2017.
[6] « Les projets de Kurdistan », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 5 septembre 2016.
[7] “Syrian Kurdish PYD co-leader dismisses possibility of ‘being used as pawns’”, Kom News, April 16, 2017.
[8] “Middle-East – the Kurdish people used as a pawn by the Western powers”, Class Struggle 103, Winter 2014, (International Communist Union).
[9] “Kurds Often Used as Pawns in Power Struggles”, Daniel Schorr, NPR, January 15, 2007.
[10] “The Kurds as Charlie Brown”, Daniel Schorr, Christian Science Monitor, January 19, 2007.
[11] “Trump Moves To Defeat ISIS By Arming Syrian Kurds”, Jack Davis, Western Journalism, May 10, 2017.
[12] « Le Peuple syrien a parlé », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 5 juin 2014.
[13] « Les États-Unis et Israël débutent la colonisation du Nord de la Syrie », Réseau Voltaire, 1er novembre 2015.. “U.S. Coalition Cleansing Raqqa Of Arabs To Expand Kurdish “Autonomous Region””, Mint Press, June 20, 2017.
[14] “Premier al-Halqi: Kurds are integral part of Syrian society”, Sana, January 29, 2015.
[15] “Civil Democratic Gathering of Syrian Kurds : Ayn al-Arab will continue to raise the Syrian flag”, Sana, October 31, 2014.
Fonte: Voltairenet.org
Traduzione di Daniela Di Marco
(fine prima parte – continua)