L’ultimo post di Daphne Caruana Galizia assassinata a Malta

«Ci sono criminali ovunque si guardi, la situazione è disperata»
, questa la conclusione dell’ultimo post di Daphne Caruana Galizia prima di essere uccisa. La giornalista non parlava del Messico o del Brasile, bensì di Malta. Già, quel Paese che qualcuno ama definire la Panama del Mediterraneo, ma che è più precisamente uno dei 28 stati dell’UE. Uno Stato che è divenuto un paradiso fiscale più che tollerato dagli occhiuti rigoristi europei. Ma un paradiso fiscale porta quasi sempre con se – e Malta non fa eccezione – una politica corrotta, delinquenza e traffici di ogni tipo. Cose che a Bruxelles non danno fastidio, mica stiamo parlando del diritto alla pensione od alla salute.

Ma c’è un altro aspetto da rilevare. Malta non è mica governata da una forza “populista”, dunque dov’è il problema? A Malta governa il Partito laburista maltese del premier Joseph Muscat , partito membro del Partito Socialista Europeo e dell’Internazionale socialista. Questo partito, un tempo contrario all’ingresso nell’UE, cambia posizione nel 2003 (Malta entrerà nel 2004) anche grazie ad un gruppo di lavoro sul tema, al quale contribuisce in maniera decisiva l’attuale premier.

Bella gente gli europeisti, bella gente.


L’ultimo post di Daphne Caruana Galizia

da Popoff Quotidiano

Daphne Caruana Galizia, blogger e giornalista che indagava su Malta Files e Panama Papers è stata assassinata. La sua auto è saltata in aria. L’ultimo post pubblicato mezz’ora prima di essere uccisa

di Daphne Caruana Galizia
L’ex leader dell’opposizione Simon Busuttil ha testimoniato in tribunale questa mattina, così come il capo di gabinetto del primo ministro, quel malfattore di Keith Schembri, nella causa per diffamazione a mezzo stampa che ha intentato contro il dottor Busuttil. Il signor Schembri sostiene di non essere corrotto, nonostante pochi giorni dopo che il Labour aveva vinto le elezioni generali nel 2013 abbia fondato a Panama, insieme al ministro prediletto Konrad Mizzi e al signor Egrant, una società sotto copertura, mimetizzandola attraverso una società fiduciaria top secret in Nuova Zelanda, per poi andare a caccia in tutto il mondo di una banca ombra che li accettasse come clienti. (Alla fine hanno risolto il problema creando una banca ombra a Malta, nascondendosi in piena vista).

Il suo stipendio governativo sono giusto noccioline per lui, ha detto Schembri, perché ha mantenuto le sue società e le sue azioni ed è lì che fa i soldi. Ma il modo in cui utilizza la sua influenza come membro del governo per trarre beneficio per i suoi affari privati a Malta è un caso completamente separato di corruzione / commercio d’influenza e non un argomento per la sua difesa. Egli ha anche affermato di non essere stato in grado di rispondere alle accuse di corruzione negli ultimi due anni – ma non sono passati due anni – a causa del suo “stato di salute”. Sarebbe questo il problema di salute di cui loro hanno affermato egli non soffrisse, quando il capo di gabinetto del primo ministro è scomparso per mesi, del quale mi sono chiesta i motivi, che ho scoperto, e di cui poi ho scritto?
Ci sono dei criminali ovunque si guarda adesso. La situazione è disperata.

Traduzione di Sergio Braga.

Questo il commento di Popoff Quotidiano
È stata uccisa da una bomba piazzata sulla sua auto Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa maltese che aveva messo in imbarazzo il governo Muscat con scoop sui legami con il regime azero e accuse di corruzione. La cronista, 53 anni, è salita a bordo della Peugeot 108 che aveva preso in affitto intorno alle tre del pomeriggio, a due passi da casa, a Bidnija: mezz’ora prima aveva pubblicato l’ultimo articolo sul suo blog, ‘Running Commentary’, che si concludeva con la frase «ci sono criminali ovunque si guardi, la situazione è disperata». Poi il boato, un’esplosione violenta che ha incendiato il mezzo. Il cadavere «era irriconoscibile», hanno riferito gli agenti di polizia arrivati sul posto. Il premier maltese Joseph Muscat ha denunciato un «attacco barbaro»: «Tutti sanno quanto Galizia fosse critica nei miei confronti, ma nessuno può giustificare questo atto barbaro». Il premier ha fatto appello all’unità nazionale e promesso che non avrà pace «finché non verrà fatta giustizia».

La cronista, 15 giorni fa, aveva depositato una denuncia dopo aver ricevuto minacce di morte. Galizia aveva iniziato la professione scrivendo per il ‘Sunday Times of Malta’ e successivamente per il ‘The Malta Independent’. Qualche anno fa l’idea di lanciare un blog dal quale sono partite bordate contro il governo e «l’altra economia dell’isola», divenuta un vero e proprio paradiso fiscale, tanto da meritarsi l’appellativo di «Panama del Mediterraneo». Lo scorso maggio l’ultimo scandalo, i ‘Malta-files’, un’inchiesta in cui L’Espresso ha svolto il ruolo di capofila per l’Italia, patrocinata dal consorzio giornalistico Eic (European Investigative Collaborations).

Malta «fa da base pirata per l’evasione fiscale in Ue», conclusero i cronisti. Ma le luci della ribalta per la giornalista erano arrivate nel 2016 con i Panama Papers. Spulciando tra le carte, Galizia scoprì che due compagnie off-shore erano intestate al ministro dell’Energia maltese Konrad Mizzi e al capo dello staff del premier, Keith Schembri. All’epoca dell’inchiesta, Galizia venne denominata «una donna Wikileaks» da Politico, che l’aveva inserita tra le 28 personalità che «stanno agitando l’Europa». Lo scorso aprile, sul blog, accusa la moglie di Muscat, Michelle, di essere la proprietaria di ‘Egrant’, la terza compagnia panamense citata nei Panama Papers. Spuntano finanziamenti per milioni di euro e legami sospetti con il regime azero di Ilham Aliyev. La vicenda porta a elezioni anticipate. Muscat nega tutto e viene rieletto. Galizia allora sposta la propria attenzione su Adrian Delia, il leader del partito nazionalista maltese, accusandolo di aver fatto l’avvocato per una compagnia maltese basata a Londra che era finita nelle maglie di un’inchiesta per corruzione. Il premier ora ha annunciato un’inchiesta a cui parteciperà anche l’Fbi statunitense.