Ieri si è svolta a Roma, al Centro congressi Frentani, la (per noi) attesa assemblea costituente della “Lista del Popolo”. Pochi i presenti, circa 150.

Una cosa che mi ha stupito era la totale assenza dei media e dei giornalisti. Certo siamo abituati all’oscuramento di ogni iniziativa che va controcorrente, cosa alquanto strana però, se si considera il grande impatto mediatico che invece ha avuto la conferenza stampa di Chiesa e Ingroia, appena un mese fa, 16 novembre.

Sorvoliamo.

Dopo l’introduzione di Chiesa, che ha teso a sottolineare il carattere pluralistico della lista, e che il suo spirito è lo stesso della Costituente del ’47-’48, è iniziato un ricco ed articolato dibattito. 33 sono stati gli interventi.

In estrema sintesi, si sono espresse due linee fondamentali, la prima difesa dagli esponenti della Confederazione per la Liberazione Nazionale e da molti altri, tesa a rafforzare il profilo sovranista della lista ed una seconda (che a me è sembrata francamente minoritaria) difesa sia da Giulietto Chiesa che da Antonio Ingroia, che ha difeso la piattaforma da essi proposta, dove non si contempla né l’uscita dall’Unione europea, né il ritorno alla sovranità monetaria.

Davanti ai numerosi interventi che hanno suggerito aggiustamenti del profilo politico della lista, in una direzione più radicalmente sovranista, Chiesa e Ingroia, nelle loro arringhe finali, hanno sostanzialmente risposto picche: Chiesa: “Non è vero che esiste un terzo degli italiani che è per l’uscita dall’euro. La nostra linea su questo è quella indicata da Alberto Micalizzi”. Ingroia, rispondendo ai critici: “Non accettiamo ultimatum. Il vostro metodo è inaccettabile. La proposta di uscita dall’euro è sbagliata. Su questo noi condividiamo in pieno quanto dice Alberto Micalizzi”.

Si spiega così come mai, a Micalizzi (molte sono le chiacchiere che girano su questo peculiare personaggio), sia stato dato ampio spazio per esporre la sua proposta — non si deve uscire dall’euro ma restare nell’Unione e adottare, nel rispetto dei Trattati europei, i CCF – Certificati di Credito Fiscale: “Chi sogna di uscire dall’euro si sbaglia… E’ un errore pensare di tornare alla Banca d’Italia pubblica… Siamo in occidente e i mercati finanziari ci strozzerebbero”.

Sono rimasta molto stupita dalla chiusura netta di Ingroia e Chiesa davanti alle richieste di miglioramento della piattaforma. Ingroia si è arrabbiato con coloro che hanno sostenuto che “diluire” la radicalità sul piano dei contenuti, lungi dal portarci consensi, ce li fa perdere. Non è stato per nulla convincente.

Si tenga conto che la porta a modifiche della piattaforma è stata tenuta chiusa anche rispetto a numerose, importanti e condivisibili proposte che hanno suggerito rafforzamenti sulla questione ambientale, della difesa dei territori, di un modello sociale ecocompatibile, del rifiuto della legge Lorenzin, ecc.

Morale della favola: siamo usciti più perplessi che persuasi.

Oltre alla debolezza del profilo politico di questa lista, rimangono due problemi: il primo è che nei tempi strettissimi che ci dividono dalle elezioni, non sembra ci siano le forze sufficienti per presentare una lista che non esca con le ossa rotte dalla prova elettorale. Il secondo problema è che, malgrado le rassicurazioni formali, non è affatto chiaro cosa accadrà dopo il giorno delle elezioni.

Come hanno sottolineato molti che sono intervenuti, la presentazione di una lista ha senso solo se questa è un tassello, un momento per il dopo, solo cioè se è funzionale alla costruzione di un polo politico che faccia della sovranità costituzionale e nazionale il suo punto di forza.

Ho la sensazione opposta, vale a dire che qualora questa lista non riuscisse a portare in parlamento una pattuglia di deputati, il giorno dopo tutto andrebbe ramengo (ammesso e non concesso che si superi lo sbarramento della raccolta delle firme).