Gli Stati uniti nettamente battuti all’ONU su Gerusalemme

Per la Palestina cambierà ben poco, ma almeno l’arroganza americana è stata sonoramente battuta. Nulla di imprevisto, naturalmente, ma di fronte alla malaparata l’ambasciatrice statunitense all’ONU, Nikki Haley, aveva fatto la voce grossa: «prenderemo i nomi di chi voterà la mozione», cioè il testo di condanna della decisione di Trump di spostare l’ambasciata USA a Gerusalemme.

Una minaccia che non ha avuto troppe conseguenze: 128 voti a favore, 9 contrari e 35 astenuti, questo l’esito del voto al Palazzo di vetro. Mentre alcuni nomi dei contrari fanno quasi tenerezza – oltre a Stati uniti ed Israele, hanno votato contro: Guatemala, Honduras, Togo, Micronesia, Nauru, Palau e Isole Marshall -, è tra quelli degli astenuti che si trovano diversi stati più sensibili all’intimidazione della Casa Bianca. Tra di essi spiccano paesi come il Canada, il Messico e l’Argentina e – venendo in Europa – il trio composto da Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca.

Se per l’ambasciatore israeliano, Danny Danon: «Questo voto finirà nel secchio della spazzatura della storia. Nessuna risoluzione dell’Assemblea Generale ci farà uscire da Gerusalemme», la consueta arroganza sionista è stata di fatto surclassata dalla già ricordata Haley:
«L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto alle Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti ricorderanno, ricorderanno il giorno in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro diritto come nazione sovrana. Questo voto farà la differenza su come gli americani guarderanno l’Onu e i Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo voto».

Dunque, per la rappresentante della prima potenza mondiale le decisioni dell’ONU sono carta straccia. Esse non contano, o meglio quelle dell’Assemblea generale non contano, quelle del Consiglio di sicurezza (Cds) invece sì, perché lì gli americani hanno il diritto di veto ed impongono da decenni il loro volere.

Ricordiamocene quando si presenteranno in quella sede per chiedere l’avallo dell’ONU per una loro nuova aggressione, e ricordiamocene quando si vorrà abbellire come “giusta” od “umanitaria” una loro guerra, solo perché vistata  dal Cds.

Tornando a Gerusalemme ed alla Palestina, cosa ci dice questa vicenda? Essa ci conferma l’isolamento di Israele, ma al tempo stesso l’impotenza del mondo di fronte alla prepotenza Usa-israeliana.

Un’impotenza, però, che non è solo frutto dei rapporti di forza militari. Essa è in realtà ben più profonda, e si nutre di quella ben nota subalternità politica ed ideologica al sionismo che fa sì che alle parole non seguano mai i fatti. Israele è lo stato più “condannato” del pianeta, ma può infischiarsene allegramente sol perché sa bene di che pasta son fatti certi suoi critici. Basta pensare alla politica dei principali paesi dell’UE, come Germania, Francia ed Italia per rendersene conto.

Bene dunque il voto dell’ONU, ma purché si comprenda che l’arroganza dei pochi può alla fine prevalere, nonostante i voti, solo per la connivenza e la pavidità della gran parte dei molti.