La carneficina di Mosul: per riconquistarla sono morti 23mila soldati iracheni. Lo afferma la commissione d’inchiesta del parlamento di Baghdad

Ventitremila. La cifra è spaventosa e si commenta da sola. E la fonte si presta a pochi dubbi, visto che non si vede quale vantaggio vi sarebbe per Baghdad ad ingigantire le cose.

Ventitremila è la cifra di un massacro. Non solo è già enorme in sé, ma essa è solo la punta dell’iceberg di una carneficina talmente grande da essere stata silenziata come mai dai media di tutto il mondo.

Punta dell’iceberg per due motivi. Primo, perché tra gli attaccanti l’esercito iracheno non era solo, visto che aveva al suo fianco militari turchi ed iraniani, le milizie curde come quelle sciite. Il tutto con il massiccio impiego dell’aviazione americana, francese ed inglese. Secondo – e più importante – perché in una battaglia di questo tipo, oltre alle migliaia di vittime tra i miliziani dell’Isis, possiamo essere certi che il più alto prezzo di sangue sia stato pagato dalla popolazione civile.

Quante sono state complessivamente le vittime di questo attacco durato nove mesi (dall’ottobre 2016 al luglio 2017)? Forse con certezza non lo sapremo mai, ma a questo punto ipotizzare il numero di centomila morti appare ragionevole.

Se non è questa una carneficina…

Eppure quasi nessuno ne parla. Tra i maggiori quotidiani italiani, la notizia della morte in questa battaglia di ben 23mila soldati iracheni è stata ripresa solo da La Stampa del 24 dicembre. Per il resto un silenzio impressionante. Ma anche il quotidiano torinese non si sforza di certo, limitandosi a tradurre quanto pubblicato dalla Efe, la maggior agenzia di stampa spagnola.

Leggiamo l’articoletto de La Stampa:

«Oltre 23 mila soldati e agenti delle forze di sicurezza irachene sono morti durante l’offensiva per cacciare lo Stato islamico da Mosul, nel nord dell’Iraq. Lo riferisce a Efe il presidente della commissione d’inchiesta sulla caduta di Mosul istituita dal Parlamento di Baghdad, Hakem al Zamely, aggiungendo che i feriti sono il triplo e che sono stati persi oltre 3 miliardi di dollari spesi in tonnellate di armi, munizioni e veicoli. La commissione di Al Zamely indaga sulle cause della caduta di Mosul in mano all’Isis nel 2014. La battaglia per recuperare la città, principale roccaforte dell’Isis in Iraq, è cominciata a ottobre del 2016 e si è conclusa a luglio del 2017. Oltre alle perdite di vite, la città ha subìto una grande distruzione dovuta ai combattimenti fra truppe ed estremisti, nonché ai bombardamenti della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti».

A leggere questi dati, gridano vendetta le valutazioni diffuse dalle fonti ufficiali americane, che hanno sempre parlato di un migliaio di morti tra i civili. Già qualche giorno fa la Associated Press aveva moltiplicato per dieci queste stime, calcolando tra 9mila ed 11mila le vittime civili del massacro di Mosul.

Adesso le parole di Hakem al Zamely ridicolizzano anche questi numeri. La carneficina di Mosul è stata spaventosa, di una portata inversamente proporzionale all’attenzione dei media.