Lista del popolo: risposta a Glauco Benigni su sovranismo e dintorni

Già una settimana fa ho replicato ad un articolo di Glauco Benigni che polemizzava con la Cln attorno al tema della sovranità. Discussione per nulla astratta, in quanto riferita alle concrete vicende della “Lista del popolo”. Adesso Benigni torna sulla questione, rispondendo a sua volta al mio articolo. Gliene sono grato, dato che sarà forse possibile mettere meglio a fuoco alcune questioni.

Benigni inizia dicendoci che gli «dispiace sinceramente che la CLN si sia dissociata dalla Lista del Popolo». Naturalmente non ho alcun motivo di dubitare della sua sincerità personale, ma il problema è un altro, ed è esattamente quello di non voler capire le ragioni della nostra dissociazione.

Frasi come «Ancora una volta hanno vinto i nostri avversari… frettolose interpretazioni di posizioni espresse durante il dialogo… antichi giochi fondati sulla sfiducia di base e sugli ego», proprio non servono a nulla.

Io rispetto, pur non condividendole, le posizioni di Benigni. Ma il rispetto dovrebbe essere reciproco. E in primo luogo il rispetto avrebbe da manifestarsi attorno alla realtà dei fatti che hanno portato alla rottura. E qui proprio non ci siamo.

Il che mi costringe a ribadire, spero per l’ultima volta, cose già scritte in abbondanza. In breve, quando i promotori della lista (Giulietto Chiesa ed Antonio Ingroia) hanno cambiato le carte in tavola, sulla questione – per noi decisiva – dell’UE, ma pure sul programma di nazionalizzazioni, la Cln gli ha subito scritto per superare il passo indietro compiuto.

Riporto di seguito un passaggio di quella lettera:
«Ci riferiamo anzitutto alla posizione sull’Unione Europea che tende a confondersi con l’”altreuropeismo” (quello a la Tsipras et similia, per intenderci). E’ scomparsa poi, inopinatamente, la questione delle nazionalizzazioni delle banche (a partire da Bankitalia) e dei settori strategici dell’economia. Sappiamo che per unire forze diverse un compromesso è inevitabile. Ma, se le cose hanno un senso, il profilo programmatico ha da essere conseguente al grido d’allarme che lanciamo. Se parliamo di sovranità dobbiamo dire chi la minaccia e che cosa fare per riconquistarla».

La Cln non ha mai preteso di imporre la propria visione, il proprio programma, le proprie parole d’ordine. Abbiamo invece proposto un ragionevole compromesso. Grave colpa, evidentemente, dato che tale proposta è stata sdegnosamente respinta dai due promotori (meglio sarebbe dire padroni) della lista. Benigni era presente all’assemblea del 16 dicembre e tutto ciò non dovrebbe essergli sfuggito.

Non si capisce allora come egli voglia dipingerci come arroganti portatori di “verità”. O meglio, lo si capisce fin troppo bene nel successivo passaggio nel quale il Nostro si dichiara nientemeno che agnostico sulle questioni euro ed UE.

Agnostico? Certo che ce ne vuole dopo dieci anni di crisi, di un dramma sociale targato euro/UE, di politiche economiche ed anti-sociali portanti lo stesso marchio, dopo decine di pubblicazioni che hanno mostrato il nesso inscindibile tra euro/UE ed austerità, tra quest’ultima ed il peggioramento drammatico delle condizioni di vita della maggioranza degli italiani!

Ce ne vuole, eccome! Ma se questo ancora non basta, ognuno è libero di percorrere la sua strada. Basterebbe non falsificare le posizioni di chi, avendo aperto gli occhi per tempo, ha solo chiesto un minimo di coerenza a chi pure si dichiara sovranista.

Ma coerenza per cosa? Solo per una mania intellettuale? No, per onestà (che non è solo quella cosa che immaginano i grillini), ma soprattutto per chiarezza politica. Quella chiarezza che avrebbe potuto essere la forza della “Lista del popolo”. Una forza che invece non ci sarà, relegando la lista –  ammesso che riesca a presentarsi grazie alla probabile norma “salva-radicali” – nel parco dell’irrilevanza degli zerovirgola.  

Perché questo sarà l’effetto del tabù altreurista. Salvo la Bonino, oggi nessuno è così fesso da dire “più Europa“. Tutti chiederanno invece, con maggiori o minori accentuazioni, un’altra Europa. Chiederanno cioè una cosa impossibile. Spiace che anche la “Lista del popolo” abbia scelto di unirsi a questo ipocrita coro. Ma ormai le scelte sono fatte e non è nostra intenzione continuare a polemizzare.

Ci sono però ancora tre cose che voglio dire a Benigni.

La prima riguarda il livello di coscienza degli italiani sul tema euro/UE. Secondo il rapporto 2017 del Censis, pubblicato di recente, il parere degli italiani sulla moneta unica è negativo per 80,1% degli intervistati. Non solo, mentre il 95% esprime il senso di appartenenza alla propria nazione, solo il 45% manifesta un analogo sentimento verso l’Ue, che sarebbe “forte” solo per l’8%. Queste le cifre assolute, ma l’orientamento anti-euro ed anti-Ue è più forte tra gli operai, i disoccupati e le casalinghe. Insomma, le classi popolari sembrano avere le idee più chiare di tanti promotori di liste (e non mi riferisco soltanto alla “Lista del popolo”)… Non tenerne conto, in nome di una posizione “politically correct“, è semplicemente autolesionista. Peccato.  

La seconda riguarda la Banca d’Italia, che noi vogliamo riportare sotto il controllo pubblico e la “Lista del popolo” invece no. A leggere Benigni qui si coglie un certo livello di approssimazione. Per il Nostro essa servirebbe soltanto «a stampare quantità illimitate di moneta». Tutto ciò solo «in ossequio alla Sovranità del Mercato». O Santo Cielo! Ma di cosa straparla? A parte il fatto che in un regime di sovranità monetaria è il governo che dispone questa o quella mossa della Banca centrale, come dimenticare le altre funzioni macroeconomiche di questa banca, tra le quali la politica dei tassi e la funzione di acquirente di ultima istanza dei titoli del debito pubblico? La verità è che senza una Banca centrale sotto il controllo pubblico non può esserci una politica economica degna di questo nome. Ma qui è Chiesa che ha chiesto un giuramento sulle opposte tesi del Micalizzi. Auguri!

La terza riguarda certi ragionamenti catastrofisti di cui il Nostro ha infarcito il suo intervento. Quelli secondo cui uscire dall’euro/Ue sarebbe il caos se non la catastrofe. Su queste cose tanto abbiamo scritto (certo non solo noi) e qui non ci torniamo sopra. Mi limito perciò ad indicare al Benigni il nostro Vademecum sull’uscita dall’euro. E’ della primavera del 2014, ma è sicuramente più aggiornato di certe “riflessioni” che ci vengono riproposte ancora oggi. Noi abbiamo sempre detto che l’uscita dalla gabbia dell’euro non sarà di certo una passeggiata, ma le classi popolari del nostro Paese non possono più passeggiare serenamente da tempo. E’ per questo che parliamo della necessità, per gestire tale rottura, di un governo popolare d’emergenza fondato sulla realizzazione di un programma di misure economiche urgenti.

Infine, ma qui siamo al comico, il Benigni chiede a me (sic!) di garantire che le non meglio precisate “Forze Occulte” non tentino di innescare il caos il giorno dell’uscita dall’euro. Ma si può!!!??? Certo che le forze del sistema non starebbero con le mani in mano, ma egli pensa forse di poter uscire dall’attuale regime senza scontrarsi con il blocco dominante?

In ogni caso Benigni si tranquillizzi. Tra incertezze reali e presunte, tre certezze per il giorno dell’uscita mi sento di affermarle: 1) il sole continuerà a sorgere ad est, 2) le stagioni continueranno ad alternarsi, 3) chi non vuol capire oggi avrà le stesse difficoltà anche domani.
Tra queste tre certezze, l’ultima è la più certa di tutte.