Avvicinandosi il 4 marzo, alcuni amici ci chiedono quale sia il modo più efficace per manifestare un rifiuto complessivo del sistema politico italiano. Insomma, non potendo esprimere una convinta preferenza elettorale, ma non volendo neppure finire nell’indistinto calderone dell’indifferenza – che è esattamente l’atteggiamento opposto a quello di chi si pone questo problema –  ci si chiede quale sia la cosa migliore da fare.

Cinque sono le possibilità: (1) l’astensione, (2) l’annullamento della scheda, (3) lasciare la scheda in bianco, (4) il rifiuto della scheda, (5) il voto a liste minori come azione di disturbo.

Prima di entrare nel dettaglio, chiariamo subito un punto fondamentale: dal punto di vista non solo dell’attribuzione dei seggi, ma anche da quello dell’assegnazione delle percentuali alle liste in lizza, ogni scelta che va dall’1 al 4 ha esattamente gli stessi effetti. Più precisamente, non ha alcun effetto. Questo perché le percentuali si calcolano non sui votanti (come qualcuno pensa), ma solo sui voti validi. Dunque, se gli elettori sono 100 e si recano alle urne in 75, ma 3 annullano la scheda e 2 la lasciano in bianco, le percentuali di ogni partito verranno calcolate solo sui 70 voti validi espressi.

Vediamo ora vantaggi e svantaggi politici di ognuna delle cinque possibilità indicate.

(1) Astensione – E’ questa la forma più semplice ed efficace di non voto. Perché la più semplice è facile da intuirsi. Perché la più efficace è presto detto: perché il dato più consistente, quello che i media non possono ignorare, quello che in effetti segna il progressivo distacco di tante persone da un sistema politico sempre meno democratico. Alcuni dati ci chiariscono il fenomeno. Nel 2006 gli astenuti furono il 16,4% degli elettori, nel 2008 il 19,5%, per poi salire al 24,8% nel 2013. Negli stessi anni, le schede bianche hanno raggiunto le seguenti percentuali (stavolta calcolate sui votanti): 1,1 – 1,3 – 1,1%. Quelle nulle: 1,8 – 2,5 – 2,5%. Facile notare come sia il dato degli astenuti il vero termometro della protesta. Casomai il problema dell’astensione è un altro. Ed è che il significato della sua crescita perde almeno una parte del suo valore politico in assenza di una vera campagna di massa per il non voto.

(2) Annullamento scheda – Questo è un atto apparentemente più forte. Non si rinuncia ad andare al seggio, e magari si motiva con una frase la propria scelta. Qui il problema, oltre alle considerazioni svolte al punto precedente, è che quella frase la vedranno solo gli scrutatori. Ed anche lo slogan più rivoluzionario finirà sommato a frasi oscene o qualunquiste e – peggio – ai numerosi elettori che avranno semplicemente sbagliato ad esprimere il proprio voto.

(3) Scheda bianca – Valgono le considerazione del punto 2 con l’aggiunta – in peggio – che in questo caso si rinuncia anche all’espressione del proprio pensiero.

(4) Rifiuto della scheda
– E’ questa una modalità che si può scegliere, ma che non avrà mai seguito di massa. Ed oltretutto è una casistica che non ha spazio alcuno nelle statistiche. In realtà, questa forma di protesta appare semmai più comprensibile in occasione di referendum di cui si contesta alla radice il quesito, piuttosto che in elezioni politiche.  

(5) Voto a liste minori come azione di disturbo – Va da sé che qui il discorso sarebbe più complesso, per l’ovvio motivo che c’è lista minore e lista minore. Ma su questo rimandiamo alla posizione presa da Programma 101. Qui ci limitiamo a considerare l’efficacia tecnica, e dunque politica, di quest’ultima opzione. Diciamo “azione di disturbo”, perché è evidente che questa scheda è rivolta a chi non è in condizione di esprimere un voto convinto, che altrimenti tutto questo ragionare non avrebbe senso alcuno. In questo caso non si tratta di mandare qualcuno in parlamento (che di queste liste nessuno ci andrà), né di rafforzare progetti politici troppo stentati per potersi affermare. Si tratta soltanto di contribuire ad indebolire le forze sistemiche, riducendo un po’ la percentuale del Pd e soci (incluso LeU), di M5S, della coalizione e di tutte le forze di destra. Si dirà, però, che nessuna delle forze in lizza merita il voto. Obiezione comprensibile,  ma (a differenza delle altre quattro) è questa l’unica opzione in grado di incidere minimamente sui risultati. In effetti, solo un’azione di disturbo. Ma che forse è sempre meglio di niente.

 

da sollevAzione