Comunicato n.2 – 2018 di Programma 101

(1) Rispetto alle elezioni del 2013 il PD perde 2 milioni e mezzo di voti. I Cinque stelle ne guadagnano altrettanti. Forza Italia cala di altri due milioni. La Lega ne ottiene quattro in più. Queste le quattro cifre più importanti del terremoto elettorale del 4 marzo. Un terremoto che seppellisce in un colpo solo, la “Seconda Repubblica”, le due principali forze sistemiche (il Pd e Forza Italia), e la speranza delle élite euriste di un governo Renzusconi di legislatura. Un terremoto, infine, che ci consegna un Paese spaccato in due, con il vagone del Centro-nord agganciato alla locomotiva tedesca e quello del Centro-sud lasciato alla deriva. Un Paese che rischia dunque, se non esce dalla gabbia euro-liberista, di cessare di essere una nazione unitaria.

(2) Quella di queste élite è in effetti una vera e propria disfatta. Esse hanno puntato sulla tenuta del loro principale agente, il PD, e questo è stato invece il principale bersaglio della rivolta elettorale. Erano certe della egemonia del loro blocco sociale, che invece non c’è più. Hanno concentrato tutta la loro enorme potenza di fuoco contro la minaccia dei “populisti”, e questi hanno invece vinto la sfida. Una sconfitta, quella delle élite, che ci dà speranza. Una vittoria, quella di M5S e Lega, che date le dimensioni, ci inquieta, poiché premia gruppi dirigenti opportunisti e trasformisti.

(3) Un populismo a due teste, quello del M5S e della Lega, la cui eventuale alleanza è ciò che le oligarchie euriste e le asservite élite italiane temono come la peste. Ove Lega e M5S offrissero invece la loro disponibilità a qualche forma di pacificazione nazionale e di sodalizio per stabilizzare la crisi di regime, si dimostrerebbe quanto temiamo: che sia la Lega che il M5S non sono populismi eversivi dell’ordine neoliberista e che il rischio è che essi finiscano per diventare due ruote di scorta dei dominanti, due stampelle per impedire il collasso del regime.

(4) Le élite infatti, nel tentativo di conservare ben salde nelle loro mani le decisive leve del potere, dovranno evitare che l’instabilità italiana diventi benzina sul fuoco della crisi europea, tenteranno quindi in ogni modo di addomesticare questi populismi, sterilizzando le spinte antieuriste che li hanno portati alla vittoria. Condividere coi populismi (quantomeno uno dei due) la stanza dei bottoni è un prezzo che le élite sono disposte a pagare non solo per evitare pericolosi scossoni, ma perché sanno che questa è la terapia per corromperli e quindi neutralizzarli.

(5) Qualcosa i gruppi dominanti dovranno concedere, ma concederanno solo quanto non infrange le compatibilità eurocratiche e neoliberiste: un po’ di reddito di cittadinanza, forse un po’ meno tasse, di sicuro più stato di polizia, una stretta sull’immigrazione. Il tutto graduando e non invertendo il percorso ordoliberista, sempre ubbidendo al pilota automatico ed ai predoni dell’alta finanza. Ove, per quanto anemica, continuasse questa “ripresa”, il tentativo delle élite potrebbe non risultare disperato, addirittura avere successo. Esso potrebbe fallire solo se sopraggiungesse un nuovo collasso economico-finanziario che richiedesse nuove terapie d’urto, o in caso di una sollevazione popolare generale.

(6) I prossimi mesi confermeranno che non è dalle urne che potrà arrivare una svolta risolutiva per il popolo lavoratore, per i giovani, per gli esclusi, per il Paese. I dominanti sono infatti sempre riusciti a svuotare o deviare ogni rivolta passiva, qual è quella che si manifesta col voto. Una rivolta attiva, per quanto necessaria, sembra oggi improbabile visto che non abbiamo più un Popolo di cittadini, ma una moltitudine plebea priva di coscienza e di coraggio. Altre dure prove gli italiani dovranno subire e affrontare affinché si alzino in piedi. Non saranno né il M5S né la Lega a ricostruire un Popolo ed a fornirgli una guida in tempi tempestosi. Loro sono tanto più forti quanto più la plebe si lamenta in ginocchio.

(7) Punite per aver abbracciato il globalismo cosmopolitico e immigrazionistico delle élite le sinistre stanno morendo. Non vale nemmeno la pena celebrarne i funerali. Il tempo è prezioso. Utilizziamolo per costruire una sinistra nazional-popolare, patriottica, libertaria. Questa la missione che abbiamo davanti per evitare la barbarie liberista e disumanizzante. Questa la sola missione per cui valga la pena combattere.

5 marzo 2018

da Programma 101