Presentiamo ai lettori la prima delle risoluzioni approvate dalla II. Assemblea nazionale di Programma 101, svoltasi nei giorni 10 e 11 marzo. La risoluzione, che è stata scritta prima delle elezioni, non ha subito modifiche da parte dell’Assemblea.

(1) L’assenza, il 4 marzo, di una lista elettorale che tenesse assieme Costituzione e sovranità nazionale chiude un ciclo per tutto il campo del cosiddetto “sovranismo”.

Questo ciclo si aprì nel 2010-2011, quando sorsero come funghi organismi, associazioni, gruppi che rivendicavano il ritorno alla sovranità monetaria. Malgrado come MPL avessimo svolto un ruolo propulsivo non ottenemmo i risultati sperati. Non li ottenemmo nonostante fossimo stati promotori di iniziative di grande importanza: il convegno fuori dall’euro dell’ottobre 2011, il grande simposio “Oltre l’euro” del gennaio 2014, il primo Forum Internazionale di Assisi dell’agosto 2014, quindi la nascita del Coordinamento europeo.

Cinque le ragioni essenziali che spiegano come mai: (1) la nostra debolezza organizzativa; (2) l’entrata in scena del M5S, verso cui confluirono il grosso delle energie liberate dalla crisi sociale e politica; (3) il rifiuto delle sinistre tutte di impugnare la battaglia contro euro ed Ue, quindi di ogni politica di sovranità nazionale; (4) era predominante, nel campo del “sovranismo”, un’ostilità generale verso qualsiasi cosa che fosse socialista e di sinistra; (5) il rifiuto diffuso della forma partito.

(2) Fatto sta che in quelle condizioni di accerchiamento ritenemmo prioritario agire come costruttori di una rete unitaria piuttosto che di rafforzare l’MPL. Nella primavera del 2014, con la nascita del Coordinamento nazionale della sinistra contro l’euro, pensammo di avere spezzato l’accerchiamento. Non fu così. Malgrado l’alto livello di analisi e proposta, scolpito nel Vademecum su come si sarebbe dovuti uscire dall’euro, il Coordinamento non riuscì né ad allargarsi né a portare a compimento la trasformazione, apparentemente da tutti condivisa, in un unico soggetto politico.

Grandi speranze si riaccesero con la nascita della Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN) all’inizio del 2017. Speranze che presto si infransero alle prime difficoltà. Davanti alla decisione di prepararci alla prova elettorale del marzo 2018 sorsero le prime divisioni.

Malgrado ciò, nella consapevolezza dell’importanza della tappa elettorale 2018, la CLN lanciò nell’estate 2017 l’appello per l’Italia Ribelle e Sovrana. Questo tentativo di dare vita ad una lista del sovranismo costituzionale non ha sortito l’effetto sperato. Abbiamo incontrato insipienza, infantilismo, settarismo. Avevamo l’ennesima prova che non era possibile unire i “sovranisti”, nemmeno in vista delle elezioni.

Il risultato negativo non poteva non riverberarsi in modo distruttivo su una Confederazione già debole, causando la sua diaspora.

Queste sconfitte non potevano non metterci in serissime difficoltà. Facciamo le spese di avere dedicato la maggior parte delle forze, intellettuali e organizzative allo costruzione di organismi di fronte e percorsi unitari. Si conferma che non bastano chiarezza d’idee e volontà ecumenica: nessuno organismo unitario può reggere agli urti senza un baricentro organizzativo forte e coeso.

(3) Alle porte delle elezioni del 4 marzo abbiamo assistito ad un processo di smottamento di tutto il campo del primo sovranismo, uno smottamento che è consistito nell’approdo verso un nazionalismo di destra. La candidatura di Alberto Bagnai con la Lega salviniana, quello di Marco Mori con CasaPound Italia, della De Pin con Forza Nuova, erano solo la punta dell’iceberg. Pochissime le eccezioni: oltre a noi e chi faceva parte della CLN, il Fronte Sovranista Italiano.

Se questo esito è potuto accadere, è dipeso anche dal discorso prevalente nel campo del primo sovranismo, ci riferiamo alla litania che non ci sarebbero più destra e sinistra, che non ci sarebbero uscite di sinistra o di destra dall’euro e dalla Ue.

Questo discorso, mentre esprimeva un adeguamento alla concezione del pensiero unico predominante negli ultimi decenni — la politica senza “ideologie”, senza visioni del mondo, quindi fondata, proprio come vuole il pensiero dominante, sui tecnicismi, la centralità dei leader e l’evaporazione di partiti degni di questo nome, ovvero portatori di idee sociali forti —, indicava l’opportunistico e insidioso rifiuto di ammettere che dall’euro si può uscire anche con politiche neoliberiste, e neo-autoritarie.

Se è stato corretto aver considerato quello del primo sovranismo un importante campo di battaglia, è stato giusto contrastare le tendenze latenti che portavano verso un nazionalismo di destra affinché non diventassero egemoni. Lasciati sostanzialmente soli, dobbiamo ammettere che non ce l’abbiamo fatta ad evitare che ciò che era incipiente (il sovranismo destrorso e nazionalista) venisse alla luce e diventasse egemone.

Il risultato è che Lega salviana e CasaPound Italia — in questo aiutati in modo determinante dai media di regime e dall’ignavia delle sinistre, sia di regime che radicali —  appaiono come “sovranisti”, anzi i soli “sovranisti”. Ove quindi “sovranismo” è percepito come sinonimo di nazionalismo e, spesso di revival fascistoide.

Riteniamo sia necessario, fermo restando l’utilizzo imprescindibile del sostantivo “sovranità”, e dato per scontato che non dobbiamo lasciare alle destre il campo di battaglia ideologico della nazione, smettere di denominarci in prima istanza “sovranisti”, insistendo invece sul concetto di patriottismo democratico e costituzionale.

(4) L’avvenuta scissione del primo sovranismo in due campi opposti rende  impraticabile, rebus sic stantibus, una politica di fronte unito. Occorre piuttosto non solo distinguersi nettamente ma combattare il sovranismo nazionalista di destra.

D’ora in avanti, anche valutato cosa ci han detto i risultati elettorali, la nostra attenzione va rivolta in tre direzioni principali: (a) quel che maturerà nel campo delle sinistre no-euro; (b) quel che accadrà nel Movimento 5 Stelle vista la svolta governista ed europeista; (c) verso il tentativo in atto di trasformare SiAMO in un vero e proprio movimento politico indipendente.

In questa prospettiva è prioritario rafforzare la nostra organizzazione, come organismo di indirizzo programmatico e strategico, e come polo di irradiazione culturale e di educazione teorica e politica.

Risoluzione approvata dalla II. Assemblea di MPL-Programma 101
11 marzo 2018

da Programma 101