Con un’affluenza alle urne senza precedenti Fidesz (Unione Civica Ungherese) il partito di Viktor Orban ha stravinto le elezioni in Ungheria.

Matteo Salvini, come da copione è stato tra i primi ad esultare:
«L’Ungheria ha votato con il cuore e con la testa, ignorando le minacce di Bruxelles e i miliardi di Soros. Buon lavoro presidente Orbán, spero di incontrarla presto da Presidente del Consiglio italiano».

Con Salvini esultano tutti i populismi destrorsi e xenofobi d’Europa.
Noi non esultiamo adesso come non esultammo nel 2014, quando ricordammo chi sia in verità Viktor Orban.

Due le ragioni principali della vittoria dell’astuto Orban. La prima è segnalata da certi suoi paladini italiani:
«La sua campagna elettorale è stata incentrata in particolar modo sul contrasto all’immigrazione illegale, con gli attacchi a Soros e alle organizzazioni da lui finanziate, accusati di promuovere l’invasione musulmana e africana di massa in Europa per minarne l’identità cristiana».

Il voto ungherese conferma quindi che le destre nazional-liberiste hanno il vento in poppa, e lo hanno perché incontrano pulsioni xenofobe che vanno crescendo in seno ai popoli europei.

La seconda ragione, non meno importante forse, è la resistenza che Orban è andato opponendo ai diktat dell’Unione europea, che hanno fatto del Nostro un campione del “sovranismo ungherese”. Un “sovranismo” che va crescendo dappertutto come reazione allo strapotere e all’arroganza delle élite neoliberiste e mondialiste — malgrado sia un sovranismo alquanto farlocco, visto che l’Ungheria, al netto della flat tax (che avvantaggia anzitutto le multinazionali straniere) non solo sta nell’Unione del mercato unico, ma ne rispetta i fondamentali parametri ordoliberisti.

Con Fidesz  vicino al 50% dei voti e Jobbik sul 20%, le sinistre ungheresi, con alla testa i socialisti, sono al minimo storico. Se la sono voluta. Non solo essi si atteggiano a corifei dell’Unione europea, non nascondono di essere delle marionette del finanziere miliardario e globalista G. Soros, nemico giurato di Orban.

Anche dall’Ungheria ci giungono quindi una conferma ed una lezione. La conferma è quella del tramonto inesorabile delle sinistre globaliste e cosmpolitiche. La lezione è che una sinistra nuova potrà rinascere solo se, tagliato il cordone ombelicale con quella vecchia, fermi restando i valori della eguaglianza sociale e della emancipazione dal capitalismo, metterà la questione dell’indipendenza nazionale al centro della sua battaglia.

da sollevAzione