
Ho la netta sensazione di essere preso per il culo.
Di Maio e i suoi pappagalli van ripetendo che essi non vogliono una “alleanza” col Pd ma… un “contratto di governo (col Pd)”.
Recita la TRECCANI:
«ALLEANZA: unione fra partiti, enti, organismi vari, costituita per il conseguimento di scopi comuni».Quindi precisa: «Alleanza atipica, innaturale, quella che si forma, per ragioni di necessità o di opportunità, tra forze politiche o schieramenti parlamentari divisi tra loro per diversità di tradizioni e d’indirizzo».
“Innaturale” o “naturale”, giusta o sbagliata (e per noi è sommamente sbagliata) non c’è dubbio alcuno che l’eventuale accordo tra M5S e PD per dare vita ad un governo sarebbe nient’altro che un’alleanza politica. Per la precisione, trattandosi del governo del Paese, la forma più alta di alleanza. Un’alleanza ad alto e diabolico potenziale.
E’ dunque davvero patetica la trovata escogitata dai pentastellati e pronunciata da Di Maio il 5 aprile scorso all’uscita dal secondo giro di consultazioni:
«Noi non proponiamo un’alleanza di governo ma un contratto di governo per il cambiamento dell’Italia. È un contratto sul modello tedesco e che noi proporremo perché vogliamo che le forze politiche si impegnino di fronte agli italiani sui punti da realizzare».
Ognuno capisce che formare un governo assieme al PD equivarrebbe a dare vita ad un’alleanza. Che avvenga sulla base della stipula di un “contratto” — orribile nozione, segnaliamo, presa in prestito dal Diritto Civile e Commerciale — non ammoscia ma al contrario rafforza l’alleanza stessa. Al netto degli arzigogoli semantici un “contratto” tra due partiti politici corrisponde ad un “patto politico”, un patto che poi il Parlamento (in teoria sovrano) dovrebbe accettare e convalidare.
E’ talmente vero quanto diciamo, e talmente insincero Di Maio, che quando quel triste 5 aprile usciva dall’ufficio di Mattarella egli pronunciava il solenne giuramento di obbedienza e devozione per entrare nella stanza dei bottoni, il sacro atto di fede atlantista e eurista che i poteri forti volevano sentirsi dire per dare semaforo verde:
«Ho sempre detto, durante la campagna elettorale che con noi al governo l’Italia rimarrà alleata dell’Occidente, nel Patto Atlantico, nell’Unione europea e monetaria».
Qui c’è tutta la sostanza del “contratto”, ovvero dell’alleanza col partito dell’élite per eccelenza, il Pd. C’è la prova provata del tradimento del mandato ricevuto da tanti cittadini da parte di Di Maio e dei suoi sodali.
Il resto, anche ove i renziani rifiutino l’inciucio, sono dettagli, il resto è fuffa…