Certo, l’articolo di Israel Shamir, che potete leggere di seguito, è un po’ troppo ottimista. Ma l’autore vuole mettere in luce in questo modo alcune verità occultate dai media occidentali: 1) che il vertice tra le due Coree è stato veramente un fatto storico, 2) che la strategia di Kim Jong-un ha segnato un primo successo, 3) che alla Casa Bianca ed al Pentagono – dove pure hanno scelto adesso la via diplomatica (miracoli dell’atomica!) – hanno diversi motivi di preoccupazione.

Una giornata meravigliosa! Nel sanguinoso trentottesimo parallelo, per la prima volta dopo molti anni, due coreani si sono incontrati, i leader dei due paesi. Kim ha accompagnato il suo omologo sul cemento che segna il confine tra i due mondi. All’orizzonte ora c’è la speranza della riunificazione dei due stati.

Solo poche settimane fa, Trump aveva minacciato di cancellare la Corea del Nord dalla faccia della Terra e di uccidere decine di milioni di civili, vantandosi di avere un pulsante rosso (o era un missile?) più grande rispetto a Kim. Alla fine, invece, la volontà di Kim è risultata più forte di quella americana; e la forza di volontà è più potente della forza di una pistola.

Le minacce di Trump hanno portato un beneficio inaspettato: il presidente della Corea del Sud si è specchiato nell’abisso ed ha visto il suo paese ed il suo popolo diretti verso l’autodistruzione. Ha così deciso di fare un passo verso la riconciliazione.

Si possono confrontare le due Coree in modi diversi. Una è ricca, l’altra povera. Una è capitalista, l’altra comunista. Uno è il paese della Samsung, l’altro delle armi nucleari. In alternativa, si può anche dire: uno stato coreano è indipendente – il Nord – l’altro occupato – il Sud. Questo è un fatto, non un’opinione.

Sono passati molti anni da quando le forze dei suoi ex alleati, Russia e Cina, hanno lasciato la Corea del Nord. Gli americani invece non ci pensano minimamente a lasciare il Sud. Il governante del Nord, Kim, può fare qualsiasi cosa che il suo popolo accetti di fare. Quello del Sud, Moon, deve invece rimettersi a Washington per ogni decisione importante. Molti presidenti del Sud sono stati rimossi, imprigionati o uccisi dagli americani e dai loro agenti per i loro tentativi di riconciliarsi con il Nord. Vedremo se Moon sarà in grado di rimanere nel palazzo presidenziale dopo questo summit. Nel frattempo, ha colto al balzo una bella occasione, e questo sarà scritto al suo attivo nei libri di storia.

Non c’è dubbio che il popolo delle due Coree voglia la riunificazione pacifica e la prosperità del paese. Finora però gli americani l’hanno sempre impedito. Il Deep State ha preferito mantenere le sue basi militari in Corea del Sud, con le armi nucleari dirette non solo verso Pyongyang, ma anche Pechino e Vladivostok. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno introdotto il loro sistema di difesa missilistica THAAD in Corea del Sud, minacciando direttamente il Nord, la Russia e la Cina.

Gli americani hanno delineato l’oggetto dei colloqui come lo intendono loro: il disarmo nucleare della Corea del Nord. Questo è ciò che interessa veramente. Una Nord Corea senza armi nucleari è sempre vulnerabile ad una raffica di Tomahawk, come lo è la Siria. Kim però è un osso duro. Invece del “disarmo nucleare della Corea del Nord”, ha proposto “la liberazione della penisola coreana dalle armi nucleari” – e, cosa importante, queste parole sono state ripetute dal presidente del Sud.

La liberazione della penisola dalle armi nucleari significa, prima di tutto, la rimozione delle basi americane e delle forze di occupazione; seconda cosa, il divieto di entrare nei porti coreani alle navi americane in grado di trasportare armi nucleari. Poi, senza che gli invasori siano presenti, le due Coree indipendenti si accorderanno alle loro condizioni. Questa, più o meno, è la logica di Kim – e Moon l’ha accettata, pronunciando le amate parole “liberazione della penisola” invece di “eliminazione del programma nucleare nordcoreano”.

La Russia, in quanto membro originario del club nucleare, ha tradizionalmente sostenuto l’idea del disarmo nucleare di tutti i paesi non membri. Non ci insiste troppo però, se non altro perché India, Pakistan e Israele sono tra le nuove potenze nucleari, e l’ultima non solo non ha firmato il trattato di non proliferazione, ma non è nemmeno d’accordo con alcun controllo sulle sue armi nucleari. A queste condizioni, non ha senso insistere sul disarmo nucleare della Corea del Nord. Ma, ripetiamo, la Russia è per il disarmo. Se questo disarmo comporta anche l’eliminazione delle basi statunitensi in Corea del Sud, la cosa può essere accolta con giubilo.

Il vertice nella zona demilitarizzata ha già avuto un effetto. Non abbiamo dubbi sul fatto che il Nord sia a corto di libertà; ma nel Sud la libertà di parola c’è veramente?

Si è scoperto che in Corea del Sud fino ad oggi nessuno aveva visto o sentito Kim, in video o in diretta. The Independent, quotidiano britannico di qualità, ha riportato:
«Fino all’incontro, molti sudcoreani non avevano mai sentito realmente parlare Kim Jong-un. Il leader di solito viene visto solo in filmati pesantemente modificati, e l’accesso ad ulteriori video su di lui può farti finire in prigione. “Non posso credere di ascoltare la voce di Kim Jong-un. Uno che finora ho visto solo in foto, ora sta parlando”, ha twittato il sudcoreano Lee Yeon-su. È un cambiamento drammatico per i sudcoreani, che ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale non possono accedere ai media considerati pro-nord-coreani, pena il carcere».

Le risorse di internet “solidali con la Corea del Nord” o, peggio ancora, le lodi al Nord, sono vietate; l’accesso a tali siti o l’ascolto di Pyongyang Radio possono mandare un sudcoreano in prigione per diversi anni. Una buona parola sul vicino del nord può mandarti in galera, secondo la legge sulla lotta al terrorismo (la legge prevede anche la pena di morte, ancorché non sia stata usata negli ultimi dieci anni). La propaganda anti-comunista nel Sud fa parte del programma scolastico, delle notizie, della vita quotidiana.

Dopo il summit, i sudcoreani sorpresi hanno scritto sui loro social media che il sanguinario tiranno del Nord sembrava un orsacchiotto, piccolo, grassoccio e carino. Parla peraltro la loro stessa lingua. E mangia noodles di grano saraceno, cibo da loro amato.

La demonizzazione della Corea del Nord è stata la prima vittima del vertice: i sudcoreani hanno visto che il tanto bistrattato Kim è un tipo piuttosto mondano, anche con una leggera traccia di svizzero tedesco nel suo discorso. Anche la diplomazia femminile ha giocato un ruolo: la sorella di Kim, Kim Yo Jong, ha attuato il primo contatto con il Presidente del Sud durante la sua visita alle Olimpiadi. La moglie di Kim, una famosa attrice, è diventata amica della moglie di Moon. Questo sovrano nordcoreano è un ragazzo normale, dicono oggi a Seoul.

Nel quartier generale della NATO c’è stato invece parecchio nervosismo; si chiede di non allentare le sanzioni, anzi, piuttosto di aggiungerne altre. I media mainstream occidentali continuano a dire che questo summit è stato solo una preparazione per il vero evento, cioè l’incontro tra Kim e Trump. Un acuto osservatore del Guardian ha notato che non sarà facile per Trump fare la sua solita minacca dell’uso della forza, dopo la pacifica riunione dei due leader coreani. È stato intrappolato. “Se Trump cerca di fare il duro con Kim, rischia di sembrare un guerrafondaio ed un bullo, le cui politiche sono ostili agli interessi coreani, nord e sud. Moon, sostenitore da una vita della distensione, ha spuntato le pistole del presidente americano”.

A questo punto, non c’è un gran motivo per il summit Trump-Kim. Trump farebbe bene a portare le sue truppe a casa e lasciare che i coreani stabiliscano le loro relazioni come ritengono opportuno. Se l’hanno fatto russi e cinesi, anche gli americani possono farlo. Il mondo, Corea inclusa, è cresciuto e può vivere anche senza la tutela americana.

Non sarà facile navigare. Gli Stati Uniti vogliono ancora avere voce in capitolo e chiedono il disarmo “completo, verificabile ed irreversibile” della Corea del Nord. Kim però sa cos’è successo a quei leader che si sono fidati delle promesse USA e si sono disarmati. Gheddafi e Saddam sono stati brutalmente uccisi. La Russia si è disarmata nel 1991, diventando così irrilevante. Gli Stati Uniti hanno abbandonato i trattati fatti nei giorni sovietici senza “nemmeno chiedere il permesso”. La Corea del Nord denuclearizzata sarebbe già stata bombardata, come lo è stata nel 1950-1953. Nulla fa presagire che Kim sia un maniaco suicida o un nuovo Gorbaciov.

C’era un accordo per il disarmo nucleare della Corea del Nord, e gli Stati Uniti si sono tirati indietro. C’è un accordo per la denuclearizzazione dell’Iran, ed ora Trump intende rinunziare anche a questo.

Se tuttavia gli USA ritireranno le truppe ed accetteranno la denuclearizzazione della penisola, e se questo ritiro sarà “completo, verificabile ed irreversibile”, ci sarà dello spazio di manovra. La Corea del Nord vorrebbe essere considerata come un membro responsabile del club nucleare, al pari di Inghilterra e Francia; potrebbe cessare i test nucleari e consentire l’accesso degli osservatori.

Israele, questo importante potere dietro Capitol Hill, ha una forte animosità nei confronti della Corea del Nord, rea di aver fornito tecnologia missilistica all’Asse della Resistenza.

I russi non saranno disposti a tutto per il bene della Corea del Nord. Le relazioni tra i due vicini sono buone, ma il commercio reciproco è modesto. La Russia seguirà probabilmente la linea della Cina. I cinesi vorrebbero vedere una Corea del Nord più obbediente, ma sono oramai abituati alla sua ostinata indipendenza. A quanto pare, durante il recente incontro Kim-Xi, hanno dato il beneplacito alle mosse del primo.

In una giornata così felice, non voglio pensare a possibili complicazioni. Per la prima volta in anni, è apparsa la luce sui cupi cieli della Corea, divisa nel 1945 e mai più riunificata, a differenza del Vietnam e della Germania. Forse ora è il suo turno?

da Comedonchisciotte
Fonte: www.unz.com
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG