Lo confesso, di economia capisco poco più di una mazza. Non saprei spiegarvi se le misure previste dal programma del governo giallo-verde hanno o  no le “necessarie coperture finanziarie”. Nè sono in grado di dirvi se solo dal lato della crescita dei consumi potrà davvero aumentare il Pil. Non sono in grado nemmeno di stabilire se i poveri cristi con l’aliquota al 15% ma privati delle detrazioni ci guadagneranno o ci perderanno. Men che meno comprendo le sottigliezze metafisiche della politica monetaria, se quindi i minibot di Borghi siano o meno una moneta a tutti gli effetti.

Ma una cosa sono in grado di capirla, è sotto gli occhi di tutti. Non c’è una TV, non c’è una testata giornalistica, non c’è un esponente politico che non sia grillino o leghista, che non diano pregiudizialmente addosso al disperato tentativo di Di Maio e Salvini di formare il governo. Mi dicono che se uno dà uno sguardo ai media stranieri la musica è la stessa.

Una vergogna! Uno schifo talmente rivoltante che in questi giorni mi è capitato diverse volte di cambiare canale tanta è la tracotanza di certi pennivendoli, così clamorosa e cinica la loro ostilità preventiva alla nascita del governo giallo-verde. Tutta la canea a disquisire (ma ho la sensazione che di economia e finanza questi ipocriti ci capiscono quanto ci capisco io) che le misure del “contratto” sono tutte in deficit, che non hanno né capo né coda, che con “questi dilettanti” le Borse crolleranno e il debito andrà alle stelle. Scopo di questa sfrontata campagna di propaganda è triplice: delegittimare chi ha vinto le elezioni, spaventare i cittadini, preparare il terreno ad un veloce ribaltone in Parlamento, magari accompagnato, nel caso, da una bella “rivoluzione arancione”…

Sarò un complottista ma a me pare evidente che dietro c’è un’unica regia. Di chi si tratta? Degli stessi che difendono il “pilota automatico”, degli stessi che difendono senza se e senza ma l’Unione europea, che ritengono che senza “vincolo esterno” l’Italia andrebbe allo sfascio. Sono gli stessi che vorrebbero che si cedessero altre quote di sovranità.

Non ho votato né per Di Maio né per Salvini, ma l’istinto mi dice che si deve stare, fino a prova contraria, dalla loro parte. Non ho votato né Lega né M5S, ho anzi sprecato il mio voto mettendo una croce sul simbolo di Potere al Popolo. E mi sono indignato a leggere il comunicato con cui Potere al Popolo ha annunciato la sua opposizione dura al nascente — salvo Mattarella non si inventi qualcosa — governo giallo-verde. I distinguo non dissipano la sensazione che gran parte della “sinistra radicale”, dietro ad una formale posizione di equidistanza “rivoluzionaria” abbia già deciso da che parte stare, da quella dell’establishment.

Nella “sinistra radicale” la si pensa in sostanza proprio come le élite antipopolari, cioè che “se non è fascista il populismo di Salvini e Di Maio spiana la strada al fascismo”. Non capirò l’economia ma la storia la conosco bene e una cosa del fascismo la so con certezza: i fascisti non possono salire al potere senza l’appoggio diretto dei poteri forti, delle grandi oligarchie capitaliste e degli apparati statuali della grande borghesia. Oggi abbiamo il caso contrario: le oligarchie italiane ed euro-tedesche temono come la peste un governo giallo-verde.”Qualcosina” non torna.

La dico come la penso: se c’è una minaccia fascista in Italia essa viene proprio dalle élite oligarchiche “antifasciste” che temono di perdere il potere. Guai quindi a fare con esse comunella poiché chi flirta con l’élite muore. Il 4 marzo è stato solo un antipasto…

da sollevAzione