Il caso della nave Aquarius: da che parte sta il cinismo

Ipocriti. Sul caso della nave Aquarius la gara a chi lo è di più è appena cominciata. Dalle forze dell’opposizione di lorsignori, ai presunti partner di un’Europa allo sfascio, il coro è unanime. L’Italia, o se preferite il governo, avrebbero dato prova di “cinismo” ed “irresponsabilità”, giocando sulle vite umane per un mero calcolo politico. A noi pare invece che cinismo ed irresponsabilità stiano esattamente dall’altra parte: il primo alberga certamente a Parigi ed in altre capitali europee, la seconda è il tratto distintivo dello sfascismo antinazionale della nostrana èlite che ancora non si capacita di aver perso elezioni e governo.

Sia chiaro, certi toni salviniani non solo non possono essere condivisi, ma alla fine potrebbero risultare controproducenti per lo stesso governo. Detto questo, cerchiamo di stare ai fatti. Ed i fatti sono semplici, basta osservarli con un minimo di obiettività.

Da anni – ma assai di più dopo la guerra libica voluta dalla Francia nel 2011, cui l’Italia fu spinta a partecipare principalmente da Giorgio Napolitano – il Mediterraneo è attraversato da un traffico di esseri umani su cui lucrano lautamente sia i trafficanti che organizzano il viaggio di tanti disperati, sia i padroni e padroncini che sfruttano le braccia di questi ultimi. Tenendo bene a mente questi due elementi, occorre innanzitutto rispondere ad una domanda: siamo o no di fronte ad una moderna tratta degli schiavi? La risposta è sì, solo i ciechi possono non vederlo. Ma se di questo si tratta, com’è possibile non porsi l’obiettivo di stroncare questo immondo commercio?

Di fronte a questa esigenza primaria, voltano lo sguardo da un’altra parte sia i membri di una classe dominante che da questo traffico ha tutto da guadagnare, sia i rappresentanti di una sinistra ormai incapace di leggere i fenomeni sociali per quel che sono. I primi hanno i loro vantaggi, sia per lo sfruttamento diretto degli immigrati, ma ancor di più per l’effetto di depressione sui salari determinato dall’ingrossamento dell’esercito industriale di riserva. I secondi non si capisce bene quali vantaggi abbiano, ma – politicamente parlando – gridare al “razzismo” è pur sempre qualcosa in grado di fargli credere di esistere ancora. L’analisi concreta della situazione concreta viene così abbandonata in nome di un generico e peloso umanitarismo.

Ma quanto è umano questo umanitarismo? Da tempo siamo abituati a veder motivare le guerre imperialiste con ragioni “umanitarie” e “democratiche” (Jugoslavia, Iraq, Libia, e chi più ne ha più ne metta), adesso ci tocca pure la predica di chi vede solo “umanità” laddove c’è prevalentemente schiavismo. Chiaro come nel suo lungo viaggio il migrante africano incontri anche persone mosse dalle migliori intenzioni, ma ciò non cambia la natura del fenomeno di cui è parte. Un fenomeno che mentre divide ed incattivisce (guerra tra poveri) gli strati più bassi della forza lavoro in Europa, depreda delle forze migliori tanti Paesi africani.

Torniamo ora all’insopportabile ipocrisia di queste ore. Il governo italiano non ha – come pure si è detto – “chiuso i porti”, ha semplicemente deciso di applicare il principio secondo cui: «Navi di organizzazioni straniere battenti bandiere straniere non possono gestire l’immigrazione in Italia». Queste le parole di Salvini in un’intervista al Corriere della Sera di oggi. Sta di fatto che mentre 500 dei 629 migranti dell’Aquarius verranno portati in tutta sicurezza  verso il porto spagnolo di Valencia da navi italiane, altri 932 sono sbarcati dalla nave “Diciotti” della Guardia costiera a Catania. Ma mentre il neo-governo spagnolo ha avuto il plauso europeo, quello italiano viene descritto come un governo disumano, indifferente alle sofferenze se non addirittura alla fame dei migranti.  Ma si può essere più disonesti, si può essere più ipocriti?

La Spagna, che adesso viene descritta come un modello di accoglienza da contrapporre all’Italia, è quel simpatico Paese che è solito accogliere i migranti africani (leggi qui sulla strage del 2014) con 20 km di doppia recinzione a filo spinato opportunamente posizionata nelle due enclave di Ceuta e Melilla. Nel solo 2017 i migranti africani giunti in Europa via mare sono stati 171.635. Di questi, 119.369 (69,5%) sono arrivati in Italia, 21.663 (12,6%) in Spagna. Ma di cosa stiamo parlando? Più esattamente, ma di cosa sta parlando la ministra della Giustizia spagnola, Dolores Delgado, quando minaccia azioni legali contro l’Italia?

E ancora, di che sta parlando l’ineffabile Paolo Gentiloni Silveri con il suo «Adelante Pedro! (Pedro Sanchez, il neo premier spagnolo, ndr) Noi abbiamo ridotto dell’80% il traffico degli scafisti. Fatti, non propaganda sulla pelle dei migranti». Insomma, ridurre il numero degli sbarchi è positivo solo se lo fa un governo del Pd, mentre se lo fa il governo gialloverde è sostanzialmente un atto disumano e criminale. Già, si dirà, ma una cosa è impedire che i barconi salpino, altra cosa è bloccarli in mare. A parte che non vediamo quale sia la differenza per i migranti, come non ricordare il blocco navale del 1997 contro i barconi albanesi deciso dal governo Prodi? Quel blocco non fu senza tragiche conseguenze. Nella notte del 28 marzo 1997, un Venerdì Santo, la motovedetta albanese Kater I Rades venne speronata da una nave della Marina militare italiana. Morirono 81 persone, trentuno di loro avevano meno di 16 anni. Ma Prodi è “buono” per definizione, ed in Europa nessuno oserebbe attaccarlo. Salvini invece…

Ora, questo doppiopesismo è davvero stomachevole. E’ rivoltante l’ipocrisia della “sinistra ufficiale” come quella dei rifondaroli, che oggi gridano nientemeno che al nazismo mentre nel 1997 reggevano il moccolo al capo dell’Ulivo. E’ rivoltante come l’attuale pretesa spagnola di ergersi a difensori dei diritti umani solo per contribuire all’attacco del nuovo governo italiano.

Ma se l’ipocrisia del governo di Madrid è disgustosa, che dire dell’arrogante atteggiamento di quello francese? Dalle parti di Parigi proprio non ci sono limiti. Nel 2017 la Francia non ha accolto un solo migrante via mare. Nemmeno uno. Ora si dirà che le coste francesi sono troppo distanti da quelle africane. Benissimo, ma esistono pur sempre le frontiere terresti. Peccato siano tra le più chiuse d’Europa, si pensi al blocco di Ventimiglia od a quello messo in atto ai valichi alpini tra Italia e Francia. Blocchi che hanno fatto le loro vittime, come la donna incinta respinta al confine di Bardonecchia nel marzo scorso. Lì il morto c’è stato, sull’Aquarius neppure un ferito.

Ma la politica umanitaria in quella che era la Patria dei diritti dell’uomo vanta anche altri primati. E’ vero, Salvini ama la felpa con la ruspa, anche se adesso la dovrà dismettere. Ma in Italia per ora la ruspa è lì confinata. In Francia invece le ruspe si sono viste in azione nel campo profughi di Calais nell’autunno 2016, quando 6500 persone sono state deportate con la forza.

L’«umanitarismo» francese è davvero il più nauseante di tutti. Eppure Macron ha avuto il coraggio di definire la posizione del governo italiano sull’Aquarius come «irresponsabile e cinica», mentre Gabriel Attal, portavoce del suo partito, En Marche, è andato pure oltre: «Considero la linea del governo italiano vomitevole. E’ inammissibile giocare alla politica con le vite umane, lo trovo immondo». Avete capito da che pulpito viene la predica! Vomitevole e immonda è l’ipocrisia di questi signori. Gente spudorata, che vorrebbe l’Italia in ginocchio per continuare a saccheggiarla, altro che umanitarismo!

Di fronte a tanta arroganza, a tanta ipocrisia, il governo Conte ha chiesto le scuse di Parigi. Mi pare il minimo.

Ma sappiamo bene di essere soltanto all’inizio. La guerra all’Italia è stata dichiarata direttamente dalle oligarchie europee. Ed essa si ammanterà sempre più di argomenti “nobili” ed “umanitari”, possiamo esserne certi. Nervi saldi, dunque, e barra dritta. L’ipocrisia di lorsignori va fermamente denunciata avendone chiaro l’obiettivo politico, che non è un’Italia più “umana”, bensì un’Italia pienamente soggiogata. A costoro non interessano i migranti, interessano invece le industrie, le banche, i risparmi degli italiani.

Stamattina i quotidiani nazionali hanno dovuto aggiustare il tiro. Va bene prendersela con il governo, che questo è il loro attuale lavoro, ma nelle redazioni devono aver capito l’insostenibilità dell’attacco europeo, spagnolo e francese in particolare. Hanno capito, soprattutto, da che parte sta il consenso popolare. Ed hanno dovuto arretrare, costringendosi perfino a criticare il loro paladino Macron. Naturalmente è solo un arretramento tattico, da cui poi prenderanno le mosse per sferrare il prossimo attacco. Ma è pur sempre un buon segno!