Il passo falso di Podemos

Nella foto Pablo Iglesias stringe la mano a Pedro Sanchez, segretario dei socialisti spagnoli dopo la defenestrazione di Mariano Rajoy, primo ministro del corrotto Partito Popolare. E’ il 1 giugno, il parlamento spagnolo approva la “mozione di sfiducia” contro il governo di Mariano Rajoy con 180 voti a favore, 169 contro e una astensione.

Dato che la cosiddetta “sfiducia costruttiva” implica che, contestualmente alla caduta del governo in carica debba nascere quello nuovo, il leader dei socialisti, Pedro Sánchez, è diventato lui primo ministro di un governo monocolore socialista. Questa è la prima notizia.

La seconda è che a  favore di Sánchez hanno votato, oltre ai baschi  del Pnv, i radicali di Bildu, i due partiti catalani Erc e PDeCat, i valenziani di Compromís e i deputati di Podemos — contro hanno votato Ciudadanos di Albert Rivera e il Partito popolare di Rajoy.

E qui sta il punto. La mossa di Podemos, il sostegno al governo socialista, è giusta o sbagliata? Io ritengo che sia stata sbagliata. Servirà ricordare che il Partito socialista di Sanchez è stato ed è il più importante (più del Partito popolare) pilastro del regime politico spagnolo, l’equivalente del Pd in Italia. Non è un caso che Podemos nacque come movimento politico in diretto antagonismo non solo contro la destra di Rajoy ma pure contro la “sinistra” del Psoe.

Nato all’insegna del “non siamo né di destra né di sinistra poiché entrambi sono strumenti del regime”, il movimento capeggiato da Pablo Iglesias è dunque finito a votare a favore di un governo che, come Sanchez a chiaramente ribadito all’atto del suo insediamento, “terrà fede agli impegni assunti con l’Unione europea”, ergo: difesa della moneta unica e delle politiche ordoliberiste e austeritarie che la sorreggono e che i popoli spagnoli hanno pagato a carissimo prezzo.

Non c’è che dire, Podemos, o meglio la coalizione Unidos Podemos, ha deciso di fare blocco con la sinistra eurocratica. Non è un caso Pablo Iglesias abbia addirittura espresso la disponibilità ad entrare nel governo Sanchez: «Dipenderà da Sanchez che ci siano ministri di Podemos nel governo» ha detto alla tv pubblica Tve. Peggio ancora: durante le dichiarazioni prima del voto, Pablo Iglesias ha chiesto scusa per non aver precedentemente sostenuto il patto tra socialisti e gli ultra-liberisti e ultra-nazionalisti di Ciudadanos, quel patto che avrebbe potuto allontanare Rajoy già tempo prima.

Come spiegare questo, uso un eufemismo, passo falso di Podemos? Me lo spiego con tre ragioni essenziali.

La prima è che Podemos è vittima di un paralizzante tabù, quello dell’europeismo. Podemos non ha mai avuto una posizione chiara di opposizione all’Unione e all’euro, respingendo la rivendicazione della sovranità nazionale.

La seconda è che Podemos, dopo un primo periodo “populista” è caduto con tutti e due i piedi nella trappola ideologica di regime della contrapposizione destra-sinistra, per cui i socialisti, malgrado facciano schifo sono pur sempre… cugini. E perché lo sarebbero se sul piano sostanziale delle politiche economiche e sociali seguono la medesima linea delle destre?

E qui siamo alla terza ragione. I socialisti meritano l’appoggio perché sul piano formale dei diritti civili delle minoranze di genere sarebbero “progressisti” e “avanzati”.

Potrei sbagliarmi, anzi me lo auguro, ma ho la sensazione che il ciclo politico apertosi con il movimento degli indignados (Movimento 15-m) del 2011 sulla cui spinta nacque Podemos, si è simbolicamente chiuso il 1 giugno scorso, col semaforo verde dato dalla compagine di Pablo Iglesias agli ordo-socialisti di Sanchez.

Temo che la posizione di fiancheggiare dall’esterno il nuovo governo (che lascia di fatto a Ciudadanos apparire come la sola opposizione) sarà pagata a caro prezzo da Podemos. E infatti, i sondaggi svolti nei giorni scorsi, danno i socialisti e Ciudadanos in forte avanzata, mentre Podemos precipita al quarto posto, al 13%, quando solo due anni fa gareggiava per diventare primo partito.