Ci siamo occupati a varie riprese di Viktor Orbán (QUI, QUI, QUI)
Forte della schiacciante maggioranza ottenuta alle ultime elezioni il Nostro ha dunque fatto facilmente passare la riforma della costituzione ungherese. L’emendamento, approvato con 160 sì (anche quello dell’estrema destra di Jobbik) e 18 voti contrari recita che «collocare cittadini stranieri sul territorio del paese è vietato, salva l’autorizzazione del Parlamento».
A gennaio sempre Orban aveva fatto introdurre dal Parlamento anche una legge che criminalizza che punisce con un anno di carcere chi aiuta gli immigrati illegali.
La modifica della Costituzione riguarda anche altri aspetti. Viene sancito “l’obbligo di difendere la cristianità”; vengono istituti Tribunali amministrativi speciali con giudici di nomina governativa (il che evidentemente pone la magistratura sotto tutela del regime).
Questa sterzata reazionaria si aggiunge al pacchetto legislativo del marzo 2013, che contemplava:
1. la limitazione delle prerogative della Corte costituzionale.
2. La libertà di espressione e di opinione potrà essere limitata se ferisce una non meglio definita “dignità della nazione ungherese”.
3. Gli studenti saranno obbligati, dopo la laurea, a restare in Ungheria per un periodo almeno lungo come il corso di laurea, e in alcuni casi fino a dieci anni, e sarà loro vietato di cercare lavoro all’estero. Se violeranno tale norma dovranno ripagare le spese degli studi superiori.
4. I senzatetto non potranno trattenersi e dormire in spazio pubblico, se lo fanno saranno punibili dal diritto penale.
5. Dibattiti elettorali saranno vietati su radio e tv private, le ultime indipendenti e già combattute dal regime con taglio di frequenze e pressing per brutali tagli della pubblicità.
6. Coppie non sposate, senza figli o omosessuali non potranno avere la definizione di famiglia, e non avranno gli stessi diritti e agevolazioni della famiglia eterosessuale ufficialmente sposata e con figli.
7. Il vecchio partito comunista è definito organizzazione criminale. Processi politici contro oppositori sono dunque teoricamente possibili con pretesti costituzionali.
Abbiamo già detto che non piangiamo una lacrima per Soros e la sua congrega, ma non si dica che quello di Viktor Orbán non è, populismo o non populismo, un governo della destra reazionaria. Lo è, e come. Ed è la manifestazione di una generale e potente svolta a destra che si manifesta dappertutto, in primis, in Europa dell’Est.
Chiedete alla Merkel perché esso fa parte del Partito Popolare europeo, ovvero la tribù che ha covato e allevato Viktor Orbán. Le élite europeiste ora strillano contro la modifica della Costituzione ungherese e fanno appello al fatto che… il diritto internazionale ed europeo deve prevalere su quella nazionale.
Dio ce ne scampi e liberi! Non è la rivendicazione alla sovranità popolare che va condannata, ma la sua torsione nazionalista e reazionaria.
da sollevAzione