«L’accordo sbandierato da Conte si sfalda nel giro di una mattinata. Macron esclude centri d’accoglienza “volontaria” in Francia, anche la Spagna si sfila. Niente intesa neanche con Merkel sui migranti secondari. Alla prossima nave tutto sarà come prima. (…) Il documento finale [vedi il testo più sotto] è un guscio vuoto, il Consiglio Ue fissa solo principi, senza concretezza e senza soldi».
Questa sintesi giornalistica dell’Huffington Post potrebbe essere la sintesi che meglio descrive quanto (non) deciso dal vertice dell’Unione europea. Potrebbe perché non è vero che “tutto sarà come prima”. Poco o nulla, invece, sarà come prima.
Azzardiamo un’ipotesi: quando, un giorno speriamo non troppo lontano, i libri di storia racconteranno il decesso dell’Unione europea, dovendo essi tracciare una data simbolica dell’inizio della fase dello sfaldamento, molto probabilmente indicheranno proprio il vertice appena conclusosi.
Qual è infatti il senso più profondo, la vera cifra di quanto accaduto? La questione dell’immigrazione è solo una metafora che chiama in causa il destino dell’Unione europea. Cos’è dunque venuto fuori? Che le tendenze centrifughe prevalgono di gran lunga su quella centripeta, che è de facto avviato il processo di smottamento della “grandiosa” costruzione unionista. Un processo oggettivo, che alla fine è destinato a prevalere sui desiderata europeistici delle classi e delle élite dominanti. Detto altrimenti, e come andiamo ripetendo dallo scoppio della grande crisi: gli stati-nazione, dati per moribondi, ritornano al centro della scena, tendono a riprendersi la sovranità che avevano ceduto.
Confondendo “giudizio di fatto” con “giudizio di valore”, l'”essere” col “dover essere”, c’è chi, leggendo questo fenomeno come un “ritorno al passato”, lo condanna a priori come “reazionario”. La radice di questo ragionamento, anzi, di questo gravissimo errore, è nella visione unilineare della storia di radice razionalistica, per cui essa storia, come svolgendosi su una retta, può solo procedere in avanti o indietro. In avanti ci sarebbe il “progresso”, all’indietro il “regresso”, l’involuzione, l’oscurantismo. Non sono ammesse, in questa visione, eccezioni, deviazioni, anomalie, percorsi alternativi.
Da questo punto di vista è impossibile non vedere come ci sia una effettiva convergenza di visione tra i due poli principali che si contendono oggi giorno l’egemonia: quello (di sinistra) della mega-borghesia globalista e cosmopolitica, e quello (di destra) della nano-borghesia neo-nazionalista. E’ un fatto: non solo entrambi questi poli convergono nel tentativo di presentare il ritorno alle sovranità statuali come, sic et simpliciter, vittoria degli etno-nazionalismi; essi, per il principio della concidentia oppositorum, sono interessati a che non emerga alcuna alternativa a questo nuovo bipolarismo coatto e avanzante.
Come evitare di essere schiacciati tra l’incudine del globalismo e il martello del revanchismo etno-nazionalista? C’è una “terza via”? L’abbiamo indicata, è quella del patriottismo repubblicano e della rivoluzione democratica.
E qual è il campo in cui l’alternativa può farsi strada? Questo è quello “populista” o “nazional-popolare”, quello della ribellione conclamata manifestatasi nelle urne col referendum del 4 dicembre 2016 e del 4 marzo 2018. Fuori da questo campo c’è il vuoto immaginario, o meglio, c’è il campo del blocco ancora oggi ampiamente dominante nonché saldamente presidiato dal nemico principale della mega-borghesia globalista e cosmopolitica.
Non è troppo tardi per lanciare, a M5S e Lega anzitutto, la sfida dell’egemonia. Questa loro egemonia non è inesorabile, è anzi fragile, esposta alle future tempeste sociali. Non si pensi infatti che la fine del lungo ciclo della globalizzazione neoliberista sia indolore. Avremo spasmi sociali, enormi turbolenze sociali, nuovi terremoti politici e istituzionali, fratturazioni dei blocchi. E’ in questo crogiuolo, non in un rilassato trapasso, che potrà farsi largo la sinistra patriottica o, per dirla diversamente, il “populismo rivoluzionario”.
Battere il nemico principale (che resisterà fino all’ultimo respiro), acquisire forza e massa critica diventando protagonisti di questa battaglia che inevitabilmente spingerà larghe masse all’azione. Solo così si potrà domani affrontare quella contro il nemico secondario nel caso diventi domani quello principale.
A questo sì che non c’è alternativa.
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IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO APPROVATO DAL VERTICE UE
1. Il Consiglio europeo ribadisce che condizione preliminare per una politica Ue efficace è un approccio globale alla migrazione, che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Ue, una maggiore azione all’esterno e all’interno, in linea con i nostri principi e valori. Questa è una sfida non solo per un singolo Stato membro, ma per l’Europa nel suo insieme. Dal 2015 sono state predisposte una serie di misure per ottenere un controllo efficace delle frontiere esterne dell’Ue. Di conseguenza, il numero di ingressi illegali rilevati nell’Ue è stato ridotto del 95% dal suo picco nell’ottobre 2015, anche se recentemente sono stati rilevati flussi sulle rotte orientale e occidentale del Mediterraneo.
2. Il Consiglio europeo è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per impedire il ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e ad arginare ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti.
3. Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, gli sforzi per fermare i contrabbandieri che operano fuori dalla Libia o altrove devono essere ulteriormente intensificati. L’Ue continuerà a sostenere l’Italia e altri Stati membri in prima linea. Rafforzerà il suo sostegno alla regione del Sahel, alla guardia costiera libica, alle comunità costiere e meridionali, alle condizioni di accoglienza umane, ai ritorni umanitari volontari, alla cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché al reinsediamento volontario. Tutte le navi che operano nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non ostacolare le operazioni della Guardia costiera libica.
4. Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo orientale, sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente l’accordo Ue-Turchia, prevenire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi. L’accordo Ue-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli Stati membri. Sono necessari ulteriori sforzi per assicurare rapidi ritorni e prevenire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri. La cooperazione e il sostegno a favore dei partner nella regione dei Balcani occidentali rimangono fondamentali per scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire l’immigrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e di riammissione. Alla luce del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, l’Ue sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi degli Stati membri, in particolare della Spagna e dei paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire l’immigrazione illegale.
5. Per spezzare definitivamente il modello di business dei contrabbandieri, evitando così tragiche perdite di vite umane, è necessario eliminare l’incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Ciò richiede un nuovo approccio basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per lo sbarco di coloro che sono salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio. In tale contesto, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esplorare rapidamente la possibilità di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati nonché con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme dovrebbero operare distinguendo le singole situazioni, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un fattore di attrazione.
6. Sul territorio dell’Ue, coloro che vengono salvati, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove un processo di identificazione rapido e sicuro consentirebbe, con pieno sostegno dell’Ue, di distinguere tra migranti irregolari, che saranno rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento, saranno su base volontaria, fatta salva la riforma di Dublino.
7. Il Consiglio europeo conviene di avviare la seconda tranche dello strumento per i rifugiati in Turchia e, allo stesso tempo, di trasferire 500 milioni di euro dalla riserva dell’11° FES al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa in vista del suo riassetto.
8. Affrontare il problema della migrazione richiede una partnership con l’Africa che miri ad una sostanziale trasformazione socioeconomica del continente africano, basandosi sui principi e gli obiettivi definiti dai paesi africani nell’Agenda 2063. L’Unione europea e i suoi Stati membri deve raccogliere questa sfida. Dobbiamo aumentare la portata e l’uguaglianza della nostra cooperazione con l’Africa ad un nuovo livello. Ciò richiederà non solo maggiori finanziamenti per lo sviluppo, ma anche passi verso la creazione di un nuovo scenario che consenta un aumento sostanziale degli investimenti privati da parte sia degli africani che degli europei. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta all’istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all’innovazione, al buon governo e all’emancipazione delle donne. L’Africa è il nostro vicino di casa e questo deve tradursi in maggiori scambi e contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l’Unione europea e l’Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo chiede di svilupparlo e promuoverlo ulteriormente.
9. Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di strumenti flessibili, che permettano uno stanziamento rapido, per combattere l’immigrazione clandestina. La sicurezza interna, la gestione integrata delle frontiere, i fondi per l’asilo e la migrazione dovrebbero pertanto includere componenti dedicati e significativi per la gestione della migrazione esterna.
10. Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri garantiscano un controllo efficace delle frontiere esterne dell’Ue con il sostegno finanziario e materiale dell’Ue. Sottolinea inoltre la necessità di intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari. Sotto entrambi gli aspetti, il ruolo di sostegno di Frontex, anche nella cooperazione con i paesi terzi, dovrebbe essere ulteriormente rafforzato attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato. Accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio più efficace e coerente.
11. Per quanto riguarda la situazione interna all’Ue, i movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e del trattato Schengen. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra loro a tal fine.
12. Per quanto riguarda la riforma per un nuovo regime europeo comune in materia di asilo, sono stati compiuti molti progressi grazie agli sforzi instancabili delle presidenze bulgare e precedenti. Diversi punti sono vicini alla finalizzazione. È necessario trovare un consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base dell’equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate in seguito a operazioni di ricerca e salvataggio. Ulteriore esame è richiesto anche per la proposta sulle procedure di asilo. Il Consiglio europeo sottolinea la necessità di trovare una soluzione rapida all’intero pacchetto e invita il Consiglio a proseguire i lavori al fine di concludere quanto prima. Ci sarà una relazione sui progressi durante il Consiglio europeo di ottobre.