Intervista a Sergio Starace, militante dei No-Tap e simpatizzante di P101

Per protestare contro la repressione degli attivisti No-Tap, questa mattina il compagno Sergio Starace (nella foto) si è incatenato davanti alla Questura di Lecce.
L’opposizione a questo gasdotto, che va avanti da anni, ha un forte appoggio popolare, nonché il sostegno di diverse amministrazioni comunali, in particolare quelle più vicine alla centrale di depressurizzazione di Melendugno (Calimera, Castrì, Vernole, oltre alla stessa Melendugno).

Ricordiamo che il TAP (Trans-Adriatic Pipeline) è un progetto che, allacciandosi ad altri gasdotti (TANAP ed SCP), è stato pensato per portare in Europa il gas dell’Azerbaigian, proveniente dal giacimento Shah Deniz II situato nel Mar Caspio. La portata del gasdotto è pari a 10 miliardi di metri cubi all’anno, espandibili a 20.

Il motivo principale dell’opposizione popolare a questo progetto risiede nei rischi legati alla pericolosità dell’impianto di Melendugno. Vicino ad un’area abitata da 25mila persone, pare che si possa arrivare – secondo gli attivisti No-Tap – ad uno stoccaggio di circa 100 tonnellate di gas contro le 48,5 dichiarate ufficialmente per aggirare i vincoli della Direttiva Seveso. Su questo è in corso un’indagine della magistratura, mentre altri motivi di opposizione riguardano i danni ai fondali marini e l’asportazione degli ulivi, riguardo alla quale si denuncia anche la violazione delle norme sugli espianti. Più in generale, molti attivisti sono motivati da un’opposizione di fondo al modello energetico basato sui combustibili fossili.

Tra questi Sergio Starace, al quale chiediamo subito le ragioni della sua protesta di stamattina.

Sergio Starace – Mi sono incatenato per protestare contro la repressione, perché il potere vorrebbe ridurci al silenzio. Lo sto facendo davanti alla Questura perché è da qui che sono partite le denunce, le multe e i Daspo.
(i Daspo, acronimo del “Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive”, ed inizialmente applicati contro i tifosi, vengono oggi utilizzati anche per colpire i partecipanti alle manifestazioni politiche – ndr).

Per quali fatti sono scattate queste misure repressive?

Sergio Starace – Per un’azione di lotta tesa a fermare i camion del cantiere No-Tap, alcuni mesi fa la Questura ha notificato multe da 3.450 a 7.000 euro ad un’ottantina di manifestanti. Con i Daspo – circa una ventina – si sono poi voluti colpire i militanti più attivi del movimento.

Poi ci sono le denunce.

Sergio Starace – Sì. Ci sono state contestate due pacifiche manifestazioni di controinformazione, che hanno comportato un certo rallentamento del traffico, tenutesi nella città di Lecce il 19 ed il 24 novembre dello scorso anno. Faccio notare che si è trattato di due iniziative simili a tante altre svoltesi nel Salento, ma in questo caso ci viene contestata la mancata comunicazione dell’evento (in base all’art. 18 Tulps). Una circostanza che peraltro molti manifestanti, tra cui il sottoscritto, ignoravano del tutto.

Tra le persone colpite dal Daspo sappiamo di un caso particolare veramente grave. Ce ne vuoi parlare?


Sergio Starace
– Sì. E’ il caso di un nostro compagno di lotta al quale viene applicato il divieto di recarsi a Lecce. Ma Lecce è la città dove svolge in prevalenza la sua attività lavorativa. Per lui il Daspo equivale quindi ad un divieto di lavorare. Una cosa pazzesca! Eppure anche il suo ricorso, motivato proprio per ragioni di lavoro, è stato respinto.

Sul Tap la repressione sembra la norma, e non solo in Italia. Vuoi spiegarci cosa è successo due settimane fa in Grecia?

Sergio Starace – Il tragitto del Tap percorre la Grecia, prima di attraversare l’Adriatico ed arrivare in Puglia. E’ avvenuto che sette contadini greci ed un nostro compagno leccese – Pati Luceri – sono stati arrestati nelle loro proprietà, peraltro non ancora espropriate. Proprietà interessate al passaggio del Tap. Luceri, che era in sciopero della fame a sostegno della lotta dei contadini, è stato rilasciato dopo 24 ore. Oggi tutti gli arrestati verranno processati in Grecia. E proprio per questo stamattina si tiene un sit in di protesta presso l’ambasciata greca a Roma.

Veniamo alla tua protesta. Raccontaci come si svolge.

Sergio Starace – Mi sono legato con una catena ad un palo della segnaletica stradale davanti alla Questura. La catena simboleggia lo stato della democrazia in questo momento storico. Sto invitando il questore a scendere e confrontarsi, non solo con le mie ragioni ma con quelle della stragrande maggioranza delle persone che non vogliono il Tap.

Temete un contraccolpo sulle capacità di lotta del movimento?

Sergio Starace – No. Lo scopo dei provvedimenti contro i quali protestiamo è certamente quello di stroncare la mobilitazione, ma non penso che questa logica poliziesca possa avere successo. Anzi, credo che questa azione liberticida stia avendo l’effetto opposto. Il Questore, appena arrivato a Lecce qualche mese fa, si affrettò a dichiarare che nessuna opposizione al Tap sarebbe stata tollerata. Ma questo vuol dire porsi contro praticamente tutta la popolazione del Salento. Sono certo che li sconfiggeremo.