Messico: tutti per Obrador?

Volentieri pubblichiamo questo articolo di Joel Perichaud, segretario nazionale e responsabile delle relazioni internazionali di PARDEM (Partito per la Demondializzazione). PARDEM, con P101 fa parte del Coordinamento europeo No Ue, No Euro, No Nato. Molti a sinistra hanno esultato per la vittoria alle presidenziali messicane di Lopez Obrador. Temiamo che certi facili entusiasmi verranno presto delusi. Vedremo se egli sarà davvero un “populista di sinistra” come si dice, e lo vedremo presto, non solo in politica interna ma, anzitutto (visti gli scottanti dossier che scuotono l’America latina con Trump alla Casa Bianca) sul suo posizionamento in politica internazionale.

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Il 1 luglio, quasi 90 milioni di elettori messicani (su 125milioni di abitanti), hanno eletto il loro presidente (per sei anni) oltre a 500 deputati, 128 senatori, 9 governatori e 2800 consiglieri municipali. Secondo tutti i media, l’elezione di Andres Manuel Lopez Obrador (di seguito AMLO) inaugurerebbe una politica di sinistra in Messico. Conviene però basarsi sui fatti e non sulla propaganda.Il partito di AMLO, il Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena), fa parte della coalizione Juntos Haremos Historia (Uniti faremo la storia). Fanno parte della coalizione, oltre a Morena, il Partido del Trabajo (PT) — socialdemocratico con posizioni antimperialiste, NdT —  e la destra cristiano-evangelica del Partido Encuentro Social (PES).

Dopo due tentativi infruttuosi alle presidenziali del 2006 (35,3%) e del 2012 (31,6%), la terza è stata quella buona. Il Partito d’Azione Nazionale (PAN, liberista di destra) non è stato fortunatamente capace di approfittare dell’enorme insoddisfazione che si era generata durante gli ultimi anni del governo di Enrique Pena Nieto, uomo forte del PRI, Partito Rivoluzionario Istituzionale (storico partito della borghesia messicana che ha vampirizzato il paese per circa un secolo).

Pena Nieto è stato uno dei capi di stato tra i più impopolari dell’America latina, ha governato per sei anni un paese dilaniato dalla corruzione e dal traffico di droga ed il suo mandato è stato contrassegnato da numerosi scandali finanziari e da una violenza inaudita. Questa è la ragione per la quale il 60% dei messicani lo ritiene responsabile dell’attuale situazione. Jose Meade, il candidato del PRI in queste ultime elezioni, è riuscito faticosamente ad ottenere il 15,6% dei consensi ed è già molto. La metà dei messicani ed i tre quarti delle imprese del paese, dichiarano di versare mazzette ai funzionari statali.

Secondo la Banca Mondiale, nel 2015, l’attività economica legata alla corruzione avrebbe rappresentato il 9% del PIL. L’incredibile numero di omicidi (25339) avvenuti nel solo 2017, testimonia della violenza del narcotraffico. Un numero di morti per altro in crescita del 58% dall’arrivo al potere di Nieto nel 2012. La violenza politica ha contrassegnato anche la campagna elettorale, dal 2017 almeno 116 personalità politiche, appartenenti a diversi schieramenti, sono state assassinate ed almeno 400 hanno subito aggressioni.

La vittoria di AMLO con il 53,6% rappresenta risultato storico. Andres Manuel Lopez Obrador, considerato “populista ed antisistema”, proviene dal centro-destra ed aveva lasciato il PRI nel 1983. Dopo aver preso parte alla creazione del PRD (Partito della Rivoluzione Democratica, membro dell’internazionale socialista) che lascerà nel 2012, fonda il Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena), la cui dichiarazione di principi sostiene una società aperta senza distinzione di età di sesso, di classe e di etnia, accordando alla cultura ed all’ecologia uno spazio tanto importante quanto quello economico.

Conosciuto per la sua lotta contro la “mafia al potere” e contro la corruzione del PRI e del PAN, il suo programma elettorale è stato caratterizzato dalla centralità del rispetto delle popolazioni indigene, della salvaguardia delle campagne, dell’autonomia alimentare, dei diritti umani e sociali. A questo si aggiunge la lotta alla corruzione, alla povertà ed al neoliberalismo, chiede che la scuola e le cure sanitarie siano gratuite, l’aumento del salario minimo e l’abbandono del progetto, in corso d’opera, di un nuovo aeroporto. Vuole dimezzare lo stipendio degli alti funzionari, compreso il suo, e continuare a vivere nel suo appartamento nella capitale. La proposta più avversata dagli oppositori è quella di amnistiare alcuni piccoli narcotrafficanti, al fine di fermare le violenze in atto.

Jean-Luc Mélenchon (così come Podemos), appoggiato da AMLO durante la sua campagna per le ultime presidenziali del 2017, gli ha restituito il favore dichiarando: “AMLO è il nostro candidato alle elezioni presidenziali”.

AMLO ha anche ricevuto il sostegno di una parte del padronato grazie alla sua reputazione di uomo incorruttibile. Quindi AMLO, da una parte, ha integrato nella sua coalizione il PT, Partito dei lavoratori, dall’altra rassicurato una parte dei conservatori messicani, alleandosi con il PES, partito evangelico, ultraconservatore contrario all’aborto ed ai matrimoni omosessuali.

Morena, fuoriuscito dal PRD con il quale AMLO aveva amministrato la capitale, oltre a conquistare la presidenza, è riuscito ad accaparrarsi 211 seggi sui 300 totali della Camera bassa, ha fatto eleggere sei governatori su un totale di nove stati in ballo oltre ad aver conquistato la municipalità di Città del Messico con Claudia Sheinbaum, personalità vicina allo stesso AMLO.

Per cinque mesi, AMLO, potrà prepararsi ad amministrare la sua vittoria e per cinque mesi, le autorità al potere, potranno cercare di rendergli la vita difficile in uno Stato di non-diritto nel quale molte regioni sono sotto il controllo dei cartelli del narcotraffico e di altre mafie. Il compito si preannuncia quindi difficile.

La priorità sarebbe di iniziare dalle riforme sociali, per ridurre la povertà, e quelle anticorruzione sebbene la giustizia sia corrotta quasi quanto la polizia. D’altro canto, lottare contro i corrotti vuol dire trattare gli effetti e non le cause.

AMLO, con la sua immagine di uomo pulito, lascia credere che la corruzione sia una questione morale, mentre si tratta di un problema economico. L’accordo di libero scambio con gli USA, che ha portato all’istallazione di fabbriche (Maquiladoras) nelle quali i salari sono da fame, i diritti del lavoro ed i sindacati sono inesistenti, è un fattore importante nell’aumento della povertà.

Combattere efficacemente la povertà vuol dire uscire da questi accordi neocoloniali, a cui si era opposto il Movimento Zapatista nel 1994.

AMLO è l’uomo di sinistra che pretende di essere? Possiamo dubitarne… E’ stato sostenuto da una parte della destra mentre il partito di destra, PAN, ha beneficiato dell’appoggio del PRD, partito di centro-sinistra.

In Messico, come altrove, la divisione destra-sinistra non ha più senso. Bisognerà aspettare le prime misure che prenderà AMLO per giudicare in base ai fatti. Se le condizioni di vita del popolo messicano non miglioreranno rapidamente e sensibilmente, Mélenchon gli dimostrerà lo stesso appoggio cieco ed incondizionato che rumorosamente dimostrò (per poi pentirsene) a Tsipras?

da Pardem