Prima del previsto…
«Tutta colpa di Giovanni Tria — sostengono — se per la quarta volta slitta la nomina dei vertici di Cassa depositi e prestiti. Se il cosiddetto “Decreto dignità” perde pezzi. Se non si riuscirà a mettere nella prossima Legge di bilancio né la flat tax né il Reddito di cittadinanza. L’assedio di M5s e Lega al ministro dell’Economia si nutre di motivi diversi. (…) il risultato è che prima del previsto Tria rischia di diventare il capro espiatorio di un costoso Contratto di governo».

Così Il Messaggero di ieri in edicola, descrive l’aria che tira dalle parti del governo giallo-verde.
Che Giovanni Tria fosse un uomo del vecchio establishment, preferito da Mattarella al posto dell’ingombrante Paolo Savona a presiedere il per ora inespugnabile fortilizio euro-liberista del Mef, questo blog l’aveva segnalato immediatamente, anche contro chi insinuava il contrario.
Così, “prima del previsto”, alle porte del Def e della Legge di bilancio, Tria si mette di traverso al governo M5s-Lega.

Chi si illudeva che Tria fosse un rospo da ingoiare ma che si sarebbe riusciti a neutralizzare, dovrà ricredersi. Oh! sia chiaro, questo Tria non è un aquila! Pensate che ieri ha avuto il coraggio di affermare che «gli investimenti pubblici sono molto importanti, poiché… attirano quelli stranieri». Avete capito? Non sono importanti, gli investimenti pubblici, perché sono strategici per il bene del Paese, a resistere alla potenze distruttive della globalizzazione, perché dunque creano lavoro e benessere. No, servono anzitutto per attirare le multinazionali straniere!

Tria è come uno di quei strani volatili che non riescono a staccarsi dal suolo e tuttavia hanno la testa dura e non difettano dell’istinto di sopravvivenza — tanto più se dietro è forte dell’appoggio di potenti armate come la Commissione europea, Bankitalia, Abi, Confindustria ecc.

Tria è dunque una Quinta colonna dell’élite liberista, un Cavallo di Troia, ed è facile profezia affermare che questo governo, attaccato e bombardato da ogni parte, sarà costretto, se vorrà tenere fede alle sue promesse — anzitutto a porre fine alle politiche austeritarie violando le direttive europee su deficit e rientro programmato dal debito — a sbarazzarsene assai presto.

Il Presidente del consiglio Conte ne ha facoltà.

da sollevAzione