Dal giugno 2012 l’antimperialista Julian Assange è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito. Il nuovo presidente dell’Ecuador Lenin Moreno, contro la decisione del presidente precedente Rafel Correa, avrebbe deciso di consegnare il fondatore di Wikileaks agli Stati Uniti. Un atto gravissimo vista la durissima condanna che gli sarebbe inflitta dalla “giustizia” USA. Volentieri pubblichiamo questo articolo che chiama alla solidarietà con Assange. Di più: mentre siamo sommersi da una martellante campagna per l’ “accoglienza”, mentre l’Italia e la Ue accettano migliaia di rifugiati (anche chi non ne avrebbe diritto), perché non chiedere al governo di offrire lo status di rifugiato al numero uno dei perseguitati politici?

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Per la libertà di Julian Assange
di Stefano Zecchinelli

“Ogni volta che siamo testimoni di un’ingiustizia e non reagiamo, addestriamo il nostro carattere ad essere passivi di fronte all’ingiustizia , così, a perdere ogni capacità di difendere noi stessi e coloro che amiamo”. (Julian Assange)

Gli analisti che trattano la tragedia personale e politica di Julian Assange omettono, continuamente, una valutazione politica elementare: il governo inglese si sta comportando nei confronti del fondatore di Wikileaks nello stesso modo in cui Benito Mussolini si comportò con Antonio Gramsci, uno dei dirigenti più importanti del Partito comunista d’Italia. Se aggiungiamo che al governo conservatore londinese si sono affiancati due cosiddetti “zombie di sinistra’’, Lenin Moreno e Pedro Sanchez, il discorso quadra. Chi vuole morto Assange? La Fondazione Clinton, i neocon vicini alla cerchia di Bush, l’estrema destra inglese ed il buffone Pedro Sanchez che continua ad incarcerare i patrioti baschi e gli indipendentisti catalani. La ‘’sinistra zombie’’ ha sciolto il popolo reale eleggendone uno immaginario fatto di omosessuali, femministe, minoranze varie di genere e consumatori di droghe leggere (e non solo); il PSOE (socialisti spagnoli?), rappresenta al meglio questa anomalia storica.

Chi è Julian Assange? Cediamo la parola a Paul Craig Roberts, uno che dell’intelligence (repressiva) ‘’yankee’’ ha profonde conoscenze:
«Julian Assange è un giornalista, non una spia. Poiché ha pubblicato materiale segretato che prova la falsità e la criminalità del governo USA, Washington è riuscita a farlo segregare a Londra presso l’ambasciata ecuadoriana fin dal 2012 e ora sta negoziando col nuovo presidente dell’Ecuador perché revochi il suo diritto di asilo e lo consegni agli USA».[1]

Lenin Moreno si sta coprendo di vergogna, tradendo la volontà dell’ex presidente Correa e non merita ulteriori commenti. Non sono sufficienti le manifestazioni di solidarietà; la sinistra antimperialista ha il dovere di organizzare un fronte globale in difesa della vita di questo “cyber-resistente”. Assange è un eroe, il governo britannico ha seguito – fedelmente – le orme di Mussolini, è un dovere di chi resiste impedire che il nostro non faccia la fine di Gramsci.

Tempo addietro annotavo che dal caso Assange emerge:
«Una concezione ‘’usa e getta’’ del diritto internazionale, una ‘’democraticità sui generis’’ ad uso e consumo delle potenze imperialiste. Su che basi di diritto internazionale la Clinton vuole aggredire la Siria oppure riaprire le ostilità contro l’Iran ? Evidentemente il ‘’diritto’’, in regime capitalistico, non può essere aderente alla ‘’giustizia’’ ma possiamo identificarlo con la ‘’potentia’’ (potenza) ovvero la facoltà delle grandi nazioni di aggredire i piccoli paesi. Chavez ricordava ai giornalisti eurocentrici che tutto questo ha un solo nome: imperialismo. Assange — come il defunto presidente venezuelano — ha provato a spiegarci come funziona la macchina della disinformazione imperiale: possiamo stupirci della sua triste sorte?» [2]

Lo stesso diritto alla privacy viene cestinato, infatti «il giornalista australiano ha dato un ennesimo e durissimo colpo agli Usa, svelando il tema complesso di internet: ‘’Il business model di Google è la raccolta della vita privata delle persone: raccogliere queste informazioni, archiviarle, indicizzarle e costruire modelli di comportamento basati su questi dati. E tutto questo viene venduto a fini pubblicitari. Di fatto, è il medesimo modello che le agenzie di sorveglianza come la Nsa e il Gchq hanno messo in atto».

Ci troviamo davanti — a partire dalla rete, vera lama a doppio taglio — ad un sistema, tanto di monitoraggio, quanto di indottrinamento e controllo. A chi appartiene facebook su cui, a breve, diffonderò questo articolo?». Il capitalismo implica una immensa macchina burocratica basata sulla sorveglianza; le imprese commerciali schedano, attraverso il telemarketing, abitudini, interessi ed addirittura ‘’potenzialità economiche’’ dei soggetti interessati ai loro prodotti. Si tratta d’una palese violazione della libertà individuale, ma la fredda legge del profitto non fa sconti.
La distopia di Orwell, 1984, non è l’incubo di un visionario.

Gli aguzzini di Julian sono maschere di facciata del potere (capitalista) come Teresa May, Donald Trump, Lenin Moreno e Pedro Sanchez. Proprio in queste ore la stampa spagnola ha ingaggiato una vera e propria guerra contro Wikileaks riempiendo di letame il suo fondatore. Pedro Sanchez è un uomo venerato dai radical chic europei; vende armi all’Arabia Saudita, incarcera patrioti baschi e catalani, striscia ai piedi dell’estrema destra – neofascista – venezuelana, ed ora vuole morto Assange. Emblema di una sinistra invertebrata, nemica dei popoli, socia in affari delle lobby dominanti.

Il nostro non poteva esimersi dall’odio delle femministe più estremiste. Lo accusano di essere uno stupratore quando prove inoppugnabili dimostrano l’appartenenza alla CIA di Anna Ardin, l’accusatrice. Una signora che
«In aggiunta al suo curriculum anti-Castro e pro-CIA, Anna Ardin a quanto pare si diletta nel suo sport preferito, il male-bashing [Ndr. pestaggio anti-maschile][4] Un forum Svedese riporta che la donna è un’esperta in molestie sessuali e nelle “principali tecniche maschili di soppressione”. Una volta, mentre teneva una lezione, uno studente maschio del pubblico guardò i suoi appunti invece che lei. Anna Ardin lo denunciò per molestie sessuali perché lui la discriminò in quanto donna e perché, sostenne la Ardin, fece uso delle “principali tecniche maschili di soppressione” nel tentativo di farla sentire invisibile. Quando lo studente venne a sapere del reclamo della donna, la contattò per scusarsi e spiegarsi. La risposta di Anna Ardin fu un’altro reclamo per molestie sessuali, ancora una volta perché il ragazzo stava usando “le principali tecniche di soppressione”, questa volta per sminuire i suoi sentimenti». [3]

Loschi individui, amorali, creati artificialmente dagli apparati delle potenze imperialiste; i ‘’sentimenti’’ diventano un’arma politica, manipolabili in base alle circostanze. Per il giornale cubano, Granma, questa donna ”è nota per i suoi articoli al vetriolo su siti web finanziati dall’Usaid”. La ‘’sinistra imperiale’’ — compresi i gruppi anarchici ed alcuni (non tutti) trotskisti — odia Cuba, se ne frega della controinformazione di un giornale prestigioso come il Granma e si è unita a testa bassa — non potrebbe fare altrimenti — alla crociata britannica ed al loro nuovo mito: Pedro Sanchez.

I giornalisti italiani stanno dando il peggio del peggio, senza un minimo di deontologia professionale. Roberto Saviano si è trasformato da tempo in un megafono della lobby israeliana, ripetendo pedissequamente la più trita e ritrita propaganda femminista. Poche voci hanno offerto un servizio realmente democratico. L’analista Glenn Greenwald ci ha spiegato che:
«Assange, naturalmente, si opporrebbe ad un simile tentativo di estradizione, in quanto la pubblicazione di documenti non è un reato riconosciuto e per il fatto che gli Stati Uniti vogliono la sua estradizione sulla base di accuse politiche che, secondo i trattati [internazionali], non possono servire come pretesto per un’estradizione. Ma ci vorrebbe almeno un anno, che potrebbe anche prolungarsi fino a tre, prima che una corte inglese prenda una decisione su queste problematiche connesse all’estradizione. E, mentre tutto questo si trascina, Assange rimarrebbe di certo in prigione, dal momento che è impensabile che un giudice britannico possa rilasciarlo su cauzione, visto quello che era successo l’ultima volta che era stato posto in libertà»[4]

Ed ancora:
«Tutto questo significa che è molto probabile che Assange, nella migliore delle ipotesi, debba trascorrere almeno un altro anno dietro le sbarre, e finirà con l’aver passato un decennio in prigione, senza mai essere stato accusato, o condannato, per alcun reato. Sostanzialmente è stato punito, imprigionato, dal sistema».

La libertà del fondatore di Wikileaks è preziosa, a mio avviso non è ammissibile un’ora in più d’ingiusta detenzione. I giornalisti non vogliono prendere atto della fine de facto, imposta soltanto dalla CIA, della libertà di stampa; lavorano alla fin fine per conto delle intelligence, quindi diventano garanti di questo o quell’altro gruppo capitalistico transnazionale. Non si parla più di informare, ma di orientare le masse. Le agenzie di stampa battono cassa, guardano ai fatturati, ragion per cui i complessi militar-industriali li riempiono di dollari. Il silenzio, certamente ben retribuito, dei loro “giornalisti” si fonda su una gran quantità di ‘’verdoni’’. Quanto costa un arlecchino dell’imperialismo che si fa passare per giornalista anti-mafia?

Nel 2016 concludevo:
«Julian Assange ha affrontato questa enorme e micidiale macchina burocratica spiegandoci il suo funzionamento: per gli Usa adesso è un ‘’terrorista’’; è giusto che noi lo si consideri come una sorta di eroe moderno».

Julian Assange sta diventando una sorta di Gramsci moderno. E’ nostro dovere difenderlo e sostenerlo con tutte le nostre forze.

da sollevAzione
* Fonte: l’Interferenza

NOTE

https://www.pressenza.com/it/2018/06/caso-julian-assange/

http://www.linterferenza.info/esteri/3292/

https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/29364/israel-shamir-sul-caso-assange

https://comedonchisciotte.org/lecuador-sta-per-ritirare-lasilo-offerto-ad-assange-e-lo-riconsegnera-alla-gran-bretagna-e-poi/