Nella Prima Lezione, siamo risaliti alle origini del movimento patriottico italiano, sottolineando la sua natura democratica, egualitaria, repubblicana e rivoluzionaria.

Lo Stato Unitario, di contro al mito del “Risorgimento”, nacque segnato dalla sconfitta del patriottismo democratico e la vittoria delle forze conservatrici e monarchiche. In questa seconda lezione ci occupiamo del periodo post-unitario e quindi, propriamente, della svolta nazionalista.

Dopo il 1870, nella fase di passaggio dal colonialismo al moderno imperialismo, acquisito il monopolio del potere politico-statuale, il blocco sociale dominante (aristocrazia, monarchia e nascente grande borghesia) lancia l’Italia nella contesa tra le grandi potenze per spartirsi il mondo. Per realizzare l’aspirazione a fare dell’Italia la “sesta potenza”, il blocco dominante dovrà compiere due mosse politiche. La prima (trasformismo) è quella di chiamare al potere il massimo esponente della sinistra, ovvero l’ex-garibaldino Francesco Crispi — la storia si ripeterà decenni dopo con Mussolini.

La seconda mossa, di cui proprio Crispi è artefice, è quella di snaturare il patriottismo torcendolo nel senso del nazionalismo vero e proprio, inteso come legittimazione ideologica delle nascenti ambizioni coloniali e imperialistiche.

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