Il movimento No Tap continua a protestare in Salento contro la costruzione del gasdotto trans-adriatico e chiede le dimissioni dei politici del M5s. “Questa terra non è in vendita”, si legge su manifesti e striscioni portati dagli attivisti sul lungomare di San Foca di Melendugno (Lecce) per manifestare contro la decisione del governo. Alcuni dei presenti hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto dei parlamentari del M5s eletti in Salento, tra cui quella della Lezzi, diventata ministro per il Sud anche grazie ai voti dei cittadini pugliesi.

Protesta legittima contro questa “grande opera” inutile e costosa, promossa da multinazionali in affari con un regime corrotto, che rischia di creare danni al turismo rovinando le campagne e le coste salentine (per non parlare dei danni enormi del connesso tracciato del gasdotto SNAM appenninico già in costruzione) e che perpetuerà la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Protesta legittima, quindi, non solo motivata dall’opposizione di “trinariciuti  ecologisti”. Salvini l’ha messa così:
«Se l’energia costa meno per famiglie e imprese è solo una buona notizia. Quindi quello che serve a fare pagare meno gli italiani va avanti. La TAP si farà».

Il problema è che questa seconda giustificazione, quella che tira in ballo “l’interesse nazionale” non sta in piedi. In poche parole è falsa. Per almeno quattro ragioni più una. Vediamole.

1. Contrariamente a quanto certa stampa russofoba scrive, l’Italia vanta già un’offerta abbondante e ben diversificata – il nostro paese, infatti, importa GNL e gas dalla Russia, dal Nordafrica e dal Mare del Nord.

2. Inoltre, in una prospettiva europea, 10 mld mc sono un volume marginale che non scalfirà la quota di mercato di Gazprom. Nonostante la crisi ucraina, la Russia ha infatti incrementato le proprie esportazioni di gas verso l’UE negli ultimi due anni (raggiungendo i 179 mld mc nel 2016, oltre il 30% dei consumi).

3. I sostenitori del TAP dicono che grazie ad esso gli italiani pagheranno di meno il gas. In verità l’impatto di TAP sui prezzi del gas sarà alquanto limitato. Salvo evoluzioni inattese, il livello dei prezzi hub in Europa continuerà infatti ad essere determinato dalla competizione tra volumi flessibili di gas russo disponibili in contratti di lungo termine (che sono stimati tra i 30 e i 50 mld m3) e import di GNL. In altre parole, per dare un’idea dei volumi in gioco, oscillazioni di import dalla Russia determinate da variazioni della domanda e dei prezzi possono essere tre, quattro, cinque volte maggiori rispetto all’intero import azero, che rimarrà dunque price taker. [1]

4. “Inoltre, il costo stimato per portare gas azero in Europa attraverso il SGC è di 7-8 doll./MBtu, ossia il doppio del costo marginale sostenuto dalla Russia (3,5-4 doll./MBtu). Questo raffronto conferma un dato già ampiamente noto, ossia che la diversificazione degli approvvigionamenti è costosa. In ogni caso, il progetto andrà avanti perché i membri del consorzio si sono assicurati contratti di compravendita dalla durata di venticinque anni”. [2]

Quindi, anche volendo seguire la logica della real politik, o dell’interesse nazionale, il TAP è un’opera che va bloccata.

5. Lo è, secondo noi, anche dal punto di vista geopolitico. La TAP, scegliendo come fornitore l’Azerbaigian (paese filo occidentale, quindi ostile a Russia e Iran) nacque infatti come alternativa al gasdotto South Stream, che avrebbe in effetti rafforzato la posizione predominante della Russia come fornitore energetico per l’Europa del Sud. 

NOTE

[1] Price taker è chi, in economia, non ha possibilità di fissare o influire sul prezzo di un bene o servizio che egli produce o acquista, a causa della presenza di condizioni di mercato che rendono impossibile o irrilevante qualsiasi strategia per tentare di fissare o modificare il prezzo stabilito da altri.
Questa situazione si verifica qualora il price taker sia un operatore di mercato di piccole dimensioni, che controlla una quota di mercato (come venditore ma anche come acquirente) molto piccola perché il mercato è frammentato e diviso tra un gran numero di operatori, ognuno dei quali è nelle stesse condizioni di price taker, o per la presenza di una o più operatori di grandi dimensioni che controllano una quota rilevante di mercato.
In questi casi il compratore non ha il potere contrattuale per ottenere diminuzioni del prezzo di acquisto, mentre il venditore non ha il potere di alzare il prezzo perché perderebbe la clientela.

[2]  Il TAP è davvero strategico?

da sollevAzione