No, la mappa che vedete  a sinistra non raffigura l’esito delle elezioni di metà mandato. Rappresenta i due opposti schieramenti nella guerra civile americana la quale, per chi non lo sapesse, fu la più sanguinosa e spietata che l’umanità avesse mai conosciuto fino a quel momento — tanto per smentire, ove ce ne fosse bisogno, l’idea fasulla di Hitler che gli americani erano sì gangster ma non veri soldati.

Sarà chiaro che il trumpismo, in barba ai desiderata dei liberal, non è una meteora. E’ piuttosto condannato a consolidarsi, e con ciò la frattura in seno alla società nordamericana diventerà sempre più grande. I due blocchi contrapposti si vanno lentamente configurando e la reciproca ostilità è destinata ad accentuarsi. Ne è prova che non appena conquistata la maggioranza nella Camera dei Rappresentanti i “democratici” — consapevoli appunto che quella del trumpismo è un’onda lunga — dicono che procederanno nella messa in stato d’accusa del Presidente il quale, come mossa preventiva e fulminea, ha messo alla porta il ministro della Giustizia, Jeff Sessions.

Il futuro potrà confermare o smentire quel che penso, ma voglio dire quel che penso, che siamo davanti alla avvisaglie di una guerra civile che travolgerà proprio il centro dell’impero. E siccome parliamo proprio della di gran lunga più grande potenza mondiale, ciò non potrà non avere devastanti ripercussioni geopolitiche globali.

E’ un paradosso che rispetto alla guerra civile si assista ad un’inversione delle parti. Allora quella progressista unionista guidata da Abraham Lincoln, per nome e per conto della borghesia industriale in ascesa, era rigidamente protezionistica, mentre quella dei federati sudisti, in rappresentanza di una borghesia cotoniera tutta votata all’esportazione, era fermamente liberoscambista. Oggi come allora: protezionismo contro liberoscambismo. Oggi come ieri si rifan la guerra due frazioni della grande borghesia americana, ed esse, pur essendo entrambi wasp, hanno bisogno di una narrazione, di un alibi ideologico per giustificare e camuffare la posta in gioco del conflitto, cioè quale cosca capitalistica debba avere il predominio. I liberoscambisti, per intruppare i cittadini nella loro armata, usano la maschera del multiculturalismo e del progressismo, i protezionisti, al contrario, debbono esaltare le radici bianche e puritano-calviniste.

La maschera non è un orpello, una decorazione accessoria. Popoli e nazioni si sono già combattuti in nome di Dio e di simulacri religiosi. E gli Stati Uniti sono il paese del mondo in cui proliferano sette e chiese d’ogni tipo.

Nel nuovo feudalesimo che colora il tramonto del capitalismo senescente, proprio al suo centro, vecchie pulsioni risorgono. E tutto diventa plausibile.