In un’intervista rilasciata al CORRIERE DELLA SERA di oggi Markus Ferber, tedesco, europarlamentare per la Csu e membro della commissione Affari economici e monetari lo dice senza peli sulla lingua: «Un politico non può andare contro lo spread», e aggiunge che ove il governo italiano non rispettasse i diktat della Commissione europea, che sarà costretta a far «scattare la procedura d’infrazione, poiché, ove non lo facesse, Bruxelles perderebbe credibilità». E quindi conclude evocando «l’intervento della troika».

Non potrebbe essere espressa meglio di così la posta in palio tutta politica nel braccio di ferro con l’Unione europea. La posta, lo andiamo dicendo da tempo e lo ripetiamo, non sta in questo o quel decimale dei saldi di bilancio, la posta è chi debba decidere la politica economica in Italia: Roma o Bruxelles? In poche parole se la sovranità spetti ai tecnocrati europei oppure al Parlamento.

Si può anzi si deve criticare la “manovra”, si può e si deve contestare questa o quella porcheria del governo, ad esempio il Decreto cosiddetto “della sicurezza”, quello che non è consentito è fare finta che questo scontro sia finto o, addirittura, che non ci sia, che non riguardi i cittadini, i giovani ed i lavoratori del nostro Paese.

Questo purtroppo è l’irresponsabile atteggiamento della sinistra radicale tutta, che in base ad un rigetto aprioristico e insensato del principio della sovranità nazionale, sostiene che non farebbe alcuna differenza chi sia il sovrano. Per essere più precisi nel campo della sinistra radicale coesistono, al fondo, due posizioni. La prima, quella europeista, che a Di Maio e Salvini preferisce Moscovici o Juncker, e la seconda per cui… “tanto peggio tanto meglio”.

Il divorzio dalle masse popolari, in una parola il suicidio politico definitivo, non riguarda quindi più solo il Pd ed i suoi cespugli, riguarda anche la cosiddetta “sinistra antagonista”.

Una resipiscenza sembra oramai da escludere. Di sicuro per questa sinistra è l’ultima chiamata.

 

da sollevAzione