Se c’è un sostantivo che meglio di tutti esprime la entusiastica lettura che i giornaloni di questa mattina danno delle primarie del Pd questo è “ritrovamento”. Il Pd avrebbe “ritrovato” il suo popolo.

La cosa è quantomeno dubbia, ma allora perché tanta l’esultanza da parte dell’élite eurista? Semplice: dopo tanti rovesci il vero “ritrovamento” è quello del proprio braccio politico in vista della cacciata dei barbari e della riconquista di Palazzo Chigi. Per cui, diversamente da Stefano Fassina, non abbiamo alcuna ragione per dire che si è trattato di “una bella domenica per la democrazia italiana”.
Lazzaro è risorto!

Nessuno meglio di Ezio Mauro poteva esprimere la soddisfazione per l’avvenuto miracolo:

«Uscire di casa, molto semplicemente, per testimoniare un’atra idea dell’Italia. Lo hanno fatto in duecentocinquantamila a Milano, sabato, alla manifestazione contro il razzismo. E ieri, oltre un milione e mezzo di persone si sono messe in coda al gazebo delle piazze di tutt’Italia, nelle primarie che hanno scelto Zingaretti come nuovo segretario del Pd. Sono due movimenti non coincidenti, ma concentrici, perché mossi, entrambi, dalla stessa spinta: la coscienza della responsabilità democratica nei confronti del Paese, di chi vuole andare avanti, di chi chiede aiuto e anche di chi ha paura».

Ben detto: “Due movimenti, stessa spinta”.

Traduzione politica: dopo la fallimentare parentesi renziana, derubricata la “vocazione maggioritaria”, il notabilato piddino si ripropone come baricentro di un vasto e articolato blocco politico e sociale che va dalla grande borghesia finanziaria e industriale fino alle frattaglie della sinistra radicale (con l’estrema sinistra come truppa ausiliaria), passando ovviamente per i banchieri, i boiardi di stato di ogni rango, la gran parte dell’intellighentia. Il tutto con la benedizione della Sacra romana chiesa ed in nome dell’unico Dio, quello della globalizzazione cosmopolitica, e degli Stati uniti d’Europa nuova Terra promessa.

Sorretto da questo eterogeneo blocco sociale l’élite neoliberista riuscirà a riconquistare il fortilizio del governo? Per farcela essa deve sottoporre il Paese ad un nuovo improvviso shock, assestando un colpo contundente al governo giallo-verde, così da metterlo in ginocchio e farlo cadere. Che forma potrà assumere questo shock? Ci si ricordi, come ho affermato giorni addietro, a come venne defenestrato Berlusconi.

Quello sarà presumibilmente lo schema: allarme sul debito pubblico crescente, impennata dello spread, crisi del sistema bancario, Unione europea all’attacco e Bce che minaccia di chiudere il rubinetto della liquidità. Gettato deliberatamente il Paese nel panico si leveranno immancabili le voci per un governo… “di salvezza nazionale”.

Elezioni anticipate? Ma non se ne parla nemmeno. L’élite non può correre questo rischio. Il Piano prevede che gettato il Paese nel caos, con la regia di Mattarella, il governo giallo-verde si spacchi e dal suo seno emergano, in un modo o nell’altro, sufficienti pattuglie di “responsabili” per affidare Palazzo Chigi al nuovo salvatore della Patria.

Viene a fagiolo che Mario Draghi, a novembre, avrà terminato il suo mandato. Gli si dovrà spianare la strada con colpi e imboscate al governo in carica ben assestati, affinché ci sia un governo nuovo che faccia la Legge di Bilancio 2020 in linea con i diktat di Bruxelles e dei “mercati”. I poteri forti troveranno facilmente qualcuno che rivolgerà un nuovo appello a FARE PRESTO.

Sono in molti (lasciamo stare gli imbecilli che ci accusano di essere “rosso bruni”) che ci attaccano per la nostra posizione di appoggio critico al governo M5s-Lega. Gli rivolgiamo una domanda semplice semplice: da che parte starete, ove Di Maio e Salvini non capitolassero come Berlusconi e Tsipras ma, al contrario, decidessero di resistere all’attacco delle euro-oligarchie e dei loro fiduciari italiani?

In quale campo sceglierete di stare? Quello “populista” o quello del nemico principale che rimane quello dell’oligarchia eurista?