Su questo blog, in polemica con chi considera Matteo Salvini un leader straordinariamente intelligente ho scritto invece che “è una schiappa”.


Furbo lo è senz’altro, come lo era del resto l’altro Matteo,ma la furbizia spesso nasconde incoerenza, pochezza politica, mancanza di strategia.
Salvini portò la Lega dal 4 al 17% per diverse ragioni, una di queste è che fece una campagna elettorale contro l’euro, la qual cosa gli portò in dote un bel gruzzoletto di voti.

Quand’è che Salvini passò dalla promessa dell’uscita dall’euro a quella del sogno “cambieremo l’Europa dall’interno”? Lo fece molto presto, subito dopo il terremoto elettorale del 4 marzo, per la precisione durante le consultazioni in Quirinale. Era la condizione da esaudire per salire al governo con Di Maio.

Una volta diventato Ministro, era il 4 giugnoegli confermò l’abbandono della narrazione dell’uscita dall’euro. Abbandono che confermò il 13 settembre con con un’intervista dalla prestigiosa tribuna del Time. Alla domanda del giornalista che gli chiedeva se fosse d’accordo con l’uscita dall’eurozona salvini così rispose:

«Io ho scelto di cambiare le cose dall’interno. Questo probabilmente è più difficile, più lungo e più complicato, ma è una soluzione più concreta. Lavorare dall’interno per cambiare le politiche monetarie, finanziarie, agricole, commerciali, industriali. Stiamo crescendo, e ci stiamo alleando con altri paesi europei per cambiare la UE dall’interno. Se abbandonassimo, sarebbe la fine della speranza».

Nel gennaio scorso, l’astratta strategia con cui Salvini ha allineato la Lega al fronte altrEuropeista (che per inciso comprende tutti, ma proprio tutti, dall’estrema destra fino a Fratelli d’Italia) diventa profezia: “con le elezioni europee di maggio cambierà tutto”. Essa, più o meno, suona così: “ci sarà nel parlamento dell’Unione una maggioranza delle forze sovraniste e populiste che spazzerà via la maggioranza di popolari e socialisti, quindi si porrà fine alle politiche rigoriste”.

Ci cono due cose che non vanno in questa profezia. La prima è che le probabilità che con le prossime elezioni europee ci sarà una maggioranza disposta a cambiare i trattati è prossima allo zero. La seconda, ancora più importante, è che, ammesso e non concesso che questa maggioranza ci sia, non è facoltà del parlamento europeo di cambiarli. Infatti, in base alle regole stringenti che l’Ue si è data negli anni l’iter per cambiare i trattati richiede la ratifica di tutti gli stati membri. In poche parole, è sufficiente l’opposizione di un paese per rimandare o bloccare del tutto le modifiche. Senza un’unanimità nulla potrà essere modificato.

Salvini, sicuramente consapevole di star raccontando una cazzata, in preda alle vertigini del successo, crede che tutto gli sia concesso, tra cui drogare gli italiani con le sue promesse impossibili. Egli pensa: “dopo le elezioni dovrò inventarmi un’altra cazzata”. Ma quale mai potrà essere? Io scommetto che egli non lo sa. Prevedo dunque, tanto più perché dopo la parentesi delle elezioni il gioco con l’Unione si farà durissimo (legge di bilancio 2020), che il Salvini si troverà in un grande pasticcio senza sapere come venirne fuori.

Un’altro Matteo vinse le ultime europee anche grazie all’ingannevole promessa “cambierò l’Europa”. Abbiamo visto com’è andata a finire. Ovvero, in tempi di crisi sistemica, poche sono le stelle, diverse le meteore.