Sul sito di Senso Comune campeggia un’intervista al candidato sindaco dei verdi a Firenze. Il fatto è che Andrés Lasso capeggia una lista che include anche due candidati di Senso Comune. Un fatterello sintomatico assai.

Questa confluenza nell’alveo verde-europa non avviene in un comune qualsiasi. Il 26 maggio si voterà infatti in 3.793 comuni (quasi il 50% del totale nazionale), ma il più importante sarà proprio Firenze. Non solo, lo stesso giorno si voterà per le europee, e la lista dei Verdi si presenta come una delle più euro-sfegatate. «Europeista senza alcuna ambiguità», garantisce per la ditta Monica Frassoni.

Ma Firenze non è una città qualsiasi neppure per Senso Comune, dal momento che non ci risultano altre presenze elettorali del gruppo in giro per l’Italia. Cosa dedurre allora dalla scelta fiorentina? Come si concilia questa mossa con la sottoscrizione del Manifesto per la Sovranità Costituzionale? Noi di P101 segnalammo subito la debolezza di quel manifesto (ed evidentemente non avevamo visto male), ma resta il fatto che pur nella sua fragilità esso appare comunque in netto contrasto con la scelta di accodarsi ad una forza ultra-europeista come i Verdi.

Non crediamo che una simile operazione possa essere digerita da tanti amici e compagni di Senso Comune. Considerarla un mera sbandata locale sarebbe perfino ingeneroso nei confronti di chi quel passo ha concepito. Ovvio che c’è qualcosa di più, come ci mostra la stessa enfasi con cui è stata presentata l’intervista a Lasso.

Del resto, il posizionamento politico dei Verdi è chiaro, non solo rispetto all’Europa. Diamo ancora la parola alla Frassoni, che del Partito Verde Europeo è co-presidente:
«Credo che in Italia ci sia spazio per una proposta ambientalista, chiara e netta, plurale e progressista, europeista senza alcuna ambiguità e disposta, in Europa e in Italia, a giocare in pieno un ruolo nei futuri equilibri di governo che si verranno a creare. È in questo senso che ho parlato della possibilità di dialogo con il PD dopo le elezioni (l’espressione “pacchetto di voti”, peraltro, non rende bene questa idea)».

Viva la chiarezza! Al pari di quella messa in piedi dal duo Prc-Si con la lista La Sinistra, la presenza di Europa Verde sulla scheda del 26 maggio non serve tanto a perseguire l’irraggiungibile obiettivo di eleggere qualche parlamentare europeo, bensì a mettere insieme quel pacchetto di voti da giocarsi poi al tavolo dei futuri accordi con il Pd zingarettiano.

Adesso qualcuno penserà che stia esagerando, dato che una cosa è l’Europa, altra la città di Firenze. Eh no, signori cari, spiace dirlo ma non c’è esagerazione alcuna. Anzi, qui proprio tutto si tiene.

Sfortunatamente, Andrés Lasso non rilascia interviste solo a Tommaso Nencioni. E quella del 9 aprile scorso al Corriere Fiorentino merita di essere conosciuta. Il titolo dice tutto: «I Verdi: noi da soli ma al ballottaggio no a 5 Stelle e Lega». Dunque, è evidente, sì al Pd. Sì ad un bel voto – ma è solo il «meno peggio» balbetta Lasso – a Dario Nardella.

Che dire? Dei Verdi sapevamo, ma Senso Comune? Che c’azzeccano tutti i discorsi sul populismo con una direzione di marcia che guarda nei fatti alla ricostruzione del bipolarismo 2.0?

Vorremmo sbagliarci, ma l’impressione è che dopo le iniziali ambizioni di grandezza, in Senso Comune qualcuno stia cominciando a pensare cosa vuol fare da grande. Il che, in astratto, male non sarebbe. Sennonché, in concreto, la strada intrapresa ognuno può capire dove porta.