E’ di poche ore fa la notizia che Guaidò, forte dell’appoggio di Trump e dell’eventuale aiuto armato di alcuni paesi confinanti, ha apertamente chiamato alla “rivolta finale” per rovesciare il governo bolivariano di Maduro, annunciando che una parte dell’esercito sosterrebbe quello che a tutti gli effetti è un colpo di stato.
Pubblichiamo qui sotto la Dichiarazione del Coordinamento internazionale no euro, di cui Programma 101 fa parte, approvata il 14 aprile scorso.
Ultim’ora: Il piddino TG3 sta trasmettendo in diretta gli scontri in corso a Caracas. Un vero e proprio schifo: peggio di una trasmissione della Cia.
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DIFENDIAMO IL VENEZUELA!
DICHIARAZIONE DEL COORDINAMENTO EUROPEO NO EURO
Per molti anni il Venezuela ha cercato di sviluppare una rivoluzione popolare contro i processi di privatizzazione e impoverimento in America Latina. È stato un progetto rispettoso delle forme democratiche, che ha portato, dal 1990 in poi, le forze progressiste a una vittoria elettorale dopo l’altra nonostante le molteplici interferenze da parte del paese più potente del mondo.
Il problema di fondo che i diversi governi degli Stati Uniti hanno avuto ed hanno con il Venezuela non è la sua qualità democratica, quanto il controllo delle sue risorse naturali e prima di tutto il petrolio, le cui riserve, insieme a quelle dell’Arabia Saudita, sono attualmente le più importanti del mondo.
È scandaloso vedere come il sistema politico di questo paese sia costantemente esaminato, mentre nel paese vicino, la Colombia, si ammazza un attivista sociale ogni due giorni; mentre in Brasile dopo la vittoria di Bolsonaro gli accampamenti del MST (i lavoratori senza terra che occupano fattorie non coltivate e che associano 4 milioni di persone) vengono regolarmente aggrediti dalla polizia, dall’esercito e dai paramilitari.
È paradossale che l’attenzione degli Stati Uniti si concentri sulla denuncia della povertà in Venezuela, mentre, dall’arrivo di Chavez, si è significativamente ridotta la popolazione al di sotto della soglia di povertà. Un paese che, nonostante il blocco a cui è sottoposto, ha un IDH – Indice di Sviluppo Umano (0,76), superiore ai paesi ai quali si chiede di invadere il Venezuela e che vengono spacciati come esempi di modernità — Colombia con un IDH dello 0,74, il Brasile con un IDH dello 0,75. Due paesi, per di più, con un indice di disuguaglianza di 0,57, molto lontano da quello del Venezuela, che è 0,63.
Gli Stati Uniti vogliono ristabilire il loro controllo imperiale sull’America Latina, in tempi di decadenza e crescente disuguaglianza e malcontento al suo interno. È sorprendente come alcuni governi europei e l’Unione europea si siano sottomessi a questa logica, dando appoggio ad un presidente fantasma (Juan Guaidó) che contro ogni legittimità, Trump vuole imporre ai venezuelani.
Ciò è particolarmente grave in un contesto di degrado della situazione economica e geopolitica mondiale. In un momento in cui Trump sta imponendo l’ingresso della Colombia nella NATO e l’aumento delle spese militari europee, per sostenere le loro avventure sempre più rischiose. Sfacciatamente cerca di coinvolgere l’Europa in un conflitto lontano e costoso e in cui ha molto da perdere.
Siamo di fronte a degli Stati Uniti che stanno affondando a causa delle politiche di austerità e di spudorato sostegno ai grandi poteri finanziari, di fronte alle popolazioni latinoamericane che in molti paesi sono state private di risorse economiche e sovranità nazionale; le cui popolazioni cercano disperatamente di accedere agli Stati Uniti, violentemente e crudelmente respinte al confine, dove li aspetterebbe , entrati clandestinamente, una vita di estrema povertà nel tessuto produttivo informale, di cui rappresentano già oltre il 15%.
Trump nel suo istrionico mandato, nello stesso momento in cui costringe i popoli europei a partecipare al conflitto, minaccia le aziende che osano mettere in discussione il blocco su Cuba, cercando in tal modo di ripristinare la propria egemonia imperiale frutto della seconda guerra mondiale. Trump cerca, in tal modo, di allontanare e rimuovere le sconfitte subite in Medio Oriente, in Iraq, in Afghanistan, in Siria o nello Yemen, cercando di ristabilire, con il denaro degli altri, la propria supremazia.
Oggi una nuova guerra in Venezuela sarebbe un disastro di dimensioni globali. Probabilmente sarebbe l’inizio della fine dell’impero americano perché si diffonderebbe rapidamente in Brasile, in Colombia e nell’intera regione. In questo scenario, gli Stati Uniti, a causa della loro composizione demografica e della vicinanza dal teatro delle operazioni, non sarebbero più al sicuro dal conflitto, come accaduto invece tutte le grandi conflagrazioni in cui è stato coinvolto in cui non ha mai subito davvero l’impatto interno. Ma significherebbe anche la morte e la distruzione, per milioni di persone.
Come è successo in Nord Africa negli ultimi dieci anni, il conflitto implicherebbe anche nuove ondate migratorie, da cui l’Europa non sarebbe immune.
È necessario che i popoli europei difendano la pace e fermino l’Unione europea (Commissione, Parlamento, ecc.) ed i governi che si sono stupidamente e servilmente sottomessi a questa sciocca operazione.
I popoli del mondo, le persone coscienti che si difendono dall’attacco del neoliberismo grazie ai diversi movimenti di emancipazione sociale, coloro che, di fronte all’impoverimento della grande maggioranza, optano per una via d’uscita che recuperi la sovranità dei popoli, non possono occuparsi passivamente di questa minacciosa tragedia. Non possono rimanere in silenzio di fronte al colpo di stato politico, militare e mediatico per paura di essere attaccati dalle armate dei poteri economici. Se il processo venezuelano bolivariano dovesse perdere, tutto il mondo degli oppressi ne soffrirebbe e sarebbe un altro passo verso la perdita dei diritti sociali e politici.
Non un euro, né un soldato per nessuna guerra contro i popoli dell’America Latina. La NATO non deve espandersi, ma dissolversi. Le spese militari devono essere ridotte, la priorità dev’essere data alla spesa sociale e allo sviluppo interno. I popoli europei non sono minacciati da alcun governo dell’America Latina, ma dalla povertà generata dalle politiche neoliberiste e dall’insensata direzione economica, politica e geostrategica che il potere finanziario globale sta imponendo a governi e popoli.
Recuperiamo la sovranità per garantire la pace. Fermiamo la guerra e dissolviamo le istituzioni che la stimolano, in primo luogo la NATO e la UE che non rappresentano in alcun modo né la volontà né gli interessi dei popoli d’Europa.
Roma, 14 aprile 2019